Fare il puzzle con pazienza e fede. Dopo essermi unita alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, mi sono resa conto che c’erano tante cose, per me, da imparare.
Molte cose mi arrivavano abbastanza rapidamente, in relazione alla dottrina e alla storia della Chiesa.
Per molti versi è stato un momento glorioso, mentre leggevo incessantemente il Vangelo e sentivo che stavo imparando tante cose, molto velocemente.
Anche le canzoni della Primaria mi sembravano essere qualcosa che avevo sempre saputo.
A volte, sembrava quasi che tutto ciò che avrei dovuto fare, era prendere contatto visivo con le parole su di una pagina e il loro significato veniva immediatamente scaricato nella mia anima.
Ma c’erano anche altre cose che erano più difficili, da capire. Avevo un lavoro presso la Biblioteca della BYU e parte di esso consisteva nel leggere e catalogare la letteratura anti-mormone.
E’ stato allora che ho formulato, nella mio mente, questa analogia, per le cose che non riuscivo a capire, riguardo al Vangelo o alla Chiesa.
Ho pensato alla mia conoscenza della Chiesa e delle cose spirituali, in relazione alla mia esperienza di lavoro con un puzzle. Quando si comincia un puzzle, di solito, si mettono in posizione i quattro angoli.
Questi quattro pezzi formano il quadro nel quale tutti gli altri pezzi devono essere posizionati.
Chiunque abbia mai lavorato ad un puzzle di questo genere, sa che una volta che si inizia, è così facile imbattersi in un pezzo che si pensa non si potrà mai adattare al puzzle a cui si sta lavorando.
Ho avuto questa esperienza più volte, mentre lavoravo su un puzzle, di prendere un pezzo che ho pensato non potesse andare bene nel puzzle esistente.
Questo avviene anche quando ci sono solo pochi pezzi rimasti, da posizionare. Sono arrivata al punto di chiedermi se un certo pezzo appartenesse ad un altro puzzle e lo avessi mescolato nel puzzle a cui stavo lavorando, per errore.
Quando questo accade, non sarebbe un peccato se uno gettasse via il puzzle, decidendo che è troppo frustrante continuare a lavorare su di esso?
O, forse, se perdesse la pazienza e fede che il puzzle possa mai davvero ricomporsi a formare l’immagine sulla scatola, e smettesse di provare, per abbandonarlo del tutto?
Non sarebbe l’approccio migliore, mettere da parte quel pezzo e continuare a lavorare con gli altri?
Noi tutti abbiamo avuto quest’esperienza nella quale, a volte, tutto quello che serve, per quel pezzo difficile da incastrare, è trovare un altro pezzo che si inserisca al giusto posto.
O forse, dopo un ulteriore esame, girare il pezzo un paio di volte e vederlo da una diversa angolazione o in una luce diversa, e, improvvisamente, vediamo come può andare bene nel nostro puzzle.
Questo è sempre un momento emozionante, quando si prova, ed io ne ho avuto esperienza con i miei nipoti, quando facciamo i puzzle insieme.
In relazione alla mia testimonianza del Vangelo, considero i miei quattro “angolari”, come quelle cose fondamentali, che tengono ferma la mia testimonianza.
Questi sono i pezzi fondamentali che ho ricevuto con la mia testimonianza, attraverso la preghiera e l’influenza dello Spirito Santo.
Per me, sono: la mia testimonianza che Dio vive e risponde alle preghiere e mi ama, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che Egli ha compiuto la Sua espiazione ed è risorto e ha stabilito la Sua Chiesa, che Joseph Smith ha ripristinato la stessa Chiesa sulla terra e ha portato alla luce un’altra vera testimonianza di Gesù Cristo, nel Libro di Mormon, e che ha restaurato il sacerdozio sulla terra, tramite moderni profeti e apostoli che guidano la Chiesa di oggi.
Avendo questi 4 pezzi al loro posto, posso andare a “lavorare oltre per la mia salvezza”, sempre con l’immagine che è sulla scatola chiara in mente, immagine che viene fornita dalle Scritture e dalle parole dei dirigenti moderni, che mi aiutano a conoscere un po’ quello che dovrebbe essere il risultato finale.
