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Chi ha creato o assemblato l’Urim e il Thummim menzionati nelle Scritture? Che aspetto avevano? E quanti ce ne sono, di quelli menzionati?

Le tue domande richiedono un po’ di contesto e una storia di cui parlare. Per favore, non pensare che io ti stia rispondendo come un politico, ignorando le tue domande, a favore di risposte che volevo già darti; sto cercando, piuttosto, di darti un quadro completo, in modo da poter rispondere alle domande, mentre andiamo avanti.

Mi riferisco, quindi, a cosa sono l’Urim e il Thummim, chi li ha usati (con descrizioni del dove) e il numero di quelli che ci sono stati, nel corso della storia.

Che cosa sono l’Urim e il Thummim?

Tradizionalmente, Urim e Thummim significa “luci e perfezioni” e sono strumenti di rivelazione. Ogni parola è al plurale, come appare sempre nella Scrittura, e fa riferimento allo strumento, è rimasta non tradotta, nelle nostre scritture, sempre menzionata al plurale. Il singolare di Urim è ‘UWR’ e descrive la luce o la fiamma di un fuoco.

A volte Isaia utilizza un gioco di parole, per fare riferimento a questa manifestazione della rivelazione del Signore: “Il Signore, il cui fuoco (UWR) è in Sion e la sua fornace in Gerusalemme” (Isaia 31:9). In seguito, si contrappone l’insufficienza del braccio di carne, di riprodurre i risultati divini, soprattutto se confrontato con quelli dei servi del Signore:

“Chi è tra voi che tema l’Eterno, che ascolti la voce del servo di lui? Benché cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome dell’Eterno, e s’appoggi sul suo Dio! Ecco, voi tutti che accendete un fuoco, che vi cingete di tizzoni, andatevene nelle fiamme del vostro fuoco (UWR), e fra i tizzoni che avete accesi! Questo avrete dalla mia mano; voi giacerete nel dolore.” (50:10-11, puoi anche leggere il punto in cui Giacobbe lo ripete, in 2 Nefi 7:10-11).

Il singolare di Thummim è Tom, e comprende i concetti di perfezione, completezza o realizzazione, così come di innocenza (o il parlare senza inganno), oltre a correttezza e integrità. Si tratta, in breve, di una pietra della Verità. Le traduzioni alternative, per queste due parole insieme, sono “rivelazione e verità” e “luce e verità”. A volte, lo strumento levitico viene indicato, in forma abbreviata, come semplicemente Urim (1 Samuele 28:6).

L’uso dell’Urim e del Thummim si è dimostrato sconcertante, per gli studiosi, poichè la Bibbia non contiene alcuna descrizione del loro utilizzo o nessuna descrizione dell’oggetto stesso.

L’idea generale è che si tratti di una sorta di codice binario, che può dare solo delle risposte che siano ‘sì’ o ‘no’ (vedi il lessico ebraico caldeo Gesenius, alla parola Urim) e per quanto si riescano a fare delle cieche congetture, anche questa è una congettura buona come qualsiasi altra.

Dopo tutto, il nome (con ogni termine al plurale e uniti entrambi dalla congiunzione “e”) suggerisce che questo oracolo si componga di più oggetti.

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L’associazione ad una corazza di pietra, su cui vanno inserite, suggerisce che abbiamo a che fare con una sorta di pietra.

Tale conclusione, tuttavia, non considera la tradizione ebraica. Giuseppe Flavio, trasformando l’intera corazza in uno strumento rivelatore, osservava che la pietra sulla spalla destra avrebbe brillato di “raggi luminosi, che venivano fuori, per essere visti anche da coloro che erano più lontani” quando il Signore era presente, e le dodici pietre avrebbero fatto brillare “tanta luce” quando il Signore li accompagnava in battaglia.

Anche Giuseppe Flavio ammette di non essere un esperto in materia, dal momento che nessuno le aveva viste funzionare per almeno i 200 anni precedenti (Antichità degli ebrei, 3.8.9).

A quanto pare, l’Urim e il Thummim risultavano scomparsi, per gli ebrei, almeno dal periodo del loro ritorno da Babilonia (Neemia 7:65). Un’altra tradizione riguarda anche l’aspetto dell’illuminazione e rende l’Urim e il Thummim lo strumento principale che ha reso la corazza uno strumento rivelatore.

