Quando sentiamo parlare del Getsemani, il pensiero comune riconduce la nostra mente al credo cristiano ed al luogo dove Gesù Cristo si ritirò, dopo la Sua ultima cena con i Propri Apostoli, secondo quanto descritto nei Vangeli presenti nel Nuovo Testamento della Sacra Bibbia.
Il Getsemani personale
Questo è per certo vero. Fu proprio l’episodio di Cristo sofferente nel “Getsemani” a dare rilevanza e connotazione alla parole stessa. Ma non tutti sanno cosa sia esattamente il “Getsemani”.
Temporalmente parlando, “Getsemani “ (parola aramaica che significa “frantoio”, “pressa delle ulive”), è un piccolo uliveto poco al difuori della città vecchia di Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi.
L’Anziano BRUCE R. MCCONKIE, Membro del Quorum dei Dodici Apostoli, scrisse le seguenti parole riguardo al significato spirituale del Getsemani:
<<Duemila anni fa, fuori dalle mura di Gerusalemme si trovava un delizioso giardino chiamato Getsemani, in cui Gesù e i Suoi amici più cari solevano ritirarsi per meditare e pregare.
Là Gesù insegnava ai Suoi discepoli le dottrine del regno…
Questo terreno santo è il luogo stesso in cui l’immacolato Figlio del Padre Eterno prese su di sé i peccati di tutti gli uomini a condizione del loro pentimento.
Noi non sappiamo, noi non possiamo dire né nessuna mente mortale può concepire l’intera portata di ciò che Cristo fece nel Getsemani…
Sappiamo che Egli Soffrì, sia nel corpo che nello spirito, più di quanto sia possibile per l’uomo soffrire, se non per morire.
Noi sappiamo che in qualche modo, per noi incomprensibile, la Sua sofferenza soddisfece le richieste della giustizia, riscattò le anime pentite dai dolori e dai castighi del peccato e rese la misericordia disponibile a coloro che credono nel Suo santo nome>>
Dunque, in questo luogo, si adempì ogni giustizia e grazie a Lui, mediante Lui e tramite Lui, Gesù il Cristo, al mondo intero fu offerto l’enorme dono di ricevere il balsamo guaritore della misericordia, poiché Egli, perfetto, patì ogni sorta di pena e sofferenza per tutti noi, esseri imperfetti.
In Dottrine ed Alleanze, sezione diciannove, nei versetti da sedici a diciannove è scritto:
<<Poiché ecco, io, Iddio, ho sofferto queste cose per tutti, affinché non soffrano, se si pentiranno;
Ma se non volessero pentirsi, essi dovranno soffrire proprio come me;
E queste sofferenze fecero sì che io stesso, Iddio, il più grande di tutti, tremassi per il dolore e sanguinassi da ogni poro, e soffrissi sia nel corpo che nello spirito — e desiderassi di non bere la coppa amara e mi ritraessi —
Nondimeno, sia gloria al Padre, bevvi e portai a termine i miei preparativi per i figlioli degli uomini>>
Quanto profonde e gloriose sono queste parole! Sono espressioni ripiene dello Spirito d’amore che Gesù Cristo nutre per tutti noi, suoi fratelli minori, nel preparare una via, mediante la quale, l’uomo possa essere redento dal peccato e non essere schiacciato dalla terribile morsa del dolore che ne consegue.
Affinché tuttavia, si possa ricevere il sommo beneficio dell’espiazione di Cristo ed evitare di dover soffrire oltremodo per i nostri errori, dobbiamo pentirci ogni qual volta commettiamo un peccato. Ma che cos’è il peccato?
Con il termine peccato si intende una “disobbedienza premeditata” ai comandamenti di Dio. “Disobbedienza premeditata”, significa quindi azione o pensiero che siano al difuori delle azioni o pensieri di Dio.
In realtà, per cui, ognuno di noi pecca quotidianamente, poiché la nostra condizione mortale, non ci consente di essere perfetti in tutto.
Dunque la perfezione umana non esiste, ma possiamo essere perfetti in Cristo. Ma cosa significa esattamente essere perfetti in Cristo se, come detto pocanzi, non possiamo essere perfetti?
Come ci dicono le scritture, la perfezione in Cristo è: lo sforzo costante. È quell’attitudine personale, quella condizione temporale e spirituale che ci spinge a ricercare sempre ciò che è meglio, ciò che è buono, ciò che è accettevole agli occhi di Dio.
Perché dunque si parla di Cristo nel raggiungimento di tale perfezione?
Poiché tramite il potere espiatorio di Gesù Cristo, ognuno di noi può migliorare e perfezionare se stesso.
Tramite Lui abbiamo facoltà di “smussare i nostri angoli caratteriali” ed avere quella sufficiente speranza di confidare, tramite Cristo, nella capacità di cambiare, giorno dopo giorno, per il meglio, crescendo di conseguenza, principio su principio, precetto dopo precetto e grazia su grazia.
