Trovare la luce. Negli ultimi cinque anni, la mia vita è stata in subbuglio; o almeno, ho avuto molti più trambusti di quanti ne abbia mai avuti negli ultimi trent’anni.
Non è stato a causa dei molti cambiamenti, ma a causa dell’incredibile incertezza e paura che ho dovuto combattere.
Trovare la luce
A volte ero persa, sola; spezzata e quasi affogata, pronta ad abbandonare, o pronto a trovare qualcuno che mi tirasse fuori dalla mia miseria.
In qualche modo sono riuscita a restare a galla grazie a moltissimi grandi miracoli, e a volte semplicemente perché la luce del Salvatore mi ha convinto a resistere, come un faro nel mare buio.
Un giorno pagherò un artista per dipingere ciò che mi immagino nella mia mente sin da quando avevo diciannove anni, è un’idea che mi piace molto.
Sarà un dipinto che rappresenta un mare buio e tempestoso, con alti promontori e scogliere nello sfondo, nella cima dei quali si trova un maestoso e torreggiante faro; non troppo evidente, ma visibile se lo cerchi davvero.
Un fascio di luce colpisce la schiena, illuminando fiocamente i ponti di molte, moltissime piccole navi che vengono spinte di qua e di là dalle onde agitate del mare, con alcune navi dirette verso la luce e alcune che si allontanano; alcune navi insicure sulla direzione da prendere; alcune che si aggrappano a vicenda per aiutarsi e sostenersi; altre che si scontrano maldestramente con altre ancora. Sulla sponda ci sono tante piccole luci, che si allineano nel porto sicuro.
I fari sono simbolo di guida
Trovare la luce. Molti di noi, quando pensano ad un faro, pensano a queste torri grandi e maestose, spesso romantiche, dipinte di spirali rosse e bianche, o costruite come delle fortezze di mattoni stile gotico sulla sponda del mare; che si ergono alte contro onde altrettanto imponenti e contro le tempeste: prendono il colpo e lo spingono via.
Guidano i marinai lontani dalle rocce e verso la loro destinazione. Mentre ciò spesso è vero, la maggior parte dei fari nel mondo non sono grandi o maestosi; a volte non sono neanche vicini al confine con il mare.
Point (Promontorio) Reyes, California, è una penisola strana di terra rocciosa che sbuca sedici chilometri in fuori dalla costa della California, all’incirca cinquanta chilometri a nordovest da San Francisco e dal Golden Gate.
La città più vicina via terra è la piccola cittadina di Inverness, trenta chilometri a est. Per circa centodieci giorni all’anno Point Reyes è coperta dalla nebbia, e detiene il record del punto più ventoso sulla costa del pacifico.
Viene regolarmente martellata da venti veloci che soffiano a 100 km/h, e spesso subisce burrasche di 120-160 km/h. Il record è di 214 km/h, e non proviene neanche dai tornado!
La linea costiera è quasi del tutto rocciosa e montagnosa, con spiaggia solitarie circondate da scogliere e montagne.
Nel 1870, un faro è stato costruito su Point Reyes, circa novanta metri sopra il mare e circa trecento scalini sotto la cima del promontorio dove sono situati tutti gli edifici di supporto.
Alcune volte, la tanta nebbia impedisce di vedere il faro o la sua luce dalla cima delle scale o dal mare sottostante; perciò, è necessaria una sirena da nebbia.
Questa sirena è alimentata da dei boiler a vapore, i quali sono alimentati dal carbone. Perciò per alimentare la sirena servono due uomini che lavorano costantemente a spalare carbone dentro la fornace del boiler. Inoltre è normale che a Point Reyes ci sia nebbia ininterrotta per settimane.
Immaginate quattro uomini, che fanno turni di due alla volta, a spalare carbone costantemente per oltre una settimana, per alimentare una sirena da nebbia! Senza parlare del dover far funzionare la luce; il tutto in un ambiente vuoto, ostile e remoto.