Le pietre contenevano lettere e l’Urim “illuminava le loro parole e manifestava le cose nascoste della casa d’Israele”, mentre il Thummim “compiva (o perfezionava) il lavoro del sommo sacerdote, che cercava l’istruzione, grazie ad esse, davanti al Signore”.

Su questo strumento è inciso “il Grande e Santo Nome che è stato scolpito e espresso nella prima pietra col quale il Signore del mondo sigillò la bocca del grande abisso, all’inizio” (Targum Pseudo Jonathan: sezione 20-28).

Così, mentre i nostri esperti suppongono che i moderni Urim e Thummim siano una sorta di lancio della moneta della divinazione o un sistema binario, le antiche tradizioni legano queste due pietre alle parole rivelate e ad una letterale emissione di luce.

Chi ha avuto l’Urim e il Thummim?

Le seguenti persone sono associate all’Urim e al Thummim:

  • il fratello di Giared
  • Abramo
  • Mosè / Aaronne
  • i Sommi Sacerdoti fino a qualche tempo prima del ritorno da Babilonia
  • Mosia, il primo
  • Mosia, il secondo
  • Alma il Giovane / Helaman
  • Pietro e Giovanni (pietre veggenti)
  • Moroni
  • Joseph Smith
  • i Santi risorti

Le Scritture degli ultimi giorni aumentano la nostra conoscenza di questo strumento di divinazione. La prima menzione che ne abbiamo è “dato al fratello di Giared sul monte, quando parlava con il Signore faccia a faccia” (DeA 17:1). Poi abbiamo Abramo, che riceve la rivelazione e la visione attraverso un Urim e Thummim. Questi gli sono stati dati dal Signore mentre erano “in Ur, dei Caldei” (Abramo 3:1-4).

Perdiamo rapidamente traccia di queste sacre reliquie, nei due continenti diversi. Notiamo, in entrambi i casi, che essi sono stati dati dal Signore, in modo che potessero essere tramandati di generazione in generazione o potessero essere restituiti, dopo aver compiuto il loro lavoro. Se sono stati restituiti al Signore, possiamo pensare che si tratti sempre dello stesso strumento. In caso contrario, probabilmente abbiamo una classe di strumenti che servono per funzioni simili.

Il Levita Urim e Thummim si è trasformato. Mosè da’ un Urim e Thummim ad Aronne, ma tace sulla sua provenienza. Mosè riporta delle istruzioni specifiche su come modellare il pettorale del sommo sacerdote (e l’arca del patto, per quello che importa), ma non riceve istruzioni su come progettare l’Urim e il Thummim, suggerendo che essi già esistevano (Esodo 28:30).

Mosè potrebbe avere l’Urim e il Thummim di Abramo, tramandati nel corso dei secoli o, forse, datigli direttamente dal Signore (in Mosè 1 si presenta una circostanza simile ad un’altra avvenuta in precedenza, con quegli Umim e Thummim).

Questo strumento sacro è quello indicato in precedenza dalle tradizioni e dagli studiosi. E’ stato tramandato attraverso i sommi sacerdoti, per diritto di nascita (Deuteronomio 33: 8) fino a scomparire entro e non oltre il periodo post-esilio.

Continuiamo a seguire la linea del tempo in America, quando Mosia il Primo aveva il potere di interpretare il linguaggio dei Giarediti. Lo strumento non è menzionato, ma viene tradotto con le parole “per dono e potere di Dio”, che sono le stesse utilizzate da Joseph Smith, nella traduzione mediante l’Urim e il Thummim (Omni 1: 20-22).

Mosia il Secondo ha questo stesso dono e, in particolare, utilizza gli interpreti (Oliver Cowdery utilizza questo termine per l’Urim e il Thummim, che anche Joseph Smith aveva usato – Storia di Joseph Smith) per tradurre (Mosia 8:13, 21:28), per cui è probabile che entrambi i Mosia abbiano utilizzato l’Urim e il Thummim per la traduzione.

Questi interpreti non sono né dispositivi magici, né macchinari all’avanguardia, ma solo uno di una lunga lista di oggetti sacri, alimentati dalla fede (Mosia 8:18).