Dunque, nonostante non sia per noi possibile essere perfetti, mediante Cristo possiamo sforzarci di diventare ciò che Lui già vede in noi, mediante il nostro potenziale temporale e spirituale.
Oh che gloriosa opportunità abbiamo in questa vita di imparare dai nostri errori e di poter ricevere una seconda possibilità per dimostrare a noi stessi, oltre che a Dio, la nostra capacità di aver preso maggiore consapevolezza dei nostri sbagli e sforzarci quotidianamente affinché avvenga in noi un cambiamento costante.
Riprendendo il discorso di “Getsemani personale” leggiamo, nel capitolo dodici del Libro di Ether, nel versetto ventisette, le seguenti parole:
<<E se gli uomini vengono a me, mostrerò loro la loro debolezza. Io do agli uomini la debolezza affinché possano essere umili; e la mia grazia basta a tutti gli uomini che si umiliano dinanzi a me; poiché, se si umiliano dinanzi a me, ed hanno fede in me, allora farò in modo che le cose deboli divengano forti per loro>>
Da queste parole possiamo comprendere due importanti principi. Il primo, è il principio del cambiamento:
Spesso sentiamo dire o pensiamo di essere troppo avanti negli anni per poter cambiare il nostro carattere o le nostre abitudini, anche quand’esse siano errate, unicamente perché risulta essere troppo arduo per noi, mutare attitudini di vita incancrenite a causa del passare degli anni.
Tali sentimenti e pensieri celano e conducono ad un impoverimento della nostra anima, poiché sono sentimenti che limitano il nostro potenziale,” tarpando le ali” del miglioramento continuo.
Dal punto di vista divino, sia che si abbia cinque o novant’anni, siamo tutti figli di Dio e per Lui saremo sempre come fanciulli alle prime armi. Di fronte alla vastità dell’Infinto e dell’Eterno, persino novanta anni di vita risultano esser meno di un batter di ciglia.
Dunque, di cosa abbiamo noi da vantarci? Tutto ciò che siamo, i nostri talenti, le nostre doti, le nostre capacità intellettuali, emotive e spirituali, sono il frutto di ciò che eravamo e, un giorno, saranno la semenza di ciò che diventeremo.
Dunque l’intera nostra esistenza è contraddistinta dal cambiamento. Il secondo, è il principio del riconoscere, che solo mediante il nostro divenire umili ed obbedienti e solo tramite Gesù Cristo, possiamo realmente cambiare noi stessi.
Cambiare noi stessi
Riconoscere i nostri limiti e le nostre debolezze, è il primo passo per ricevere ed essere testimoni di un mutamento in noi stessi, ma tale cambiamento potrà essere soddisfacente, duraturo e positivo, solo tramite il potere guaritore dell’espiazione di Gesù Cristo.
Infatti, è solo per Lui e tramite Lui, che ognuno di noi ha la possibilità quotidiana di riscattare le proprie colpe ed i propri fallimenti.
È solo mediante Lui, che è possente nel salvare che il braccio teso della misericordia e la mano aperta della carità sono sempre pronti a consolare, sempre pronti ad aiutare nel darci occasione di rialzarci dalla polvere della nostra condizione temporale.
È grazie a Lui che il peso della giustizia non sopraggiunge su di noi.
Tutto questo però è realizzabile se allineiamo e doniamo il nostro libero arbitrio, ossia la nostra facoltà di scegliere da noi stessi, unicamente al creatore dei Cieli e della Terra, al nostro Signore e Padre Celeste.
Affinché ciò avvenga, proprio come Gesù Cristo (anche se in forma ed in intensità diverse), siamo chiamati ogni giorno a percorrere il nostro “Getsemani personale”.
Dunque perché, nonostante Gesù Cristo abbia espiato per noi, siamo chiamati comunque a percorrere il nostro Getsemani quotidianamente?
Il nostro Getsemani personale non è un luogo geografico specifico; è più un “luogo”, un’ attitudine interna ed intrinseca nel nostro essere, che ci “chiama al pentimento” ogni qual volta riconosciamo di aver commesso degli errori.
Se non fosse stato per l’Espiazione di Cristo nel Getsemani, saremmo eternamente intrappolati all’interno di questo giardino spirituale personale, dovendo scontare e soffrire in eterno, senza posa e senza rimedio alcuno, tutti quegli errori commessi finora.
Il solo peso dei nostri errori alla fine ci schiaccerebbe, rincarato dal peso della somma dei successivi peccati che continueremmo a commettere nel corso della nostra esistenza terrena.
Se così fosse, quanto sarebbe miserabile la nostra condizione! Tutto ciò ci riporta alla realtà delle cose, a ciò che in realtà ognuno di noi possiede: ossia il dono dell’essere guariti dal sangue e dai peccati di questa generazione, mediante l’intervento del nostro Redentore che è Cristo, il Signore.
Grazie a Lui possiamo entrare nel nostro Getsemani personale ogni giorno, possiamo ovvero pentirci ogni giorno, e dopo aver preso coscienza dei nostri errori e del dolore che le nostre azioni sbagliate possono aver causato a noi stessi ed alle persone che ci circondano, possiamo nuovamente essere liberi di uscirne e lasciarci alla spalle il peso del peccato, perché pagato con il sangue e la vita di colui che tanto ha amato il mondo da donarsi come Salvatore di tutti e per tutti.
