Profezie messianiche: quando Cristo nacque a Betlemme, questo fu un evento a lungo predetto, e annunciato con molto anticipo.
Anche se molte chiese cristiane credono che il Vangelo insegnato da Gesù fosse un rivoluzionario insieme di idee avviate nel meridiano dei tempi, come membri della Chiesa di Gesù Cristo, sappiamo che, fin dal principio, i profeti anticiparono la Sua venuta e la Sua missione.
Il Suo vangelo venne compreso dai profeti e dai credenti di tutte le dispensazioni, dal tempo di Adamo.
Quando cerchiamo delle testimonianze, esse sono abbondanti. Gesù disse: “le Scritture… sono quelle che testimoniano di me” (Giovanni 5:39).
Infatti, Giacobbe ci ha insegnato: “Ecco, io vi dico che nessuno dei profeti ha scritto né profetizzato senza aver parlato riguardo a questo Cristo” (Giacobbe 7:11).
Nefi disse di suo padre, Lehi: “E ha anche parlato riguardo ai profeti, che gran numero di essi aveva testimoniato di queste cose, riguardo a questo Messia, di cui aveva parlato, o questo Redentore del mondo” (1 Nefi 10:5, enfasi aggiunta).
Vediamo che testimoniare di Gesù Cristo – la Sua realtà, la Sua missione, la Sua espiazione, la Sua venuta – è stato il privilegio e il focus dei profeti, fin dall’inizio.
Questa era l’essenza del loro insegnamento e ogni aspetto contrario manca di significato oppure dipende da un problema con il testo.
In effetti, l’espiazione e la missione di Gesù Cristo sono il vangelo e ogni altro bene che amiamo, in esso, parte da questa realtà centrale. Egli disse ai suoi discepoli, quando predicava nel Nuovo Mondo:
“Ecco, io ho dato a voi il mio Vangelo, e questo è il Vangelo che vi ho dato: che sono venuto nel mondo per fare la volontà del Padre mio, perché mio Padre mi ha mandato” (3 Nefi 27:13).
L’anziano Bruce R. McConkie disse:
Nell’economia di Dio c’è una ragione per tutte le cose, e maggiore è la manifestazione, più importante è la motivazione dietro ad essa. Per quattro millenni, nulla di quanto venisse detto da uomini o angeli era importante quanto le loro profezie messianiche.
Dal giorno, nell’Eden, in cui il Signore disse che il Seme di Eva avrebbe dovuto schiacciare la testa del serpente, fino ad una notte gloriosa, quattromila anni dopo, sulle colline della Giudea, le espressioni più importanti, sentite sulla terra, erano le profezie messianiche.
E dalla nascita del Messia, fino alla fine dei tempi, la lingua più gloriosa che è stata o che può essere parlata, contiene le testimonianze messianiche, nate dalla potenza dello Spirito per l’edificazione, la benedizione e la salvezza della parte ricettiva degli abitanti della terra.
Questa lezione si concentra in particolare sulla testimonianza di tre, di questi testimoni: Isaia, Giovanni Battista e Giovanni l’Amato, ma essi sono i rappresentanti di tutti i profeti che hanno capito che la loro missione era quella di portare la gente a credere che Gesù è il Cristo.
Le finalità delle profezie messianiche
Anziano McConkie esprime tre ragioni per le quali, le profezie messianiche, sono continuate fra tutti i popoli giusti della terra.
Egli ha scritto:
In primo luogo, le “profezie messianiche abilitavano quelli che vivevano dall’inizio del tempo, fino alla sua venuta, ad avere fede in Cristo e, quindi, ottenere la salvezza.”
“Da sempre e per sempre, la salvezza è in Cristo” ha sottolineato anziano McConkie e i giusti lo hanno saputo e compreso. Alcune persone descrivono l’essere arrivati alla comprensione spirituale ed essere ritornati a Dio, come fosse una ruota con molti raggi: tutti hanno come obiettivo finale, il centro.
In altre parole, qualsiasi cosa le persone credano, purché li porti verso una vita morale, è, per loro, accettabile.
Ma questo non è vero. L’unico modo per entrare nella presenza di Dio ed essere di nuovo con Lui, è attraverso Gesù Cristo. E’ altrettanto importante per le persone che hanno vissuto prima della venuta di Cristo, come lo è per noi, avere una testimonianza di questa verità.
In secondo luogo, le “profezie messianiche permettono a coloro che vivevano in quel momento e dopo la venuta di Cristo, di credere che Egli fosse l’uomo di cui i profeti avevano parlato, in modo che anche loro potessero essere salvati.”
Gesù Cristo è il compimento delle profezie messianiche. Egli è l’unto e il prescelto. Non è nessun altro. Non è qualcuno che deve ancora venire. Non è un’altra persona. E non è un qualsiasi idolo – che si tratti di materialismo, o della propria volontà, o di facile gratificazione, o di intrattenimento.
Le profezie messianiche, attraverso i secoli, riportano più testimonianze di questo fatto centrale dell’esistenza. Gesù è il Cristo, l’unico modo per essere salvati.
