La parola bestemmia rappresenta un trasferimento dal greco blaspheméo, che significa “dire parole irriverenti”, “diffamare”, sul cui sfondo stanno blapto, “offendere”, “danneggiare” e phéme, “voce”, per cui blasphemia viene ad essere una “parola lesiva”.
Nell’uso corrente significa “ingiuria contro Dio” e comprende l’insulto contro di lui, e contro persone e cose sante, e l’abuso del suo nome per commettere crimini.
Che cos’è la bestemmia
Rappresenta una colpa grave, ma è soprattutto comportamento irrazionale, tanto in chi ammette l’esistenza di Dio, quanto in chi la nega: spesso si esaurisce in una rozza ostentazione di forza, in un vano gonfiarsi d’orgoglio nell’atto di sfidare il Padre Celeste, quando non sia soltanto un volgare abbandonarsi ad un andazzo irresponsabile.
La proibizione della bestemmia ha la sua origine nel secondo comandamento e il suo fondamento nel riconoscimento della santità di Dio, il cui nome esige rispetto e venerazione.
Infatti, come ben possiamo leggere dalla Sacra Bibbia, vediamo che Il Signore aveva imposto ad ognuno di noi il seguente comandamento:
“Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano”( La Sacra Bibbia, Esodo 20:7). Sfortunatamente non viene sempre rispettato. Cerchiamo di capire i motivi che si possono celare dietro questo comportamento.
Chi bestemmia non odia il Padre Celeste ma se stesso
Questo atteggiamento, da parte di queste persone, più che una manifestazione di forza è invece sinonimo di debolezza e impotenza, in quanto, non avendo la capacità e il coraggio di affrontare, e quindi di risolvere i problemi e le avversità, che ogni giorno ci riserva la vita, non trovano di meglio che prendersela con l’amato Padre nei cieli, invece di infondere le proprie energie e la propria intelligenza per migliorare la propria esistenza, per tornare un giorno al Suo cospetto.
Bestemmia colui che ha perso la retta via; colui che non è più illuminato dalla fede ed ha, perciò, bisogno di essere aiutato.
Queste persone, infatti, non devono essere emarginate e /o additate come non credenti o addirittura come ” manifestazione del Diavolo”.
Sono persone che hanno bisogno di aiuto perché, anche se non sembra, sono individui molto deboli, privi di personalità e di capacità di saper agire.
Noi come membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ma soprattutto come figli dello stesso Padre nei cieli, abbiamo l’obbligo morale di aiutare il nostro prossimo e, in particolare, quello più bisognoso, anche e soprattutto perché uno dei nostri compiti è proprio quello di ” amare il nostro prossimo come noi stessi” ( La Sacra Bibbia, Matteo 22:39).
Il blasfemo è sicuramente una pecorella smarrita che deve tornare nell’ovile del Signore. Con loro bisogna avere molta pazienza perché, molto spesso, si vestono di arroganza e presunzione.
Ma è solo apparenza. In realtà, dietro questa facciata di alterigia c’è un individuo fragile che non trova il coraggio di chiedere aiuto. Sta a noi venirgli incontro e saper usare i giusti mezzi per poterlo salvare esattamente come fece Gesù Cristo quando scese sulla Terra.
Un caso vissuto
A questo proposito, potrei raccontarvi la storia realmente accaduta di una persona a me vicina.
Da quando la conosco mi ha sempre parlato male della Chiesa e della religione raccontandomi ogni sorta di malaffare nei confronti dell’Ordine Ecclesiastico e inducendomi a credere che il Signore non esiste così come non esiste il Paradiso, addirittura giungendo a volermi dimostrare la falsità delle Sacre Scritture, tra cui La Bibbia.
Una sua caratteristica era ed è quella di bestemmiare quasi come se fosse un vanto. Amava sfidare Dio, anche se poi diceva che non esisteva (vedi la contraddizione) riservandogli ogni sorta di vituperio.
Costui è un individuo che ha seri problemi. Non ha un lavoro, trova difficoltà a socializzare, ha problemi in famiglia ed ha trovato rifugio nell’alcool.
E’ una persona che va aiutata e non ghettizzata, soltanto perché abituale bestemmiatore ed alcolista. Io, come membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ho preso a cuore il suo caso e la sua situazione abbastanza complessa e sto cercando, a piccoli passi, di poterlo aiutare per riportarlo sulla retta via.
Non è un’impresa da poco, anzi è molto difficile! Infatti, più passa il tempo e più certi atteggiamenti si cronicizzano.
Sono costretto a lottare sia con lui che con le persone che gli stanno vicino, in quanto, queste ultime, non gli danno fiducia e non pensano che ci sia modo per farlo cambiare.
Dopo tanti insuccessi, però, finalmente proprio a fine anno, sono riuscito a farlo venire in Chiesa, a stare in contatto con un’altra realtà e con persone disposte ad ascoltarlo e a dargli fiducia.
Mi sono reso conto che è stata un’esperienza positiva. Sicuramente abbiamo compiuto un primo piccolo, ma importantissimo passo. Ho visto in lui una luce diversa, come un bagliore di serenità e di coraggio che promette bene.
Per questo nuovo anno mi riprometto di ricondurlo nel gregge del nostro Padre Celeste. Sicuramente l’Avversario farà di tutto per portarlo a sé, minimizzando sulla innocuità di certi gesti.
Ma io, con l’aiuto del Vangelo e della vera Chiesa Restaurata, riuscirò a vincere questa battaglia.
Alberto Battista
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