Questi interpreti sono descritti come “due pietre che sono state fissate ai due estremi di un arco” (Mosia 28:13). Il loro scopo dichiarato era quello di tradurre le registrazioni, come avvertimento per il popolo dell’alleanza sulla terra promessa in quel momento, parlando della caduta del precedente popolo dell’alleanza.

Attraverso questi strumenti, il Signore “avrebbe fatto scoprire ad ogni creatura che avrebbe posseduto la terra, le iniquità e le abominazioni del suo popolo” (Mosia 28:15). Alma è d’accordo e cita un profeta precedente che ha compreso questo strumento divino. Notare il parallelismo che impiega, nella sua spiegazione, in quel giorno:

 “E il Signore disse: Io preparerò per il mio servitore Gazelem una pietra che farà risplendere la sua luce nelle tenebre, per poter svelare al mio popolo che mi serve, per poter svelare loro le opere dei loro fratelli, sì, le loro opere segrete, le loro opere tenebrose, le loro malvagità e abominazioni.

Ed ora, figlio mio, questi interpreti (che Alma sta passando ad Helaman) furono preparati affinché si potesse adempiere la parola di Dio, che egli pronunciò, dicendo: Io farò uscire dall’oscurità alla luce tutte le loro opere segrete e le loro abominazioni; e a meno che non si pentano, li spazzerò dalla faccia della terra; e farò venire alla luce tutti i loro segreti e le loro abominazioni, davanti” (Alma 37:23-25).

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Se questo è lo stesso Urim e Thumim utilizzato dal fratello di Giared, Mosia il Primo potrebbe aver trovato e allo stesso tempo scoperto la pietra di Coriantumr. Se questo è lo stesso strumento usato dai sommi sacerdoti mosaici, Mulec potrebbe aver scoperto un modo per conservare gli oggetti sacri e non farli diventare spoglie profane. E’ anche possibile che, come con il fratello di Giared e con Abramo, il Signore stesso avesse consegnato questo strumento a Mosia il Primo.

Molto probabilmente, questo è sia il giaredita che levita Urim e Thummim, di cui i mormoni dicono “era stato preparato dall’inizio (confrontare con la pietra del Targum) ed era stato tramandato di generazione in generazione” (Mosia 28:14).

Naturalmente, essendo questo il commento di Mormon, potrebbe benissimo essere che sono state tramandate di generazione in generazione da Mosia il Primo, fino a Moroni.

Alma e le sue due pietre, collocate in un arco, come la singola pietra di Gazelem, ci riportano al vecchio mondo, al tempo di Cristo. Giovanni soltanto, di tutti gli autori del Vangelo, riconosce che il nome di Pietro lega il suo dono rivelatore ad uno strumento fisico. “Tu sei Simone, il figlio di Giona, tu sarai chiamato Cefa, che vuol dire interpretazione, veggente o pietra” (Traduzione di Joseph Smith – Giovanni 1:42).

Giovanni sa una cosa o due sul tema della singola pietra della veggenza. Come autore dell’Apocalisse, egli viene indicato come San Giovanni il divinatore, o in altre parole, il Veggente.

In quella stessa opera, egli afferma che: “Tohim io vi darò… una pietra bianca, e nella pietra vi è scritto un nome nuovo, che nessuno sa, tranne colui che lo riceve” (Apocalisse 2,17). Questa singola pietra “diventerà un Urim e Thummim per ogni persona fisica che ne percepisce uno” (DeA 130:10). Notate ancora il parallelo con la tradizione del Targum, che incide un nome sacro nella pietra. Con ogni probabilità, Pietro aveva una sola pietra Urim e Thummim di cui Giovanni era a conoscenza.

Pietro potrebbe aver scoperto questa pietra per conto suo, potrebbe essergli stata data dal Signore (sul Monte della Trasfigurazione, il che si adatterebbe bene con le citazioni dell’Apocalisse o di altre teofanie) o potrebbe addirittura essere la pietra persa dai Leviti (tradizione a parte, la Bibbia non specifica quante pietre sono state create – una sola pietra è in grado di fornire sia la luce che la verità).