Non sappiamo quante gocce di sangue il Signore Gesù Cristo abbia versato nello specifico per ognuno di noi.
Sappiamo solo che la Sua espiazione è stata infinita perché infiniti sono i figli di Dio e perché ognuno di noi, durante il proprio percorso di vita, commette infinite volte dei peccati.
La nostra mente umana, attualmente, è in una condizione limitata e non siamo in grado di contenere e comprendere il significato di un’espiazione infinita.
Ciò nonostante, siamo in realtà, in grado di concepirne gli effetti, ossia la possibilità di poterci rialzare, scrollandoci la polvere del peccato di dosso, acquisendo una nuova spinta verso il miglioramento, con la speranza di poter dimostrare a noi stessi, oltre che a Dio, la nostra volontà, capacità, determinazione di riavvicinarci a Lui, riallineando la nostra volontà, con la Sua.
Oh quant’è grande, meraviglioso ed amorevole, il piano di redenzione!
Il piano di redenzione
Come possiamo rafforzarci quotidianamente per evitare sempre più di dover percorrere il nostro “Getsemani personale”?
Il Signore Gesù Cristo nel getsemani ci ha fornito di un modello per ogni cosa, affinché non si sia “sballottati qua e là da ogni vento di dottrina” e si detenga costantemente la capacità di riconoscere sempre ed in anticipo, le conseguenze delle strade che saremmo chiamati a percorrere durante questo meraviglioso viaggio che è la vita.
Dovremmo innanzitutto distinguere e fare chiarezza su un concetto fondamentale. Vi è un’enorme differenza tra “ l’essere tentati” ed il “ peccare”.
La tentazione (a differenza del peccato discusso in precedenza), è la prova della capacità di un individuo di scegliere il bene invece del male. La tentazione è la lusinga a seguire Satana invece di Dio.
Un estratto del versetto ventotto del tredicesimo capitolo di Alma dice: <<…Che invochiate il suo santo nome, e che vegliate e preghiate continuamente, per non essere tentati più di quanto potete sopportare, ed essere così guidati dal Santo Spirito…>>
Tale versetto si sposa con la citazione presente in Corinzi, nella quale è scritto che il Signore non permetterà che ognuno di noi sia tentato al di là delle proprie forze; questo perché confidando in Lui, Egli creerà una linea di demarcazione oltre la quale l’avversario non potrà spingersi innanzi.
Dunque, perché il Signore lascia che l’avversario ci tenti fino ad un determinato punto della nostra vita? La risposta a questa domanda risuona in molteplici passi scritturali.
Ognuno di essi possiede il medesimo comune denominatore: affinché si possa distinguere il bene dal male, la salute dalla malattia, il piacere dal dolore, la virtù dal vizio e di propria libera volontà e scelta si provi tramite le nostre azioni “chi sta con il Signor”.
Come in precedenza descritto, il Signore Gesù Cristo ci ha dato un modello in ogni cosa. Lui stesso, alla fine dei quaranta giorni e quaranta notti di digiuno nel deserto, fu tentato dall’avversario.
Ciò nonostante, rimase fermo e leale ad ogni precetto del Padre e ciò gli permise, nonostante le numerose tentazioni alle quali fu sottoposto, di non cadere nel peccato, rimanendo così l’unico essere sulla Terra perfetto, in grado di redimere ognuno di noi.
Similmente a quanto accaduto a Gesù Cristo, ogni giorno tutti noi siamo sottoposti a continue tentazioni. L’essere sotto attacco spirituale o temporale però, di per sé, non deve condurci ad un decadimento nel peccato, proprio perché Satana non può piegare il nostro libero arbitrio se non glielo concediamo ed obbligarci a compiere nulla che sia contro la nostra medesima volontà.
Se infatti seguiremo il modello e l’esempio perfetto di Cristo, sapremo districarci tra le insidie del maligno, smascherandolo in ogni sua azione, scegliendo ogni giorno di seguire Dio e nessun altro.
Ma per avere tale forza d’animo, per affinare la nostra vista spirituale ed allontanarci dalla tentazione e dal male, abbiamo la necessità di vivere in armonia con i comandamenti di Dio, sia spiritualmente, obbedendo Gli in ogni cosa e sia fisicamente, sforzandoci di trovarci sempre in luoghi che, per loro natura, non interferiscano con la sottile, ma decisa voce di conforto e di aiuto dello Spirito Santo.
Quanto è glorioso il Piano che il Nostro Signore e Salvatore ha preparato per noi! Dobbiamo essere costantemente grati e gioiosi per la grazia e la misericordia dimostrataci dal Padre e dal Figlio, mediante quel singolo evento nel Getsemani che cambiò il corso della nostra intera esistenza ……eterna.
Questo articolo è stato scritto da Ether Modugno.
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