Una spogliarellista ed io. Dopo esser salita sul tram ho cercato un posto libero, mi sono seduta ed ho notato la donna che mi stava di fronte; il colore dei suoi capelli era assolutamente bellissimo. Mi sono complimentata, mi ha sorriso ed abbiamo intavolato una discussione di cinque minuti.
Amo andare a prendere il treno pendolare con il tram, mi imbatto in persone che normalmente non avrei mai potuto incontrare. L’altro giorno ho addirittura ricevuto dei consigli sullo skateboard per il mio bulldog.
In meno di una fermata, la donna dai capelli stupendi mi ha confessato che le persone la fissano continuamente ed ha detto quanto per lei abbiano valore i complimenti sinceri, per poi menzionare il fatto di lavorare come danzatrice esotica in un club per gentiluomini.
Ammetto di avere un po’ riso sotto i baffi. Avevamo entrambe appena finito di lavorare, lei ha preso una birra mentre usciva dal lavoro ed io avevo appena finito la mia bottiglietta d’acqua acquistata dopo il lavoro presso il Tempio di Salt Lake.
Le si sono illuminati gli occhi quando ho chiesto di lei e per poco non ha mancato la sua fermata mentre raccontava i dettagli di una primavera di fuoco che DEVO sperimentare alla luce della luna piena.
Una Spogliarellista Ed Io
Un’amica mi ha mandato un messaggio per controllare che avessi preso il treno, le ho raccontato della donna con i capelli stupendi e mi ha risposto dicendo che probabilmente non avevamo molto in comune. Mentre leggevo il messaggio ho rivissuto i nostri cinque minuti di conversazione:
La donna dai capelli stupendi è cresciuta nella Contea di Davis, nello Utah, ha deciso di spiegare le proprie ali e si è trasferita a Las Vegas ma, siccome le mancavano le sue origini, è tornata nello Utah dove si è innamorata della città di Salt Lake ed ha lavorato sodo finendo poi per stancarsi.
Ama godersi la natura ed ha condiviso con me uno dei suoi posti preferiti per poi augurarmi ogni bene.
La sua storia era in effetti simile alla mia. Sono cresciuta nella Contea di Midland, in Texas, siccome bramavo la libertà e l’avventura e ne sono andata, ma ventitre anni dopo ho sentito il richiamo delle mie origini carezzarmi il cuore e così mi sono trasferita più vicino alla mia famiglia.
Amo la città di Salt Lake ed ho lavorato sodo finendo anche io per stancarmi. Amo la natura ed anche io le ho augurato ogni bene.
Ho scoperto molte cose in comune.
Aspettarsi che ci siano cose in comune incide molto sui nostri rapporti con gli altri. Io sono riuscita a trovare qualcosa in comune con ogni tipo di persona. Penso di aver imparato da mio padre “come” relazionarmi con le persone, lui è piuttosto estroverso e non ha mai incontrato un estraneo!
Il consiglio missionario datomi da mio padre era di guardare bene la casa verso la quale mi stavo dirigendo e trovare qualcosa di cui avrei potuto parlare in modo sincero con la persona che avrebbe aperto la porta.
È uno stratagemma che tuttora uso per parlare con le persone (come il colore dei capelli sul tram).
Nella vita veniamo spesso divisi in classi, ma per me, il valore fondamentale delle persone non può essere classificato. Io vedo tutti allo stesso livello come figli di Dio, il bambino come l’anziano e tutti quelli che stanno nel mezzo, tutti vanno trattati con amore ed equità.
A volte mi chiedo se ci uniamo con altre persone simili a noi perché abbiamo paura di venire rifiutati, per sicurezza e per restare nella nostra “area di conforto”.
Perché è così importante uscire dalla nostra “area di conforto”? Il Padre Celeste si aspetta davvero che abbiamo tutto in comune con tutti? Sembrerebbe di si visto che la sua meta finale è quella di “Far avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo” (Mosè 1: 39).
VEDERE GLI ALTRI COME FRATELLI E SORELLE
Sembra che il primo passo per avere tutto in comune sia davvero vedere tutti come fratelli e sorelle, sperando in un rapporto fraterno di natura funzionale piuttosto che anomala.
Ciò secondo il comandamento del Signore in Dottrina e Alleanze:
“E ogni uomo stimi suo fratello come sé stesso ed eserciti la virtù e la santità dinnanzi a me. E di nuovo vi dico, che ogni uomo stimi suo fratello come sé stesso. … io vi dico: siate uno; e se non siete uno non siete miei” (Dottrina e Alleanze 38: 24 – 25, 27).
Non tutti sono altrettanto aperti o ciarlieri come la donna dai capelli stupendi, la nostra conversazione era spontanea, interessante ed avvincente, sembrava quasi una veloce telefonata a una sorella o un’amica.
La sua spigliata cortesia mi ha ricordato che siamo davvero tutti fratelli e sorelle, nonostante lei viva e creda in modo differente da come lo faccia io. È figlia dello stesso Dio che io adoro e lui ama incommensurabilmente lei, me e voi.
