Nei nostri precedenti articoli abbiamo più volte trattato della crisi che interessa l’intera società sia dal punto di vista economico, morale, culturale e religioso.

Dal punto di vista economico vediamo che la fascia di povertà si va sempre più allargando interessando sempre nuove aree sociali, cosa che un tempo poteva ritenersi impensabile.

Manca il lavoro, ci sono sempre più disoccupati e tra i giovani l’inoccupazione la fa da padrona.

Questa crisi che sta imperversando ormai da troppi anni, sta generando negli individui insoddisfazione, malcontento e sfiducia, sia nelle Autorità che nei valori religiosi, pensando di essere stati abbandonati dal Padre Celeste.

Si assiste ad un decadimento di quei valori che erano stati i pilastri su cui si era retta la società moderna; tutto è messo in discussione e tutto viene visto con grande negatività e sfiducia.

ATTENTI A NON CADERE NELLA TRAPPOLA DEL MALVAGIO

Il difficile percorso del giovani

Questa situazione è ancor più allarmante se riferita alle fasce giovani, a quei soggetti cioè che dovranno rappresentare la società del futuro.

Abbiamo più volte, infatti, ricordato sia riportando esperienze dirette, che fatti acquisti dalla cronaca di ogni giorno, che la situazione è critica al punto da diventare impossibile il poter sperare in un futuro accettabile, viste le tante delusioni e amarezze che la vita riserva a questi giovani.

Questo scenario apocalittico, se lo esaminiamo dal punto di vista religioso, è ancora più sconfortante, perché vediamo un costante allontanamento dai valori cristiani, sino a non credere più in Dio Padre.

E’ la perdita di ogni speranza. Questo allontanamento dalla fede, quindi dalla retta via, non fa che provocare il decadimento della società moderna e, quindi, decreta il successo dell’ Avversario.

Abbiamo in passato ricordato, parlando di Lucifero, che a causa della sua presunzione e voglia di acquisire il potere nei cieli, ebbe a sfidare Dio per prendere il suo posto. Sotto gli occhi attoniti dell’apostolo Giovanni si svolse una battaglia epocale:

“Allora, una lotta si svolse nel Cielo: Michele e i suoi angeli combatterono il Dragone. Ed il Dragone rispose, appoggiato dai suoi Angeli, ma essi furono sconfitti e furono cacciati dal Cielo.

Lo si gettò dunque, l’enorme Dragone, l’Antico Serpente, il Diavolo o il Satana come lo si chiama, il Seduttore del mondo intero, lo si gettò sulla terra ed i suoi Angeli furono gettati con lui [ … ] ” ( La Sacra Bibbia, Apocalisse 12 : 7 – 9 ).

Lucifero, da bellissimo angelo, fu trasformato in un mostro e venne scacciato sulla Terra insieme agli angeli a lui devoti.

Essi divennero i Demoni e, sulla Terra, iniziarono la loro opera di distruzione nell’anima degli uomini, dell’immagine meravigliosa del Figlio di Dio e dello splendore della Luce Eterna.

Purtroppo, l’opera del Diavolo sta trovando sempre più adepti: stiamo assistendo, infatti, nella società odierna, ad un abbandono da parte dell’uomo di quei sani principi che lo illuminavano e lo guidavano nel cammino della fede, al fine di poter tornare così un giorno al cospetto del Padre Celeste.

Le cronache di ogni giorno sono piene di episodi di malvagità, atrocità, cattiveria, al punto che ci si pone la domanda: ”ma Dio esiste veramente?” e se esiste, come può permettere che avvenga tutto ciò?

Tutto ciò avviene, purtroppo, perché l’opera del malvagio trova terreno fertile tra gli individui “poco allenati” a combattere nel nome di Gesù Cristo.

Persone che hanno perso la speranza, la fiducia e che non credono in un futuro migliore, sono come detto facile preda dell’Antagonista.

Giovani senza lavoro

Cadere nella trappola del Malvagio può comportare il decadimento morale, oltre che spirituale dell’individuo, che andrà a percorrere strade sbagliate intrise di peccato, oppure, tra le persone più deboli e sensibili, si aprirà uno scenario risolutivo che li indurrà al suicidio, cioè, a farla finita con una realtà da loro non più gestibile e contro la quale, appunto, non ritengono di avere le capacità di reazione.

Questa seconda situazione non è purtroppo un evento remoto, anzi, sta diventando un qualcosa di quasi abituale.

Tanti, infatti, sono i casi di persone disperate, che hanno preferito togliersi la vita perché soffocate dai problemi di ogni giorno, a cui non ritenevano di poter fare fronte.