Torniamo nel Nuovo Mondo, dove Moroni riferisce di avere gli interpreti nefiti, che poi sigilla (Ether 4:5). Joseph Smith, più tardi, li dissotterra e trova che sono gli stessi che aveva Mosia: “due pietre, in un arco d’argento”, ma questi avevano anche l’aggiunta di essere “fissati ad un pettorale” (Storia di Joseph Smith – 1:35).

La madre di Joseph li descrive come “due diamanti a tre punte lisce fissati in un vetro e gli occhiali erano stati fissati in archi d’argento, collegati tra loro, più o meno nello stesso modo in cui sono fatti gli occhiali vecchio stile” (Lucy Mack Smith – Storia di Joseph Smith raccontata da sua madre, pag. 139).

Questi interpreti hanno lo stesso scopo che avevano per Mosia e per la pietra di Gazelem di Alma. Considerando che i Nefiti li utilizzavano per la traduzione delle registrazioni giaredite, per mettere in guardia i loro popoli dalla distruzione che segue necessariamente il non rispetto delle alleanze, Joseph li ha utilizzati per tradurre le registrazioni nefite ed emettere lo stesso avvertimento, ai nostri giorni.

Questi interpreti sono stati presumibilmente restituiti a Moroni, con le piastre. Anche Joseph aveva una sola pietra separata, l’Urim e il Thummim (così era stato denominato), simile a quella di riferimento di Alma o Pietro e Giovanni. Un certo numero di articoli sono stati pubblicati, nel corso degli anni, che descrivono l’uso, da parte del profeta, di entrambi gli strumenti per la traduzione. Il più recente può essere trovato qui.

Questa singola pietra, l’Urim e il Thummim, è ancora in possesso della Chiesa.

Infine, come osservato in precedenza, ogni santo fedele potrà, un giorno, ricevere un Urim e Thummim personale. Questa pietra è, in realtà, parte di un sistema di rivelazione più grande.

“Il luogo dove risiede Dio è un grande Urim e Thummim. Questa terra, nel suo stato santificato e immortale, sarà resa simile ad un cristallo e sarà un Urim e Thummim per gli abitanti che vi abitano, mediante il quale tutte le cose che appartengono ad un regno inferiore, ossia tutti i regni di un ordine inferiore, saranno manifeste a coloro che vi abitano; e questa terra sarà di Cristo.

Allora la pietra bianca menzionata in Apocalisse 2:17 diventerà un Urim e Thummim per ogni individuo che ne riceverà una, mediante la quale saranno rese note le cose che appartengono a un ordine di regni superiore; e una pietra bianca è data ad ognuno di coloro che vengono nel regno celeste, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, salvo colui che lo riceve. Il nome nuovo è la parola chiave” (DeA 130:8-11).

Quanti Urim e Thummim ci sono stati?

Per l’origine e la trasmissione dei vari Urim e Thummim (eccetto ovviamente quelli celesti, menzionati in Apocalisse e DeA 130), possiamo usare alcuni modelli. Possiamo usare un singolo Urim e Thummim per rintracciarli nel tempo.

Possiamo usare un Urim e Thummim continentale, uno in America e uno in Palestina. Potremmo anche utilizzare un Urim e Thummim di questa dispensazione, rivelata dal Signore, con una teofania fresca e una visione della storia del mondo. Con ciascuno di questi, Pietro e Giovanni possono essere tenuti al di fuori del modello, perché la loro è una sola pietra Urim e Thummim, quella che noi chiameremmo “pietra veggente”, oggi.

Se parliamo di un unico Urim e Thummim, quello del fratello di Giared, allora, gli è stato dato dal Signore ed è stato restituito in tempo utile (sia da parte del fratello di Giared che da qualcuno a cui è stato tramandato). Il Signore sarebbe dovuto, quindi, intervenire nuovamente, per darlo ad Abramo (forse quando ha ricevuto le registrazioni dei patriarchi – Abramo 2:31).

Da lì, si sarebbe potuto tramandare fino a quando non fosse stato dato a Mosè e ad Aronne, dove venne custodito nel pettorale di stoffa. I discendenti di Aronne lo avrebbero, poi, tramandato fino alla distruzione di Gerusalemme da parte di Babilonia.