E anche con la luce e la sirena, gli incidenti avvenivano comunque, e gli uomini dovevano fare a turno a salire e scendere sulla spiaggia vicina, prestando attenzione alle navi in difficolta e gestendo la stazione di soccorso.
Non è una torre maestosa con una grande architettura: è un edificio piccolo e basso attaccato alle rocce.
La maggior parte della sua altezza è stata usata per ospitare i gli ingranaggi che giravano le lenti della luce, un po’ come un pendolo del nonno. Ha persino una nuova lente Fresnel che aumentava la sua visibilità fino a 38 kilometri e mezzo, fino all’orizzonte!
Il faro ha prestato servizio ininterrotto per oltre 145 anni. Persino durante il terremoto del 1906, quando la faglia di San Andrea ha spostato l’intero Point Reyes, faro incluso, di 6 metri a nord in solo un minuto, il faro è rimasto offline per solo 13 minuti, fino a quando la luce del sole ha preso il suo posto.
Dal 1960 il faro è stato automatizzato, e i guardiani passano la maggior parte del loro tempo a mantenere il faro come pezzo storico, e a far da guida ai turisti che guidano più di un’ora per venire a vederlo.
Una luce che salva le vite
Trovare la luce. Questo faro ha salvato un numero altissimo di vite, come hanno fatto molti altri nelle vicinanze. Giusto un pochino più a sud si trova il Golden Gate (il Cancello dorato) della California.
Fu chiamato “Golden” prima della corsa all’oro, a causa della sua somiglianza con i corsi d’acqua storici del vecchio mondo.
Esso stesso è un canale stretto e diritto che taglia la catena delle montagne della costa, mettendo in mostra i cieli limpidi, le vaste pianure fertili attorno alle baie, valli, le ricchezze e risorse dell’entroterra.
A causa della sua strettezza, della nebbia, e della linea costiera pericolosa, gli esploratori non la trovarono o non si accorsero neanche che esistesse per duecento anni.
Loro navigavano semplicemente vicino ad esso senza accorgersi che ci fosse, restando al largo per evitare le rocce e le barriere coralline lungo la costa. Fu una spedizione via terra nella metà del 1700 che lo scoprì per primo per un insediamento europeo.
Quando la nave Brooklyn, quella che ha portato così tanti pionieri mormoni intorno alla punta del Sudamerica, arrivò alla costa ovest, dovette aspettare per tre giorni perché la nebbia si diradasse abbastanza da entrare in sicurezza per entrare attraverso lo stretto.
Oltre trecento navi si arenarono sulle rocce appena fuori, e almeno cento si sono schiantate dentro lo stretto stesso.
Le rocce, la nebbia, le scogliere, e le correnti di marea, che possono viaggiare a molti chilometri orari in entrambe le direzioni, rendono tutte assieme questo stretto un posto davvero pericoloso; nonostante ciò, oggi, gli incidenti sono incredibilmente rari.
Ci sono sette fari storici che hanno guidato le navi attraverso lo stretto per oltre cento anni. Oggi ci sono dozzine di nuove luci che illuminano la via, più il Golden Gate Bridge stesso con le sue caratteristiche peculiari, e con le sue sirene da nebbia.
Ho avuto l’incredibile opportunità di vivere in un piccolo appartamento esposto al vento e imbottigliato nella nebbia, a circa novanta metri sopra l’oceano Pacifico, all’entrata del Golden Gate per poco più di due anni mentre ero a scuola.
Ho osservato centinaia di navi entrare e uscire. Mi sono addormentato ascoltando i profondi e rombanti tuoni delle sirene del Ponte, e dei richiami acuti dei fari che cantavano nella notte, e sono rimasto seduto terrorizzato nel letto ascoltando i tuoni e i colpi del mare che colpivano la costa abbastanza forte da far tremare l’intero edificio e a far sbatacchiare le finestre.
E mi è piaciuto ognuno di quei momenti.
Quando pensiamo che siamo inaffondabili
Trovare la luce. Nella conferenza generale dell’ottobre del 2014, il presidente Monson ha parlato della grande nave Bismark, nel suo discorso.