Uno di questi ultimi tristi eventi è quello del giovane trentenne di Udine che, prima di suicidarsi, ha scritto una lunga lettera, con la quale lucidamente motiva il suo gesto e al tempo stesso chiede perdono ai suoi genitori e ai suoi amici.

La lettera è una denuncia contro la nostra società, della quale mette in evidenza tutte le iniquità, le cattiverie e le ingiustizie, che a suo dire l’hanno resa come un “moribondo che divora i suoi figli”.

Questa lettera è stata fatta pubblicare sul Messaggero Veneto dai genitori del povero Michele, quale denuncia del dramma della disoccupazione.

Le ultime parole di Michele sono uno sfogo accorato, molto condivisibile, per tanti aspetti della nostra società, che lui lucidamente espone e condanna.

Appare chiaro però che alcune considerazioni sono portate all’estremo: è vero che stiamo vivendo un momento di decadimento dei valori, ma non per questo dobbiamo dimenticarci che esistono delle fiammelle di vita e di speranza.

FACCIAMO EMERGERE IL BUONO CHE E’ IN NOI

Perseverare in Gesù

Non è tutto morto o moribondo, prova ne sia l’esistenza di associazioni di volontariato, ma anche e soprattutto l’opera di proselitismo svolta dai missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, o meglio noti dalla società odierna come i Mormoni, che operano, animati da una grande fede in Gesù Cristo, per il benessere dell’umanità, cercando di sopperire ai mali che affliggono gli individui, per far loro scoprire e capire quello che in realtà il Padre Celeste ha in serbo per loro.

“Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità […]”(La Repubblica, Udine, la lettera del trentenne suicida: “Sono stufo di sopravvivere“. I genitori: “Il precariato lo ha ucciso).

Anche se sembra strano da dire, la verità è che non possiamo scaricare sulle spalle di nessuno la nostra responsabilità di essere felici. (Conferenza Generale Aprile 2010 Presidente Dieter F. Uchtdorf, Il vostro felici e contenti”).

Il raggiungimento della nostra felicità dipende principalmente dal nostro modo di affrontare le prove che la vita ci pone davanti.

Le Sacre Scritture ci dicono che:

“Poiché è necessario che ci sia un’opposizione in tutte le cose. Se non fosse così, mio primogenito nel deserto, non potrebbe realizzarsi la rettitudine, né la malvagità, né la santità né l’infelicità, né il bene né il male.

Pertanto tutte le cose devono necessariamente essere un solo insieme; pertanto, se fosse un unico corpo, dovrebbe necessariamente rimanere come morto, non avendo né vita né morte, né corruzione né incorruttibilità, né felicità né infelicità, né sensibilità né insensibilità.

Pertanto esso sarebbe stato inevitabilmente creato per nulla; pertanto non vi sarebbe stato alcuno scopo nel fine della sua creazione.

Pertanto ciò avrebbe necessariamente distrutto la saggezza di Dio e i suoi eterni propositi, e anche il potere, la misericordia e la giustizia di Dio.

E se direte che non vi è legge, direte anche che non v’è peccato. E se direte che non v’è peccato, direte pure che non vi è rettitudine.

E se non ci fosse rettitudine non ci sarebbe felicità. E se non ci fossero rettitudine e felicità, non vi sarebbero punizione né infelicità. E se queste cose non esistono, Dio non esiste.

E se non esiste Dio, non esistiamo noi, né la terra; poiché non vi sarebbe potuta essere alcuna creazione di cose, né per agire, né per subire; pertanto tutte le cose avrebbero dovuto svanire.” (Il Libro di Mormon, 2°Nefi 2:11-13).

“È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive[…]”.(La Repubblica, Udine, la lettera del trentenne suicida: “Sono stufo di sopravvivere”. I genitori: “Il precariato lo ha ucciso).

La mancanza di religione e il rifiuto di fidarsi di Dio sono le cause di questa mancanza di prospettive, la religione è da sempre il punto di riferimento delle persone e non i soldi e il successo nel mondo del lavoro.

La triste storia di Michele rappresenta lo stato di debolezza dell’individuo, non sufficientemente fortificato nella fede di Cristo e, quindi, facile preda del Demonio.

Questo è un messaggio per tutta la nostra società: bisogna allenarsi nella “palestra di Gesù Cristo” affinché possiamo temprarci per essere in grado di affrontare le dure prove a cui ci sottoporrà la vita.

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Alberto Battista

Alberto Battista è un giovane mormone da poco laureato e, quando non è impegnato nella ricerca di un lavoro ( quasi mai!), si dedica ad apprezzare le bellezze della vita prediligendo l'amore per gli animali e il body building. Ama molto i rapporti interpersonali e cerca di diffondere attraverso i suoi scritti la parola del Vangelo, che ritiene essere il '' bisturi '' per debellare il male che pervade la nostra società.

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