La crisi post laurea o dopo l’università emerge nell’età giovane adulta, quando si fa il primo passo nella “vita reale” e si capisce di non avere idea di quel che si sta facendo.
La “vita reale” dopo l’università
Quando mi sono laureata all’università ed ho iniziato il mio primo lavoro, mi sono sentita come se fossi ARRIVATA; avevo vissuto da sola per anni ed ero sicura di aver già capito questa cosa dell’essere adulti. Potevo pagarmi l’affitto, cucinare da sola, programmare il mio tempo e comportarmi decentemente socialmente; semplice giusto?
A parte per il fatto che non lo era!
L’essenza della crisi post laurea si trova al confine tra tutto ciò che siete stati e il futuro che vi guarda in faccia chiedendovi chi siate e che cosa vogliate. Temete di non stare facendo la cosa giusta con la vostra vita, ma non sapete nemmeno cosa sia la cosa giusta; iniziate a pensare si più al futuro, a preoccuparvi di più per cosa quale: come prendervi cura di una famiglia e come risparmiare per la pensione. La realtà dei nuovi stadi della vita, come il matrimonio e i figli (o non sposarvi o avere figli nel mio caso) inizia a prendere corpo. Finite la scuola e siete contenti di non avere più compiti, ma all’improvviso la struttura e la prevedibilità che arrivano semestre dopo semestre sono svanite e voi dovete capire da soli cosa farne della vostra vita; è esaltante ma anche terrificante.
Perciò se vi sentite così non preoccupatevi perché non siete soli.
Consigli per prendere in mano la nostra vita una volta finita l’università
Mi sento ancora come se fossi nel mezzo della mia crisi post laurea, ma ho scoperto alcune cose che mi hanno aiutato a superare l’incertezza di questo stadio della vita.
- Leggere il Libro di Mormon. Alcuni mesi fa, nella settimana che avrebbe portato alla conferenza di palo, mi son sentita scoraggiata; le mie debolezze e i miei fallimenti pesavano grandemente e ho dubitato la mia capacità di fare ciò che Dio mi chiedeva. Non riuscivo a vedere il passo successivo da fare nella mia vita e sono andata alla conferenza di palo con una preghiera nel cuore: scoprire cosa potessi fare per andare avanti. La risposta è stata semplice, dolce e chiara: leggere il Libro di Mormon. Mi sono immediatamente sentita piena di gioia e gratitudine; si trattava di qualcosa che potevo fare! Ho sentito l’amore del Signore e la certezza che se fossi stata diligente nel leggere la Sua parola, Egli mi avrebbe guidato. Leggere tutti i giorni non aggiusta tutti i miei problemi, ma mi da la forza spirituale di cui necessito per affrontarli.
- Andare ad istituto. All’inizio della mia transizione in questo nuovo stadio, circa un anno da, mi son sentita come se non potessi afferrare la mia vita; non conoscevo nessuno, non sapevo cosa sarei voluta diventare una volta cresciuta, sembrava che non riuscissi a tenere sotto controllo ll mio programma, sembrava che a nessuno importasse nulla di ciò che stessi facendo e non sapevo come sistemare queste cose; il progresso generale sembrava lento in modo atroce e anche la risposta a questa preghiera è stata semplice: andare a istituto. Nella mia prima lezione abbiamo parlato di come tramite le “cose piccole e semplici si avverano grandi cose” (Alma 37:6) ed è stato come se la vita fosse saltata di nuovo nella giusta prospettiva;I momenti importanti nella vita sono il culminare di molte, molte piccole cose e sapevo che facendo le cose piccole, come leggere le scritture, pregare ed andare a istituto, avrei costruito una vita che valesse la piena d’esser vissuta.
- Praticare l’amor proprio. Nel caso in cui non l’aveste indovinato, sono spesso molto dura con me stessa per non avere ancora programmato la mia vita; nell’ultimo anno sono diventata più consapevole del modo in cui parlo a me stessa e ho cercato di evitare i pensieri autocritici e taglienti dicendomi che non importa cosa io faccia o meno, merito comunque amore ed appartenenza; Dio mi ama non a causa delle cose che ho ottenuto, ma perché io sono Sua e posso amarmi perché sono una figlia di Dio con un valore infinito, anche se non ho ancora deciso nulla.
- Ricordare che i giorni nel deserto sono parte del viaggio e che Dio è al timone. L’inizio dell’età adulta è uno stadio transitorio quando si parla di relazioni, carriera, luogo fisico e altri aspetti della vita; il futuro sembra incerto e il terreno instabile. Di recente, mentre iniziavo a leggere di nuovo il Libro di Mormon, ho capito che Nefi era probabilmente molto più simile a me di quanto pensassi; a volte penso che lo mettiamo su di un piedistallo come colui che era fedele, sempre sicuro di sé, che aveva sempre una fiducia perfetta in Dio e che sapeva sempre quel che faceva, ma non penso che fosse così; ci son stati momenti in cui non si sentiva sicuro: “Non sapendo in anticipo ciò che avrei fatto” (1 Nefi 4: 6), eppure ha visto miracoli straordinari; molti dei giorni nel deserto erano incredibilmente tremendi oppure in cui non succedeva nulla che valesse la pena di scrivere, ma ogni giorno nel deserto era un passo più vicino alla terra di promessa e io posso stare certa che nei miei giorni nel deserto è Dio che mi guida, così come ha guidato Nefi “in una ben migliore terra promessa” (Alma 37: 45).
Prendiamo la mano di Colui che ci guida
Nell’affrontare ogni giorno mi capita di sentirmi come se stessi camminando nell’oscurità ed allora mi ricordo dell’ultimo verso del mio inno preferito, “Rischiara, Padre, questo mio sentier”:
Rimanga a lungo il tuo poter su me,
mi guidi ancor;
oltre il mio sguardo il buio fuggirà
lontan da qui.
Riguardando alla mia vita vedo come Dio mi abbia guidata attraverso gli anni; sapendo questo posso guardare avanti, mettere la mia mano nella Sua e dire: “mi guidi ancor”. Non ho bisogno di vedere la mia strada nell’oscurità perché Egli la conosce; Egli è la via e con Lui posso avere pace; persino durante la crisi post laurea.
Ariel Szuch è un’autrice originaria di Boise, in Idaho; ama leggere, scrivere, danzare, cantare e passare del tempo con la propria famiglia. Serve nel proprio rione come insegnante della scuola domenicale e come direttrice del coro.
Articolo scritto da Ariel Szuch, pubblicato su lds.org e tradotto da Cinthia Macaluso.
Cinthia Macaluso
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