Gli archeologi biblici raramente parlano o semplicemente scrivono per “provare” la veridicità della Bibbia. Di solito, quello che cercano di fare è chiarire le storie bibliche, per comprenderle meglio e fornire loro uno sfondo o un contesto storico.
Tuttavia, anche se non è in genere il loro obiettivo, a volte cercano delle prove. E, a volte, iniziano delle dispute.
Un esempio può esserci dato dalle rivendicazioni di un piccolo ma rumoroso movimento di studiosi (originario dell’Inghilterra e della Danimarca) che viene indicato come la “Scuola di Copenhagen”, ma che porta soprattutto il nome di “minimalismo biblico”.
Il minimalismo biblico
Il minimalismo biblico si è concentrato in gran parte sulla Bibbia ebraica o sull’Antico Testamento e sostiene che la Bibbia non sia una guida affidabile per l’antica storia di Israele e che, di fatto, il concetto di “Israele” è di per sé storicamente discutibile.
I monarchi d’Israele Davide e Salomone, sostengono tali minimalisti, non sono altro che personaggi immaginari (creati, forse, nel tardo V secolo a.C.). E non c’era, dicono, un regno di Israele nel 10° secolo a.C.
Anche se vi era un’organizzazione un po’ primitiva, un clan “israelita” esisteva ma il suo livello di alfabetizzazione era troppo basso per consentire la scrittura delle Cronache di cui si parla nella Bibbia.
Tuttavia, negli ultimi anni, i minimalisti sembrano essere stati smentiti su ciascuna di queste affermazioni.
Nel periodo di scavi 1993-1994, per esempio, è stata localizzata un’iscrizione del nono secolo a.C. a Tel Dan (molto vicino al confine settentrionale sia del biblico che del moderno stato d’Israele), in cui un re siriano si riferisce ad un “re d’Israele” e ad una “casa di Davide”.
In risposta, i minimalisti hanno sostenuto che, forse, Davide era esistito dopo tutto. Ma, hanno insistito, era probabilmente solo un capo tribale locale non il capo di un governo centralizzato su un territorio esteso.
E’ difficile immaginare, però, perché un capo locale dell’Israele meridionale dovesse essere citato in un’iscrizione di un re siriano del nord di Gerusalemme e della Giudea, vicino al confine biblico di Israele con la Siria.
Inoltre, gli scavi archeologici nella città antica di Gerusalemme hanno rivelato una forte evidenza sul fatto che esistesse un’organizzazione governativa centralizzata durante l’era biblica di Davide e Salomone.
Allo stesso modo, gli scavi a Megiddo, nella valle di Jezreel e a Khirbet Qeiyafa, a sud-ovest di Gerusalemme, sembrano confermare l’ascesa di un regno dell’età del ferro, durante lo stesso periodo. Alcuni minimalisti hanno cercato di respingere i risultati sostenendo che Qeiyafa non fosse Israelita, ma filistea.
Purtroppo per loro, però, gli stili di costruzione scoperti sembrano essere chiaramente israeliti, non filistei.
Allo stesso modo, mentre i Filistei mangiavano maiali e cani non-kosher, non è stato ritrovato nessun osso di maiale o di cane a Qeiyafa, il che suggerisce che i suoi residenti obbedivano alle regole alimentari ebraiche.
Infine, nel 2008, è stato rinvenuto un frammento di ceramica del 10° secolo, sempre presso Qeiyafa, recante un’iscrizione breve e piuttosto difficile, che sembra essere ebraico o qualcosa di molto simile.
Anche se la sua interpretazione ed anche il suo linguaggio sono stati contestati, il testo è stato interpretato da importanti studiosi come un’esortazione, ai suoi lettori, ad adorare Dio e a trattare bene le vedove, gli orfani, gli stranieri, gli schiavi e i poveri.
L’iscrizione si riferisce anche ad un re, e può forse alludere alla recente istituzione di una monarchia, dimostrando un livello di alfabetizzazione che avrebbe sicuramente consentito la stesura di cronache, proprio come dice la Bibbia.
Facendo riferimento alle “battute d’arresto subite dai minimalisti del Vecchio Testamento” nel suo libro “Gesù e il suo mondo: le testimonianze archeologiche” (Westminster John Knox Press, 2013), che ha ispirato questo articolo, Craig Evans commenta che “illustrano il pericolo di affermare la non esistenza di qualcosa o una mancanza di storicità semplicemente sulla base del fatto che possediamo solo una storia antica.
Dobbiamo ricordare che solo il 5 per cento dei siti del mondo biblico sono stati portati alla luce; e la maggior parte di questi siti sono stati solo parzialmente scavati. In ogni caso, ogni antica narrazione deve essere corroborata da scoperte archeologiche?
Se insistessimo sulla conferma archeologica, prima di fidarci delle nostre fonti letterarie, molto poco sarebbe stato scritto di storia – biblica o di altro genere”.
Un post scriptum sul Libro di Mormon: l’archeologia americana è molto meno sviluppata di quella del mondo antico biblico che, come dice Evans, deve essere ancora scoperto per il 95%.
Archeologicamente parlando, Israele è di gran lunga il luogo più intensamente studiato della terra.
Per una riflessione importante su questo argomento, date un’occhiata a “Problemi di base metodologica con l’approccio anti-mormone alla Geografia e Archeologia del Libro di Mormon” di William Hamblin, all’indirizzo publications.mi.byu.edu.
Questo articolo è stato scritto da Daniel Peterson, pubblicato sul sito deseretnews.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
Cinzia
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