Thomas S. Monson durante la sua vita ha vissuto tante esperienze di fede, amore, dedizione e servizio, che hanno rafforzato la sua testimonianza.
Il miracolo della fotografia
Fratello Edwin Q. Cannon Jr., conosciuto come Ted, svolse una missione in Germania nel 1938. Amava la gente e serviva fedelmente. Al termine della sua missione, tornò a casa a Salt Lake City. Si sposò e iniziò la propria attività.
Passarono quarant’anni. Un giorno, fratello Cannon venne nel mio ufficio e mi disse che aveva “selezionato” delle sue fotografie missionarie. (Mi piace questa parola. In realtà si guardano tutte le foto, si buttano sì e no due foto, per poi tenere tutto il resto).
Mi disse che tra tutte le fotografie che aveva conservato da quando la sua missione era finita, ce n’erano alcune che non riusciva ad identificare. Ogni volta che decideva di buttarle, aveva però l’impressione che doveva tenerle, anche se non riusciva a capire come mai.
Le foto in questione erano state scattate da fratello Cannon durante la sua missione, mentre serviva a Stettin, in Germania, e nella foto c’era una famiglia – una madre, un padre, una ragazzina e un ragazzino. Sapeva che il cognome era Berndt, ma non si ricordava nient’altro di loro.
Era a conoscenza che in Germania c’era un Berndt che era un dirigente della Chiesa , e anche se remota, c’era la possibilità che fosse imparentato con i Berndt che vivevano a Stettin al tempo della sua missione. Prima di liberarsi delle foto, decise di controllarle con me.
Dissi a fratello Cannon che, da lì a poco, sarei partito per Berlino, dove avrei dovuto incontrare Dieter Berndt, il dirigente della Chiesa, gli avrei mostrato le foto, così avremmo scoperto se c’era qualche parentela con la famiglia di Stettin e, se le avesse volute, C’era la possibilità di incontrare la sorella di fratello Berndt, che era sposata con il Presidente di Palo di Amburgo, Dietmar Matern.
Il Signore non mi fece neanche arrivare a Berlino per compiere i Suoi propositi. A Zurigo, in Svizzera, mentre aspettavo la coincidenza per Berlino, incontrai Dieter Berndt, che stava per prendere anche lui l’aereo per Berlino.
Si sedette accanto a me, gli dissi che avevo alcune vecchie foto di una certa famiglia Berndt di Stettin. Gliele diedi e gli chiese se riconosceva qualcuno. Mentre li guardava attentamente, cominciò a piangere.
Disse: “La nostra famiglia ha vissuto a Stettin durante la guerra. Mio padre venne ucciso da una bomba degli alleati, sul posto di lavoro.
Non molto tempo dopo, i russi invasero la Polonia e l’area di Stettin. Mia madre prese me e mia sorella e fuggimmo dai nemici che si avvicinavano. Ci lasciammo alle spalle tutto quello che avevamo, anche le foto. Fratello Thomas S. Monson, sono io il ragazzino in questa fotografia, e mia sorella è la bambina.
L’uomo e la donna sono i nostri cari genitori. Fino ad oggi non avevo mai avuto nessuna foto della nostra infanzia a Stettin e neanche di mio padre “.
Mi asciugai anche io le lacrime, e dissi a Fratello Berndt che poteva tenere le foto. Lui li mise con cura e amorevolmente nella sua valigetta.
Alla Conferenza Generale successiva, Dieter Berndt visitò Salt Lake City, e anche fratello e sorella Edwin Cannon Jr. così da ringraziarli personalmente per l’ispirazione che ebbe fratello Cannon di non buttare quelle preziose fotografie e per aver ascoltato quella ispirazione di conservarle per 40 anni.
Una telefonata per rafforzare
Mi ricordo bene le sfide che affrontavano i giovani del rione dove un tempo ho presieduto come vescovo. Una sera una bella ragazza adolescente è venuta nel mio ufficio con il suo ragazzo per parlare di alcune cose con me.
Erano molto innamorati, e la tentazione stava cominciando a farsi strada.
Mentre ne parlavamo, ognuno si impegnò con l’altro a resistere alla tentazione e mantenere irremovibilmente nella loro mente l’obiettivo di un matrimonio nel tempio.
