Noi Mormoni abbiamo dibattuto molto, durante la nostra storia, su cosa sia proibito o meno nella Parola di Saggezza; sappiamo che l’alcool, il tabacco, il caffè ed il tè sono vietati, ma se il vino rosso viene cotto?
E il caffè decaffeinato? La coca cola? Il Kombucha? I té a base di erbe? Il té verde? A volte cercare di capire la sezione 89 di Dottrina e Alleanze è come cercare di leggere le foglie del té:cosa nient’affatto semplice! La domanda sorge spontanea: Perché Dio non ci ha detto queste cose in modo diretto?
E se la risposta fosse che stiamo leggendo la Parola di Saggezza nel modo sbagliato? E se il testo di questa sezione non servisse a dirci esattamente cosa mangiare o non mangiare, ma piuttosto ad insegnarci dei principi? Come potrebbe, questa possibilità, cambiare il modo in cui leggiamo la Parola di Saggezza?
In questo articolo presento una struttura utilizzata da Anziano David A. Bednar, per introdurre l’idea che la Parola di Saggezza potrebbe non essere un insieme di “fare” e “non fare” come invece pensiamo noi a volte; suggerirò, piuttosto, che la Parola di Saggezza possa essere vista come un insieme di principi che il Signore ci ha dato per aiutarci ad affrontare le prove degli ultimi giorni.
Alcuni articoli futuri utilizzeranno questa stessa struttura per vedere quale luce possa essere rivelata riguardo Dottrina e Alleanze 89.
Dottrine, Principi e la Pratica
Nel suo libro “Increase in Learning”, Anziano David A. Bednar, evidenzia una differenza tra dottrine, principi e la pratica; suggerisce che ognuno di questi concetti evangelici risponda a una domanda differente: le dottrine rispondono alla domanda “Perché”, i principi ci aiutano a capire “Cosa” e la pratica ci dice “Come”.
Ecco come Anziano Bednar spiega cosa si intende per dottrina nell’ambito del Vangelo:
“Una dottrina evangelica è una verità, una verità di salvezza rivelata da un amorevole Padre Celeste; le dottrine evangeliche sono eterne, non cambiano e riguardano il progresso eterno e l’esaltazione dei figli e delle figlie del Padre Celeste. Dottrine quali la natura della divinità, il piano di felicità e l’espiazione di Gesù Cristo, sono fondamentali ed esaustive; le dottrine centrali del Vangelo di Gesù Cristo sono di numero relativamente ridotto.
Le dottrine evangeliche rispondono alla domanda “perché?”; per esempio la dottrina del piano di felicità risponde alle domande: perché siamo qui sulla terra, perché il matrimonio tra uomo e donna è ordinato da Dio e perché la famiglia è il cuore del piano del Creatore, per far avverare il destino eterno dei Suoi figli?
La dottrina della Divinità ci aiuta a capire perché dobbiamo diventare perfetti come lo sono il nostro Padre nei cieli e Suo figlio Gesù Cristo; la dottrina dell’Espiazione spiega perché Gesù Cristo sia il nostro mediatore ed avvocato di fronte al Padre”.
Perciò le dottrine sono fondamentali, eterne e di numero pressocché ridotto; sono la risorsa primaria per la comprensione del perché le cose siano come sono, perché nostro Padre ci abbia dato i consigli che ci ha dato e del perché dovremmo desiderare di seguire questi consigli.
I principi del Vangelo si differenziano dalle dottrine del Vangelo; laddove le dottrine rispondono alla domanda “Perché?”, i principi rispondono alla domanda “Cosa?”; come ad esempio: “Data questa dottrina, cosa ci può aiutare a dirigere le nostre azioni?” Secondo Anziano Bednar:
“Un principio del Vangelo è una Linea guida basata sulle dottrine che serve ad esercitare il libero arbitrio; sono un sottoinsieme, o dei componenti, del più ampio insieme delle verità del Vangelo e forniscono una direzione da seguire. I principi corretti sono sempre basati sulle dottrine e su di esse si ergono; non cambiano e rispondono alla domanda: “Cosa?”