Costruita dalla marina tedesca durante la seconda guerra mondiale, era una nave incredibile: gli inglesi potevano lanciarle praticamente qualsiasi cosa, ed essa resisteva.
Incredibilmente, un colpo fortunato di un torpedo ha inceppato il timone, e la Bismark fu costretta a viaggiare in cerchio da quel momento in poi.
Come una paperetta zoppa, il suo destino fu segnato, e affondò. (Non chiamate mai una nave “inaffondabile”. Non porta mai bene. Perché quando pensiamo di aver raggiunto l’irraggiungibile, spesso quello è il momento in cui Dio decide di mostrarci quanto è piccolo il nostro potere.)
Mentre vivevo a San Francisco, andavo all’università per poter conseguire una laurea magistrale mentre avevo una famiglia in sviluppo, un matrimonio felice, una chiamata rispettabile in chiesa, un corpo in salute e tutto quanto, perciò mia moglie ed io cominciammo a lavorare ad un progetto di adozione, per prendere in adozione un bambino nel paese.
Mentre mi incontravo e venivo intervistato dal consulente per il nostro caso, e discutevamo delle nostre vite personali, sono stato impressionato e sopraffatto da molta gratitudine per quanto ero fortunato; di quanto INCREDIBILMENTE benedetto sono stato, e che ero in quel momento.
Non penso di essere stato orgoglioso o arrogante di quello che avevo, perché sapevo quanto erano rari questi doni, ed ero tremendamente sbalordito che Dio potesse darmi così tante benedizioni. Ma la vita deve essere difficile, in modo da potere imparare.
Verso la fine del nostro processo, volai nello Utah per un fine settimana per dei colloqui per alcune posizioni di addestramento avanzate al VA Hospital e alla University Of Utah, a Salt Lake City, alle quali partecipare dopo la laurea.
Mentre ero seduto ad aspettare nell’ufficio del direttore dell’università, notai un poster sul muro, uno di quei divertenti “de-motivational”. Era una foto di una nave affondata che sporgeva dall’acqua, e diceva “Errori – Potrebbe essere che lo scopo della tua vita sia semplicemente servire come avvertimento per gli altri.”
Qualcosa mi colpì in quel momento, e fu molto forte, dallo Spirito Santo. In quel momento sapevo che la mia vita sarebbe stata così, molto presto: ritrovare i miei errori esposti al mondo, diventando così l’esempio di cosa NON fare.
Questa impressione non era lì per spaventarmi, ma per prepararmi, difatti non mi ha messo paura, ma è stata più del tipo da rassicurarmi. Risposi nella mia mente: “Così sia. Farò del mio meglio per adempiere alla mia missione.”
Nelle due ore successive scoprii che mia moglie mi aveva completamente e inaspettatamente abbandonato, e che aveva portato i nostri figli qui nello Utah, citando errori che avevo commesso come ragioni per il mio fallimento come marito, e come giustificazioni per il divorzio.
Mi incontrò inaspettatamente nella sala d’aspetto dopo il colloquio, mi disse le sue intenzioni, e mi ha scaricato all’aeroporto. Sarei dovuto tornare a San Francisco da solo.
Nei mesi successivi ho perso tutto ciò che valeva per me, eccetto alcune relazioni, la mia conoscenza, e la mia testimonianza, che diventarono tutte quante più importanti di quanto avrei mai potuto immaginare.
Non avevo neanche una laurea per mostrare tutti i miei sforzi e anni di scuola, che ero pronto ad abbandonare. Per fortuna la montagna di debiti studenteschi sopra la mia testa, ne sono uscito con un grandissimo aiuto dagli altri.
Dio prese la mia incredibile vita, e praticamente mi fece ricominciare da capo mentre ero in un buco profondo con niente di più che la conoscenza che avevo nella mia mente, alcuni amici, e una famiglia distante che chiamavo spesso.