Non è un punto discutibile.
Se si basa la fede in Cristo, solo dal numero delle testimonianze sulla sua divinità e sulla sua missione, è davvero difficile negare il Suo ruolo come Figlio di Dio.
In terzo luogo, le “profezie messianiche rivelano il modo e il sistema di espressione profetiche e compimenti, in modo che le profezie messianiche relative alla Seconda Venuta possano essere comprese, permettendo così agli uomini di prepararsi per quel grande giorno e per la salvezza che li aspetta”.
Non possiamo essere pronti per la Seconda Venuta o per l’eternità, senza la comprensione e il credere nella missione di Gesù Cristo.
Un membro del nostro rione ha detto, tuttavia, che non basta solo pensare a qualche tempo lontano, nel futuro, in cui ella potrà essere gioiosa, perché aveva, in passato, una testimonianza del Salvatore.
Ciò che conta, per lei, è la sua testimonianza di Gesù Cristo risorto e la trasformazione del suo presente.
E’ la nostra testimonianza, rafforzata dalla testimonianza di altri, che Gesù è il Cristo, che rende la vita, qui e ora, abbondante e piena di speranza, e rende le nostre prove sopportabili.
Profezie messianiche di Isaia
Quando Cristo ha visitato le persone giuste nelle Americhe, ha citato ampiamente Isaia e ha detto: “Ed ora, ecco, io vi dico, che dovete scrutare queste cose. Sì, un comandamento vi do, affinché scrutiate diligentemente queste cose; perchè grandi sono le parole di Isaia” (3 Nefi 23:1).
Nell’Antico Testamento, non vi è nessun profeta che testimonia più chiaramente della missione di Cristo, di Isaia. I versetti di Isaia 61, utilizzati per la lezione, sono un minimo esempio della testimonianza messianica di Isaia.
Ciò che è particolarmente significativo, in essi, però, è che il Salvatore utilizzò questi versi per proclamare la sua identità, nella sinagoga di Nazaret. Cristo aveva insegnato nelle città intorno e, poi, era tornato a Nazaret, la sua ex casa.
Nel giorno di sabato, andò alla sinagoga ad ascoltare la lettura della legge e dei profeti. Durante questi servizi, gli uomini venivano chiamati a leggere ed egli era stato riconosciuto come maestro, con il diritto di assumere il posto del lettore.
In questa occasione, egli scelse di leggere da Isaia, citando i primi due versi, poi chiuse il libro e si sedette. I lettori potevano anche fare commenti, così gli occhi di tutti coloro che erano presenti e in attesa erano, probabilmente, su di Lui.
La Scrittura che aveva letto era riconosciuta da tutti come specifico riferimento al Messia, che era così tanto atteso. Invece di un commento dettagliato, le sue uniche parole furono una dichiarazione: “In questo giorno, si è adempiuta questa scrittura che avete udito con le vostre orecchie” (Luca 4,21).
La sua chiara dichiarazione che Egli fosse il Messia, li offese molto, ma risuona nelle nostre orecchie con gioia. Chi di noi non ha il cuore spezzato, non è prigioniero, non è cieco o non ha dei lividi?
“Egli mi ha mandato per guarire il cuore spezzato, per proclamare la liberazione ai prigionieri e per far recuperare la vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi”, ha annunciato.
Dove c’è un bisogno doloroso, Egli è venuto a soddisfare questa necessità, per sanare le ferite che le bende mortali non possono sanare. Egli è la compensazione per le nostre perdite, che sembrano a volte così grandi, senza nessun risarcimento possibile.
Si tratta di un mondo ferito e nessuno di noi emerge senza cicatrici e dolore.
La nostra vita è piena di aspettative deluse, speranze disattese, debolezze deludenti, peccati debilitanti che sembrano, a volte, legarsi addosso a noi, come una catena.
Egli è il balsamo, il liberatore, il costante amico, colui che ci libera dalla prigione dei nostri debitori, da cui non sembra esserci alcun sollievo.
La frase “la consegna dei prigionieri” si riferisce anche a quelli che sono nella prigione degli spiriti, vincolati dall’ignoranza, che possono essere liberati attraverso l’apprendimento del Vangelo.
Si riferisce a coloro le cui menti sono vincolate dalla falsità e dalle filosofie oppressive. Essa ricorda la prigione dell’autolesionismo e del considerarci senza valore, dei sensi di colpa che ci legano.
Gesù Cristo si è volontariamente fatto avanti per portare i nostri fardelli e renderli leggeri. Isaia profetizzò e Gesù proclamò in un’eco di quello che una volta era stato detto nel mondo pre-terreno: “Eccomi, manda me”. ” In questo giorno, si è adempiuta questa scrittura che avete udito con le vostre orecchie”.
Io vi curerò, benedirò, guarirò, compenserò, solleverò, placherò, insegnerò, riempirò di gioia, dice. Questo è il nostro Salvatore.
La testimonianza di Giovanni Battista
La testimonianza di Giovanni Battista è significativa perché ha un ruolo speciale, come precursore di Cristo.