Quando mi imbatto in qualcosa che non capisco, devo mettere quel lavoro da parte e continuare a lavorare con quello che ho.
Che tragedia sarebbe buttare via tutto, perché non ho la pazienza e fede nella promessa che tutte le cose, alla fine, andranno al loro posto insieme.
Ho già avuto l’esperienza, nel mio tempo come membro della Chiesa, di vedere alcuni di quei pezzi, che una volta ho “messo da parte”, trovare il loro giusto posto, avendo ricevuto un po’ più di informazioni o avendo imparato a capire qualcosa di più completo o da un punto di vista diverso.
La cosa importante è mantenere quei quattro pezzi angolari, nella loro posizione. Dobbiamo rendere sempre ferma e sicura la nostra testimonianza di essi, attraverso lo studio e la preghiera e l’obbedienza. Essi sono la chiave!
Abbiamo un buon precedente, nelle Scritture, su come esercitare pazienza e fede nelle cose che ancora non comprendiamo.
Quando a Nefi viene chiesto, dall’angelo, se capisce la condiscendenza di Dio, Nefi dice: “So che egli ama i suoi figli; tuttavia io non conosco il significato di tutte le cose” (1 Nefi 11:17).
Qui Nefi dà un esempio perfetto nel fare ciò che l’anziano Holland ci dice che dobbiamo fare e cioè lasciarci guidare da ciò che sappiamo e non da quello che ancora non conosciamo.
Più tardi, nel Libro di Mormon, Alma, quando si parla della venuta del Messia, dice, riguardo ad alcuni dei dettagli della Sua venuta:
“Ora, quanto a questa cosa io non so: ma questo io lo so, che il Signore Dio ha il potere di fare tutte le cose che sono in accordo con la sua parola” (Alma 7:8).
In un altro capitolo, Alma il giovane, quando si parla di certe cose che accadranno in futuro, dice: “Ora questi misteri non mi sono stati pienamente resi noti, perciò lascerò stare.” (Alma 37:11)
Questi sono esempi di profeti che hanno avuto una grande conoscenza spirituale, ma che ammettono di non avere tutte le risposte, ma si concentrano su ciò che sanno: che Dio ci ama e che Lui è onnipotente, per fare le cose che Egli dice che farà.
Direi che queste due cose sono certamente importanti angoli, nei nostri puzzle personali.
E per quanto riguarda ciò che non sappiamo, “lasciamo stare” o mettiamo il tutto da parte, con pazienza e fede.
Robert Millet ha detto: “E ‘importante sapere che cosa non sappiamo, proprio come lo è sapere ciò che sappiamo.”
Una parte importante della vita del discepolo fedele è l’essere alle prese con i tanti paradossi, con le domande e le ironie che fanno parte del territorio di una vita religiosa. Questo è parte di ciò che rende così dinamico e sì, anche “divertente”, risolvere il puzzle della nostra salvezza.
Questa vita è stata progettata per noi, per farci acquisire conoscenza spirituale tramite lo studio e la preghiera, la pazienza e fede. (D&A 21:5). Linea su linea e precetto su precetto. Qui un pò, là un altro pò. Grazia su grazia.
Ed è stata anche progettata per aiutarci ad imparare che le cose sono di grande valore. Ho imparato da me che le cose che compongono i quattro angoli del mio puzzle, sono le cose di maggior valore.
E il Signore invita tutti noi a venire ad una conoscenza sicura di quelle cose. Egli non ha fatto quegli angoli difficili da identificare o convalidare, per ingannarci o prenderci in giro.
Egli estende a tutti lo stesso invito: “esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Tessalonicesi 5:21).
Ed è stato promesso a tutti, che se faremo ciò che permetterà allo Spirito Santo di essere con noi, e se faremo le domande giuste, allora potremo conoscere la verità di certe cose, ora, e la verità di ogni cosa, alla fine.
Questo articoli è stato scritto da Bianca Lisonbee
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