Molti principi possono venire associati ad una singola dottrina… Un principio non è un comportamento specifico o un’azione; fornisce, piuttosto, le linee base per un comportamento o un’azione”.
Alcuni dei principi importanti identificati da Anziano Bednar sono: fede in Cristo, pentimento dei peccati, obbedienza a Dio e servizio verso gli altri; notate che questi principi sono linee guida generali, da non identificare come comportamenti specifici.
La differenza tra una linea guida e un comportamento specifico, o un’azione, è importante; una linea guida è creata per rispettare il nostro libero arbitrio e le nostre circostanze individuali.
I figli di Dio vengono posti sotto circostanze uniche che cambiano nel tempo e, anche se sarebbe utile, non è possibile che le scritture contengano una lista di ogni specifica azione che ogni singola persona dovrebbe compiere in ogni possibile situazione in cui possa trovarsi; un volume di questo tipo non potrebbe mai venire scritto, perché un numero tale di circostanze individuali è letteralmente infinito.
Dio ci da, piuttosto, dei principi da utilizzare come guida che noi singoli individui possiamo applicare alle nostre circostanze particolari; Come ha detto Joseph Smith: “Insegno loro i giusti principi e lascio che si governino da soli”.
Anziano Bednar descrive, infine, la Pratica in questo modo:
“La pratica è formata da comportamenti reali, azioni, passi, pratiche o procedure attraverso le quali mettiamo in pratica le dottrine e i principi del Vangelo nella nostra vita. Mentre le dottrine e i principi non cambiano, la pratica può variare in modo appropriato in base alle necessità ed alle circostanze; essa risponde alla domanda “Come?”; in molti casi può derivare o essere associata ad un singolo principio”.
La pratica comprende comportamenti molto specifici che si verificano in circostanze particolari; se sono basati su saldi principi del Vangelo, che derivano da dottrine eterne, possiamo stare tranquilli di stare prendendo le giuste decisioni. Ad ogni modo, possiamo essere sicuri del modo in cui applichiamo un principio solo se lasciamo che sia lo Spirito Santo a guidarci.
Per esempio, cercare di capire l’Espiazione di Cristo (che è una dottrina) potrebbe portarci ad avere il desiderio di servire chi ci sta accanto (che è invece un principio); ci sono molti modi che possono permetterci di applicare il principio del servizio, come aiutarli a prendersi cui dei figli, falciare il prato o passare un po’ di tempo di qualità chiacchierando insieme.
Ognuna di queste opzioni potrebbe andare bene ma, ascoltando lo Spirito, possiamo sapere come meglio servire ai bisogni di coloro per cui vogliamo essere una benedizione.
Facciamo un esempio: osservare la sacralità della domenica
Per illustrare questo schema molto utile datoci da Anziano Bednar, vorrei utilizzare un principio che i dirigenti della Chiesa hanno cercato di aiutarci a capire meglio recentemente: osservare la sacralità della domenica.
Qual’è la dottrina fondamentale che ci aiuta a capire perché sia importante osservare la sacralità della domenica? Questa dottrina viene introdotta sin dal principio delle scritture, dove il Signore ci ha raccontato della Sua creazione del mondo:
“Il settimo giorno, Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta.
Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta” (Genesi 2: 1 – 3).
In Esodo, il Signore dice:
“Quanto a te, parla ai figli di Israele e dì loro: ‘Badate bene di osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io sono il Signore che vi santifica’”.
Ecco le parole del Presidente Russell M. Nelson:
“La cosa forse più importante è che la domenica sia stata data quale alleanza perpetua; un monito costante per ricordarci che il Signore può santificare il Suo popolo”.
Il principio dell’osservazione della domenica, parte da questa dottrina fondamentale; è una linea guida generale che ci aiuta a sapere cosa fare per riposarci dalle nostre fatiche e mostrare al Signore che lo onoriamo, onorando il giorno che Egli ha reso sacro per noi.