La missione di Giovanni era di rovesciare il regno dei Giudei, che erano diventati apostati (si erano allontanati) dalla verità. Isaia, Malachia e Nefi, tutti profetizzarono della sua venuta, per preparare la strada (Isaia 40:1-11; Malachia 3:1-6; 1 Nefi 10:7-8).
Giovanni capì la missione di Cristo in modo più approfondito di quanto potremmo mai fare, basandoci solo sul Nuovo Testamento, come risulta chiaramente dai versi di Luca 3:4-9, nella Traduzione di Joseph Smith della Bibbia.
Di particolare rilievo è la menzione di Giovanni nel portare la salvezza alle nazioni pagane e preparare la via per predicare il Vangelo ai Gentili. Giovanni capì chiaramente che Cristo non era solo il Messia degli ebrei, anche se sarebbe venuto a loro per primi, ma di tutta la terra.
La testimonianza di Giovanni, l’amato
Giovanni, l’Amato, è stato il primo discepolo di Giovanni il Battista e fu presente al battesimo di Gesù. La sua testimonianza, registrata in Giovanni 1:1-14, è sicuramente, in parte, un riflesso degli insegnamenti del Battista. Essi riflettono alcuni dei molti ruoli che Cristo svolge nell’eternità.
“In principio era il Verbo” (Giovanni 1) o “In principio era il vangelo predicato per mezzo del Figlio. E il Vangelo era la parola, e la parola era con il Figlio e il Figlio era presso Dio e il Figlio era di Dio. Egli era in principio presso Dio” (Giovanni 1,2).
Giovanni ci insegna che, dal mondo pre-terreno, Cristo era il Figlio divino di Dio. Era con il Padre, in un rapporto unico come Primogenito. Inoltre, era “di Dio”. In altre parole, egli era Dio anche allora, prima della Sua esperienza terrena.
La Parola, con la maiuscola, è sinonimo di Cristo. Il vangelo (la parola) è la missione espiatoria di Cristo, mentre compiva perfettamente la volontà del Padre.
Geova predicò il Vangelo in tutto il mondo pre-terreno
Geova, il nome premortale di Gesù Cristo, è il Dio dei tempi dell’Antico Testamento. Fu Geova che chiese ad Abramo di sacrificare Isacco, che diede i 10 comandamenti a Mosè, sul Sinai, che parlò con il fratello di Jared, che fece alleanza con i figli d’Israele.
Gesù Cristo, stava adempiendo perfettamente la volontà e la direzione del Padre, in tutto questo. Nelle Scritture, quando la parola SIGNORE è scritta in maiuscolo, esso è un altro nome per il Gesù.
“Tutte le cose sono state fatte da lui”, ha scritto anziano McConkie: “Non c’è modo di immaginare l’entità dei mondi creati da Cristo, per volere del Padre Suo.
Contiamo i granelli di sabbia su tutte le spiagge e i deserti del mondo, aggiungiamo le stelle di gran parte del firmamento, moltiplichiamo il totale delle somme e che cosa abbiamo? Appena un punto, nell’ampia distesa di un universo infinito. Tutto creato da Cristo”.
La rivelazione moderna dice: “Per Lui, e per mezzo di Lui, e mediante Lui, i mondi sono e furono creati” (DeA 76:24). Paolo dice: “Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che Egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale pure ha creato i mondi” (Ebrei 1,1-2).
“In Lui era la vita; e la vita era la luce degli uomini”(Giovanni 1: 4) un’ulteriore comprensione di Cristo come luce è data in DeA 88:7-13
Verità che brilla. Questa è la luce di Cristo. Così come egli è nel sole, ed è la luce del sole ed il potere d’esso, mediante il quale esso fu creato.
Così come egli è nella luna, ed è la luce della luna e il potere d’essa, mediante il quale essa fu creata; Così come la luce delle stelle, e il loro potere, mediante il quale esse furono create; E la terra pure, e il suo potere, ossia la terra sulla quale voi state.
E la luce che brilla e che vi dà luce, viene tramite colui che illumina i vostri occhi, che è la stessa luce che vivifica il vostro intelletto; Luce che emana dalla presenza di Dio per riempire l’immensità dello spazio;
La luce che è in tutte le cose, che dà vita a tutte le cose, che è la legge mediante la quale tutte le cose sono governate, sì, il potere di Dio che siede sul suo trono, che è nel seno dell’eternità, che è in mezzo ad ogni cosa.
Che significato enorme questi versetti aggiungono a Cristo, come luce. E’ la Sua luce che alimenta il sole e le stelle, una luce che proviene dalla Sua presenza, che riempie tutto lo spazio, una luce che dà letteralmente vita a tutte le cose. Nessuna tenebra può resistere a questa luce.
I testimoni di Cristo, attraverso tutti i tempi, hanno detto, in sostanza: “Noi parliamo di Cristo, gioiamo in Cristo, predichiamo il Cristo, profetizziamo di Cristo” (2 Nefi 25:26). Possa la nostra personale testimonianza essere simile.
Maurine Proctor di ldsmag.com
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