Le scritture forniscono degli esempi di persone dalle tradizioni e dai credo differenti che trovano delle cose in comune nel Vangelo e della gioia che ciò produce.
Nel Nuovo Testamento:
“Tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano. Vendevano le loro proprietà e i loro beni e distribuivano i soldi fra tutti, secondo le necessità di ciascuno.
Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il Tempio. Spezzavano il pane nelle loro case e mangiavano con gioia e semplicità di cuore. Lodavano Dio ed erano ben visti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore aggiungeva alla comunità quelli che egli salvava” (Atti 2: 44 – 47).
Non penso che queste persone abbiano sacrificato i loro talenti unici, o la loro individualità, per avere delle cose in comune. Penso che abbiano iniziato a vedersi come fratelli e sorelle, figli di Dio, cominciando così ad amarsi gli uni gli altri con carità.
Hanno riconosciuto che la loro abbondanza veniva da Dio e si sono volti a Lui piuttosto che dare le spalle agli altri.
Nel libro di Mormon:
“ Il popolo si era tutto convertito al Signore, su tutta la faccia del paese,sia i Nefiti che i Lamaniti, e non vi erano contese e dispute tra loro, e tutti si comportavano con giustizia l’uno verso l’altro.
E avevano tutte le cose in comune tra loro; non v’erano dunque ricchi e poveri, liberi e schiavi, ma erano stati resi tutti liberi e partecipi del dono celeste” (4 Nefi 1: 2 – 3).
Una spogliarellista ed io potremmo davvero trovare una tale unità? In questi esempi scritturali il mondo non ha deciso di vivere una vita unificata e consacrata, ma coloro che ne avevano il desiderio han trovato la forza di farlo e poi, una volta data agli altri l’opportunità di udire la parola di Dio, hanno lasciato che decidessero per sé.
Una cosa essenziale dell’avere tutte le cose in comune, non è ammassare tutti i propri averi in una pila comune, ma realizzare, e poi credere, che una donna dai capelli stupendi abbia lo stesso diritto di scelta, vita e grazia che ho io.
Quando questo avviene, anche se le nostre situazioni sono molto differenti, i nostri cuori possono essere cuciti insieme in unità ed amore.
Sfortunatamente, molti che sposano una stessa fede non riescono a trovare amore ed unità tra loro. Si spera che un giorno possiamo provare, come membri della Chiesa, la stessa gioia che i santi hanno sperimentato in passato.
Il Signore ci ha dato l’opportunità di sperimentare cosa significhi “avere tutte le cose in comune” nelle nostre case, nei rioni e nelle comunità, così da insegnarci il modo in cui Lui vive ed opera.
“Affinché siate uguali nei legami delle cose celesti, sì, ed anche nelle cose terrene, per ottenere quelle celesti. Poiché, se non siete uguali nelle cose terrene, non potete essere uguali nell’ottenere quelle celesti. Poiché, se volete che vi dia un posto nel mondo celeste, dovete prepararvi, facendo le cose che vi ho comandato e che vi ho richiesto” (Dottrina e Alleanze 78: 5 – 7).
GUARDATE AGLI ALTRI CON AMORE E COMPASSIONE
Ci sono molte storie riguardanti bambini ed adolescenti che, spinti dalla loro compassione verso i senzatetto locali o i bambini poveri in terre lontane, si sono impegnati a migliorare la vita delle persone.
Rimaniamo toccati e potremmo addirittura farci scappare una lacrima quando ne leggiamo le storie o vediamo i video.
Ma per me la lezione miracolosa è il fatto che questi ragazzini e bambini abbiano il potere di vedere le persone come fratelli e sorelle… Credono di poter fare la differenza e la fanno! Il Signore esalta gli sforzi di amore e compassione.
Quando si pentirono, i figli di Mosia, sentirono gli effetti motivanti e potenti dell’amore e ne furono riempiti. Decisero di predicare il Vangelo ai loro nemici mortali nonostante le ovvie minacce di morte.
“Desideravano che la salvezza venisse annunciata ad ogni creatura, poiché non potevano sopportare che un’anima umana perisse; sì, persino il pensiero che qualche anima dovesse sopportare il tormento infinito li faceva fremere e tremare” (Mosia 28: 3).
L’amore ed il rispetto sono i requisiti per poter avere tutte le cose in comune.
Ammon andò nella terra dei suoi nemici con un cuore pieno di amore e con la speranza di trovare un punto d’incontro.
Invece che avvicinarsi ai Lamaniti in modo offensivo (o difensivo), lui ha messo il suo ego da parte ed ha instaurato un’amicizia. Invece che mettersi a capo o come insegnante (alias. Io ne so più di voi e il modo giusto per farlo), lui è diventato un servo.
Infine Ammon è diventato l’insegnante e la guida di Lamoni ed insieme, come fratelli, hanno liberato i missionari imprigionati e stabilito la Chiesa nel paese.
La donna dai capelli stupendi indossava jeans e maglietta e non avevo idea di cosa intendesse quando ha malinconicamente detto di essere abituata al fatto che le persone la fissassero continuamente, pensavo che anche agli altri piacessero i suoi capelli.