Poco tempo dopo, Dio mi presentò Bronwyn, che aveva traslocato dall’altra parte del paese per conto suo, per provare qualcosa di nuovo e completamente diverso.
Lei è stata un’incredibile benedizione per la mia vita, e ringrazio Dio ogni giorno che possiamo stare insieme, e sostenerci attraverso questa vita tempestosa.
Volare sopra la nebbia
Trovare la luce. Durante quei tempi scuri, in un tentativo di sostenermi (e come regalo di compleanno per mio padre), mio fratello maggiore volò in un piccolo aeroplano dal deserto vicino Tehachapi, California, verso la mia città, Camarillo, dove è andato a prendere i miei genitori, e ha cominciato a volare su per la costa per venirmi a visitare per la giornata.
La costa era immersa nella nebbia quel giorno, e se fosse stata troppo spessa dove voleva atterrare, allora avrebbe dovuto chiamarmi per cancellare la visita. Ho aspettato e aspettato che la nebbia se ne andasse e che le nuvole si diradassero, ma non è successo.
Prima del suo arrivo mi ha chiamato e mi ha detto che tutto andava bene, e che tutto era limpido come un cristallo, da lui.
Io ho guardato fuori dalla finestra e ho visto un grigio biancastro oscurare tutto ciò che vedevo; ma nonostante ciò, ho guidato attraverso i trentacinque chilometri verso Half Moon Bay (Baia della mezzaluna), dove l’aria era limpida per davvero. Ho imparato qualcosa di molto profondo, quel giorno:
Quando siamo persi nella nebbia o nell’oscurità, quando questa oscurità o questa nebbia è tutto ciò che possiamo vedere, la nostra tendenza naturale è quella di presupporre che OGNUNO sia perso nella stessa identica nebbia.
Quando pensiamo che nessun altro possa vedere il mondo chiaramente per come lo è, di solito, è perché noi stessi non possiamo vedere il mondo chiaramente.
Quando stiamo soffrendo a causa di debolezze, ignoranza, o dipendenza, è facile pensare che tutti abbiano lo stesso problema. C.S. Lewis ha detto: “Le brave persone conoscono sia il bene che il male; le cattive persone non conoscono nessuno dei due.”
Alma il Giovane, lo stesso Alma che vide gli angeli, che ha convertito migliaia, che ha profetizzato la distruzione di città e che è stato salvato dalle prigioni crollate sopra i suoi tormentatori, che è stato il primo giudice supremo della nazione Nefita, che è stato apparentemente traslato da Dio, che ha personalmente conosciuto centinaia che sono stati salvati miracolosamente dal potere di Dio, ha dovuto contendere contro Korihor.
Questo Korihor disse ad Alma: “Perché attendete un Cristo? Poiché nessun uomo può conoscere nulla di ciò che è a venire! […] Ecco, non potete sapere di cose che non vedete; dunque non potete sapere che vi sarà un Cristo.” (Alma 30:13,15)
Korihor non poteva vedere, perciò ha erroneamente presupposto che nessun altro potesse vedere. Quanto si sbagliava.
Una volta, quando ero un missionario in Canada, abbiamo tenuto un caminetto per i giovani. Prima che il caminetto iniziasse, misi tre immagini coperte da fogli di carta su di una lavagna, e dietro ad una di queste coperture c’era un immagine del Salvatore.
Scelsi uno dei giovani uomini, l’ho presi in disparte e gli mostrai quale delle tre stesse nascondendo il Salvatore.
Durante il caminetto, ho indicato i tre fogli di carta sulla lavagna, e ho chiesto ai giovani come gruppo, quali di essi stesse nascondendo il Salvatore. Hanno gridato la loro opinione, hanno cercato di leggere le mie reazioni e di fare dei giudizi basati su di essi.
Hanno discusso tra di loro, e hanno cercato di manipolarmi per cercare di dargli degli indizi.
Quel ragazzo a cui avevo mostrato prima l’immagine, ha cominciato a fare dei timidi tentativi per dire al gruppo dove si trovasse davvero il Salvatore, ma i ragazzi avevano presupposto che lui non sapesse di più di quello che sapevano loro.