Una cosa importante a questo riguardo è notare che questo principio non andrebbe confuso con la Sua pratica. Vi sono molti modi per applicarlo, per esempio, andare in Chiesa, leggere le scritture, fare un po’ di storia familiare, non fare la spesa o evitare di fare sport; qual’è il modo migliore per applicare questo principio?
Per rispondere alla domanda “Come santifichiamo la domenica?”, il Presidente Nelson ha spiegato che concentrarci sulla dottrina che sta dietro al principio (quindi il perché), ci aiuterà a capire come applicare il principio:
“Quand’ero giovane, ho studiato il lavoro di altri che avevano compilato liste di cose da fare e da non fare la domenica. Solo tempo dopo ho appreso dalle Scritture che la mia condotta e il mio atteggiamento durante la domenica costituivano un segno tra me e il mio Padre Celeste.12 Con questa comprensione non ho più avuto bisogno di liste di cose da fare e di quelle da non fare.
Quando dovevo prendere la decisione se un’attività era appropriata o meno per la domenica, mi chiedevo semplicemente: “Quale segno voglio dare a Dio?” Questa domanda ha reso molto chiare le mie scelte relative al giorno del Signore”.
Come per tutte le attuazioni dei principi del Vangelo, il modo in cui applichiamo un principio può cambiare da persona a persona in base alle nostre circostanze individuali; la dottrina non cambia, il principio non cambia, l’applicazione può cambiare in base alla nostra situazione.
I figli di Israele erano lenti a ricordare il Signore e per questa ragione hanno ricevuto una “legge molto rigida” che potessero “osservare strettamente, giorno dopo giorno” (Mosia 13: 30).
La legge di Mosè comprendeva leggi specifiche riguardanti l’osservanza della domenica; uno svantaggio che si trova nel ricevere delle politiche riguardanti un principio, sta nel fatto che così facendo si incoraggia la gente a credere che basti seguire la lettera della legge, per osservare un principio, ma noi sappiamo che ciò non è corretto; il Signore non vuole la nostra cieca obbedienza, Egli desidera i nostri cuori.
“Fare” la cosa giusta non è abbastanza, dobbiamo “essere” il giusto tipo di persone e per esserlo abbiamo bisogno di tutto il nostro cuore, delle nostre facoltà, della nostra mente e della nostra forza; è per questo che sentiamo spesso parlare dell’importanza di seguire lo spirito della legge.
Come si può applicare tutto ciò alla Parola di Saggezza?
Dio preferisce insegnare principi difficile che permettano di utilizzare il nostro libero arbitrio e il dono dello Spirito Santo, per poter capire cosa sia giusto in base alle circostanze in cui ci troviamo. Il Vangelo di Gesù Cristo non è un insieme di rigide leggi, è basato su dei principi; Perché mai la Parola di Saggezza dovrebbe essere differente?
Il Signore stesso definisce la Parola di Saggezza un “principio con una promessa” (Dottrina e Alleanze 89: 3), ma troppo spesso capita che la trattiamo come una legge Mosaica: “Devi astenerti dall’alcol, dal tabacco, dal caffè e dal tè”. Che cosa potremmo perderci riducendo la sezione 89 di Dottrina e Alleanze ad una semplice lista di sostanze che non dovremmo utilizzare?
Che accadrebbe se il Signore stesse utilizzando queste sostanze come un esempio di un principio più grande che sta cercando di insegnarci? Cosa potrebbe essere questo principio? E come potrebbe indirizzare la nostra pratica così da aiutarci a prendere decisioni migliori riguardanti il genere di cibo e di sostanze che dovremmo prendere o meno?
Cosa ancora più importante: se la Parola di Saggezza è un principio, o un insieme di principi, da quale dottrina ha origine? Ricordate che le dottrine rispondono alla domanda “Perché?”; quale dottrina ci dice perché dovremmo seguire il principio della Parola di Saggezza? Qual’è la dottrina della Parola di Saggezza, che da significato e scopo a questi principi?
Articolo scritto da Jane Birch, pubblicato su LDSMag e tradotto da Cinthia Macaluso.
Cinthia Macaluso
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