Mulec avrebbe portato il sacro tesoro con lui e il suo popolo, per metterlo nelle mani di Mosia il Primo, quando venne nominato re. Mosia, avendo scoperto le corazze Giaredite (o modellando la sua) inserisce l’Urim e il Thummim in una corazza di metallo.

I Nefiti, poi, se la sono passata, fino ad arrivare a Mormon e Moroni e, infine, a Joseph Smith. Abbiamo a che fare con un unico Urim e Thummim ed è, presumibilmente, ora, di nuovo in possesso di Moroni.

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Se abbiamo un Urim e Thummim continentale, invece, quello del fratello di Giared e quello di Abramo sono due distinti Urim e Thummim. Il giaredita Urim e Thummim è collegato ad una corazza di metallo e utilizzato dai leader giarediti retti, fino alla loro distruzione, quando viene scoperto con la pietra di Coriatumr, da Mosia il Primo. Questo rimane in possesso dei Nefiti, fino a quando Moroni lo seppellisce e Joseph lo trova.

Questi interpreti sono tornati in possesso di Moroni, oggi. L’abramitico Urim e Thummim è associato alla veggenza, ma non tanto alla traduzione.

E’ passato di mano in mano, fino a quando non è entrato in possesso di Mosè, che lo ha posto nella corazza di stoffa dei sommi sacerdoti. Continuando a tramandarlo, fino a perdersi, in qualche momento, durante l’esilio in Babilonia. Può o non può essere stato riscoperto da Pietro, ma rimane, a prescindere, perso, fino ad oggi. Siamo quindi di fronte a due Urim e Thimmim.

Se abbiamo un Urim e Thummim della dispensazione, allora abbiamo a che fare con diverse pietre. Il fratello di Giared ne aveva ricevuto uno, personalmente dal Signore. Questo è la stesso finito nelle mani di Moroni ed eventualmente di Joseph Smith. Poi, Moroni lo ha preso di nuovo e lo detiene ancora oggi. Anche ad Abramo ne venne dato uno (forse quando aveva le visioni del Signore, in seguito al suo tentativo di sacrificio).

Questo è andato perduto, fino ad ora. Anche a Mosè ne è stato dato uno personalmente dal Signore (in associazione alle visioni di Mosè), che si tramanda in tutta la dispensazione mosaica, fino a quella babilonese.

Anche questo rimane perduto, fino ad ora. Mosia il primo, riceve il proprio Urim e Thummim dal Signore, direttamente (e questo somiglia a quello giaredita quindi, forse, sono tutti costruiti sullo stesso modello). Confronta Mosia, in fuga dai malvagi Nefiti, che riceve gli interpreti, lungo la strada, con Lehi, in fuga da Gerusalemme, che riceve la Liahona, lungo la strada. Questo strumento si tramanda tra i Nefiti, fino ad Helaman, ma si perde prima del tempo di Mormon.

Infine, a Pietro viene assegnato un Urim e Thummim, dopo aver visto la storia del mondo e il Signore trasfigurato. Anche questo è andato, successivamente, perduto. Questo ci porta a contare non meno di 5 Urim e Thummim.

Se si vuole fare uno studio serio dell’antico Urim e Thummim, bisogna guardare ad un lavoro che ho appena scoperto di recente.

Come ho già detto, gli studiosi del passato si sono tipicamente concentrati sugli aspetti della divinazione dello strumento e, in gran parte, hanno ignorato gli aspetti rivelatori e verbali di esso. Inoltre, gli studi sembrano per lo più relegati a piè di pagina, piuttosto che darne uno sguardo pieno e approfondito.

Negli ultimi decenni, è emerso un nuovo lavoro, con un approccio più completo di ciò che è stato fatto in passato.

Si chiama “Urim e Thummim: un mezzo di rivelazione nell’antica Israele” di Cornelis Van Dam (Winona Lake, Indiana: Eisenbrauns, 1997). Van Dam, come molti studiosi della Bibbia, lavora senza considerare le scritture della restaurazione e, quindi, non riporta al lettore tutto quello che c’è da sapere.

Tuttavia, un Santo degli Ultimi Giorni, che ha familiarità con l’utilizzo di questo strumento, nelle Scritture e in questa dispensazione, troverà un grande valore, nella ricerca di Van Dam.

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