Poi, è diventato sempre più coraggioso, dicendogli:”è quella a destra! È quella a destra! Ragazzi, dovete credermi, è quella a destra!” Io lo stimolavo dicendo: “Come fai a saperlo?” e lui rispondeva: “Lo so e basta! Ragazzi, è quello a destra!”
Molte volte, gli ho detto “Che cosa ti fa essere così sicuro?” Perché dici che è quella li?” Sfortunatamente, la sua risposta è rimasta sempre la stessa: “Lo SO e basta!” e perciò non è stato in grado di convincere il gruppo di niente.
Ho calmato il gruppo e gli ho rivelato la verità, e tutti si resero conto che il ragazzo aveva ragione fin dall’inizio, e per il motivo giusto: “Perché Elder Lassen me l’ha detto!” avevano erroneamente presupposto che lui fosse perso e confuso come tutti gli altri, ma non lo era.
Tornando a Half Moon Bay e all’aereo di mio fratello: ho incontrato mio fratello e i miei genitori quel giorno, abbiamo mangiato pesce, abbiamo chiacchierato un attimo sul Golden Gate Bridge in uno dei momenti più memorabili della mia vita. Ho scattato un sacco di foto e ho avuto l’opportunità di sperimentare qualcosa di raro ed incredibile.
Avrei dovuto sapere, da esperienze passate, che saremmo stati apposto perché ho scalato la nebbia così tante volte, in bici, in macchina e a piedi, sulle colline intorno al Golden Gate; che la nebbia, per quanto fosse così spessa, spesso non era così alta.
Mentre il ponte del Golden Gate Bridge era ingoiato nella nebbia bianca, con una visibilità pari a pochi metri, praticamente qualsiasi cosa al di sopra di essa era chiaro come il sole, e non ci avremmo impiegato molto a salire sopra la nebbia.
La nebbia ha però causato così tanta disperazione e paura, in me, che non potevo credere di attraversarla. Per mia fortuna, Dio mi ha fornito altre persone nella mia vita che non erano perse nella stessa nebbia in cui io ero perso, e che potevano aiutarmi ad uscirne.
C’è una guida che può vedere tutto
Trovare la luce. Mi piace questa citazione di Carl Shurz, un senatore degli Stati Uniti, Segretario degli interni, e ambasciatore in Spagna durante il 1800.
Gli ideali sono come le stelle. Non riuscirai a toccarle con le tue mani, ma come l’uomo marinaio nel deserto delle acque, le scegli come tue guide, e seguendole, raggiungi il tuo destino.
Qualcos’altro che ho notato riguardo alle persone in San Francisco, e in troppe persone in questo paese e di questo mondo (e specialmente qui nello Utah), è che quando non riesci a vedere nessuna certezza, ad un certo punto smetti di guardare in su e smetti di essere migliore.
Questa è una tendenza umana normale e naturale, e tutti siamo in pericolo di caderci in qualsiasi momento della nostra vita.
E come i fan della Bismark, quando pensi che hai raggiunto la cima di qualcosa e non hai nessun altro punto da osservare o scalare, o meglio, se non riesci a trovare niente la sopra che vale la pena osservare, spesso questo è il momento in cui ti trovi nel tuo punto più debole e vulnerabile.
Quando siamo alla cima del nostro successo, siamo vulnerabili alla disperazione, all’orgoglio, e al peccato.
E solo con il SUO aiuto e con l’aiuto di coloro ch’Egli manda per noi, possiamo fuggirne. Alma lo descrive come essere “sottratti”; Egli infatti ci sottrae da queste trappole.
Egli ci salva, e spesso all’ultimo minuto. Solo nel momento in cui Joseph Smith era pronto ad arrendersi al potere del diavolo, nella Foresta Sacra, la luce apparve.