Son rimasta sorpresa quando, tamburellando sulla borsa, ha detto di essere una ballerina esotica. Solo allora ho realizzato quando sperasse in una conversazione sincera.
Potevo vedere che non si fidava della maggior parte dei complimenti che le venivano fatti ma, quando ho iniziato la conversazione, ha sentito un rispetto di base venire da me. Mi chiedo se mi abbia detto il suo “segreto” per vedere se la avrei allontanata o meno.
Mi son sentita incitata a mantenere la conversazione, e che forse, attraverso me, avrebbe potuto sentire l’amore che Dio prova per lei.
Non sono Ammon ma seguire il suo esempio mi ha fornito una piccola gamma di esperienze e lo apprezzo. Ho sempre accettato a braccia aperte coloro che i approcciavano con amore, rispetto e compassione. Quale gran differenza hanno fatto nella mia vita!
TUTTE LE COSE IN COMUNE CON DIO
Dopo aver riconosciuto di aver santificato sé stesso così che noi potessimo essere santificati, nella sua preghiera d’intercessione Gesù ha pregato che:
“Siano tutti uno; come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno” (Giovanni 17: 21 – 22).
Che rapporto ho con il io Padre Celeste e col io Salvatore? Sono davvero un tutt’uno con loro?
Creare dei rapporti basati sull’amore e sulla compassione con le persone ci aiuta anche a capire come diventare uno con Dio.
Impariamo ad osservare il comandamento per fare come ha detto il Signore in Matteo 19: 19 cioè “ama il prossimo tuo come te stesso”, così da imparare a vederli come li vede Dio – e impariamo anche a vedere noi stessi come Lui ci vede!
Le ordinanze ed i comandamenti ci aiutano a conoscere l’intelligenza e la volontà di Dio, ad acquisire la costante compagnia dello Spirito Santo e a prendere su di noi il nome di Cristo.
La nostra stessa identità inizia a fondersi con quella di Cristo!
In Cristo siamo tutti fratelli, ecco cosa abbiamo in comune!
Le scritture sono PIENE di esempi di persone che sono riuscite a raggiungere questo tipo di unità. La maggior parte di questi esempi scritturali sono state persone di poca importanza fino al momento in cui sono stati chiamati da Dio dopo aver dimostrato la loro fedeltà.
Davide è corso incontro a golia urlando: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e col giavellotto; ma io vengo a te nel nome dell’Eterno degli eserciti… che tu hai insultato. Oggi l’Eterno ti darà nelle mie mani… e tutta la terra riconoscerà che v’è un Dio in Israele” (1 Samuele 17: 45 – 46).
Quando vide che erano circondati, il servo di Eliseo temette per la propria vita, ma Eliseo sapeva, grazie al rapporto che aveva con il Signore, che Dio avrebbe combattuto le loro battaglie.
“Eliseo pregò e disse: ‘O Eterno, ti prego, aprigli gli occhi, affinché vegga!” E l’Eterno aperse gli occhi del servo, che vide a un tratto il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno ad Eliseo.
E come i siri scendevano verso Eliseo, questi pregò l’Eterno e disse: ‘Ti prego, acceca codesta gente!’ E l’Eterno li accecò, secondo la parola di Eliseo” (2 Re 6: 17 – 18).
Nefi ha sentito la voce di Dio dichiarare:
“Benedetto sei tu, Nefi, per le cose che hai fatto; poiché ho visto che hai instancabilmente proclamato a questo popolo le parole che ti ho dato. E non li hai temuti e non hai cercato di salvare la tua vita, ma hai cercato di fare la mia volontà e di rispettare i miei comandamenti.
Ed ora, poiché hai fatto ciò con tanta perseveranza, ecco, io ti benedirò in eterno; e ti renderò potente in parole e in atti, in fede e in opere; sì, al punto che tutte le cose ti saranno fatte secondo la tua parola, poiché non domanderai ciò che è contrario alla mia volontà. Ecco, tu sei Nefi, e io sono Dio.
Ecco, in presenza dei miei angeli ti dichiaro che tu avrai potere su questo popolo e colpirai la terra di carestia, di pestilenza e di distruzione, secondo la malvagità di questo popolo” (Helaman 10:4–6).
Hanno agito tramite il potere di Dio perché si sono uniti a Lui! La fiducia che ha il Signore in Nefi è per me molto significativa: “Tutte le cose ti saranno fatte secondo la tua parola, poiché non domanderai ciò che è contrario alla mia volontà”.
Quando ci mettiamo in linea con il volere di Dio, invece che perdere la nostra identità ed unicità, guadagniamo del potere divino e la costante compagnia dello Spirito Santo.
Il potere santificante dello Spirito Santo rafforza le nostre debolezze e rimuove la pagliuzza dai nostri occhi, così da poter vedere gli altri, noi stessi e Dio in modo chiaro.
A volte tutto quello che riusciamo a vedere è una donna dai capelli stupendi invece di una spogliarellista.
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