Solo dopo che gli apostoli faticarono contro la tempesta, allora il Salvatore venne a loro, e calmò la tempesta (alla “quarta vigilia della notte”, cioè la mattina presto, dopo che le ore più scure sono passate). Uno dei miei presidenti di palo diceva spesso:
“Abbiamo un Dio da quarta vigilia. Spesso lui entra in gioco a salvarci dopo che abbiamo dato del nostro meglio e stiamo per collassare per la fatica”.
Ero solito pensare che dato che stavo facendo tutto ciò che potevo per osservare i comandamenti, allora Dio era obbligato a farmi entrare nel regno celeste, dato che lavoravo così duramente per essere fedele.
Non è forse questo quello che leggiamo nelle scritture? “è per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare”? Questa è la ragione per cui molti di noi cominciano a litigare con i cristiani rinati, in missione, o in altre occasioni: perché il lavorare è cruciale, mentre la grazia riempie i buchi che noi non riusciamo a riempire.
Spero che, a chiunque stia leggendo questo, che possa insegnare che questo pensiero è un po’ egoistico. La Grazia di Dio è cruciale, e i nostri lavori a malapena riempiono qualcosa. Sono un ingrediente chiave, sono d’accordo, ma fanno molto, ma molto meno di quello che ci vantiamo di fare.
La nostra conoscenza del Vangelo, dei comandamenti, la nostra abilità di muoverci e di essere e di fare e di pensare, di RESPIRARE, sono doni dovuti dalla Grazia e la Misericordia di Gesù Cristo.
La nostra intelligenza, la nostra educazione, le nostre testimonianze in sè che ci ispirano a fare le nostre buone opere, sono dovuti dalla Grazia e dalla Misericordia.
Siamo piccole navi arenate in un mare buio e tempestoso, e saremmo completamente perduti, se non fosse per la luce irradiata dal Salvatore, che si erge su terreno fermo.
Egli condivide quella luce con gli altri, che poi la condividono con noi.
E noi ci sforziamo per arrivare verso la costa, contro il vento, e le onde, e le correnti, e altre navi, per arrivarci; ma tutte le abilità di navigazione del mondo ammonterebbero a praticamente nulla senza la luce del Salvatore che ci guida.
Ora ho una comprensione completamente nuova e migliore della Grazia e della Misericordia, e del valore infinito dell’Espiazione.
Se noi non abbiamo un problema, una pecca, o una debolezza di cui stiamo costantemente e disperatamente cercando di pentirci, significa semplicemente che Dio non ci ha ancora messo in faccia i danni che questo problema sta causando, o che noi non possiamo vedere quando lontano dobbiamo ancora andare.
Egli ce lo mostrerà, aspettate e vedrete. Potrebbe passare un lungo periodo di tempo prima che noi vediamo le nostre imperfezioni per quello che sono davvero, ma alla fine Egli ci insegnerà tutto per diventare come Lui, finché sarà ciò che vogliamo.
Risplende fulgida la grazia di nostro Padre, dal suo faro per sempre, ma a noi ci affida il mantenere le luci lungo la costa.
Scura la notte del peccato è arrivata, sonore ruggiscono le nuvole furenti. Occhi ansiosi stanno osservando, desiderosi, delle luci lungo la costa.
Sistema la tua flebile lampada, fratello mio; qualche povero marinaio, sballottato dalla tempesta, potrebbe essere perduto nell’oscurità, mentre cerca di raggiungere il porto.
Lascia accese le luci di sotto; manda un barlume attraverso le onde; un povero uomo di mare, svenuto e in pericolo, potresti tu salvare.
Io so che questa Chiesa è vera perché so che Joseph Smith è ed è sempre stato un vero profeta. Lo so perché Dio ha chiarito senza ombra di dubbio che Egli è, e che il Sacerdozio è una forza reale, e che il Libro di Mormon è vero.
Egli me lo ha detto in momenti molto specifici, in modi che non posso rinnegare o confondere.
Queste verità sono più reali per me di qualsiasi altra cosa io abbia mai visto o conosciuto nella mia vita. Sono la luce che Dio ha condiviso con me, e che spero di condividere con gli altri. Trovare la luce.
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