Ho suggerito un piano di azione da seguire e poi ho sentito l’impressione di dire:
“Se vi dovesse trovare in difficoltà e avesse bisogno di forza supplementare, chiamatemi, indipendentemente dall’ora”.
Una mattina all’1:00, il telefono squillò e una voce disse: “Vescovo, sono Susan. Ti ricordi di avermi detto di chiamare se mi fossi stata tentata? Beh, vescovo, sono in quella situazione.”
Chiesi dove fosse, e descrisse un posto di parcheggio molto conosciuto nella Valle di Salt Lake. Lei e il suo fidanzato avevano camminato verso una vicina cabina telefonica per fare la telefonata. Il luogo non era l’ideale per dare consigli, ma la necessità era tanta e la giovane coppia era ricettiva.
Non voglio raccontare quante volte mi chiamò Susan.
Tuttavia, quando il postino consegnò a casa nostra la sua partecipazione, sorella Monson lesse: “Il signor e la signora Jones chiedono il piacere della vostra compagnia al ricevimento di nozze della figlia Susan, “e sospirò,” grazie al cielo!
“Quando notai la piccola stampa sul fondo, che diceva: “Sposati nel Tempio di Salt Lake, “Ho detto in silenzio, grazie al cielo per la forza della gioventù dei Santi degli Ultimi Giorni “.
(Leggi il discorso completo, “Decisioni determinano il destino”, tenuto ad una serata caminetto del CES il 6 novembre 2005).
Thomas S. Monson: Un ospite inaspettato
In un’occasione, mentre stavo visitando il palo di Indianapolis, ricordo che il presidente Low, che stava lì presso l’Università Purdue, mi disse: “Fratello Thomas S. Monson, vorresti venire a casa mia e stare con noi, o preferiresti rinunciare a fare quaranta miglia e rimanere qui con il mio consigliere a Indianapolis?”
Risposi: “Bene, Presidente Low, è già buio, e se è lo stesso per te rimango con il tuo consigliere qui a Indianapolis.”
La mattina dopo il presidente Low mi salutò alle otto dicendomi: “Anziano Thomas S. Monson, la tua decisione era ispirata”.
Dissi: “Cioè?” Rispose: “Beh, abbiamo un figlio che frequenta l’università di Brigham Young e avevamo pensato, naturalmente, di ospitarti nella nostra camera da letto sabato sera.
Ma a nostra insaputa e in modo del tutto inaspettato, nostro figlio è tornato dall’Università di Brigham Young alle due di mattina, è entrato dalla porta d’ingresso, ha salito le scale verso la nostra camera da letto, ha acceso la luce e ha gridato: “Sorpresa!”
“Non so chi sarebbe stato più sorpreso in quell‘occasione, lo studente dell’Università di Brigham Young o l’anziano Thomas S. Monson.
“Incaricato dal Signore: La Vita di Thomas S. Monson”
Preghiere Risposte a Samoa
Molti anni fa, durante la mia prima visita al favoloso villaggio di Sauniatu, nelle isole Samoa, tanto amate dal presidente David O. McKay, io e mia moglie incontrammo un folto gruppo di bambini – quasi 200.
Alla fine del nostro messaggio a questi timidi ma bellissimi giovani, suggerii all’insegnante nativo della Samoa, di andare avanti con gli esercizi finali.
Quando annunciò l’inno di chiusura, ebbi la forte impressione che avrei dovuto stringere la mano di ciascuno di questi bambini.
Il mio orologio diceva che non c’era abbastanza tempo per farlo, perché avevamo programmato un volo per lasciare il paese, così scacciai questa impressione.
Prima che venisse detta la preghiera di chiusura, sentii nuovamente questa forte impressione di stringere loro la mano, uno alla volta.
Questa volta condivisi questo mio pensiero con l’insegnante, che mi rispose con un grande e bellissimo sorriso samoano. Parlò in samoano con i bambini, ed essi accolsero il suo annuncio con urla di gioia.
Dopo, l’insegnante mi rivelò la ragione di tanta gioia da parte sua e dei bambini. Mi disse:
“Quando siamo venuti a conoscenza che un membro del Consiglio dei Dodici doveva visitarci qui in Samoa, così lontano dalla sede della Chiesa, dissi ai bambini che se ognuno di loro avesse pregato sinceramente, ed avessero esercitato la fede come nei racconti della Bibbia, l’apostolo avrebbe visitato il nostro piccolo villaggio di Sauniatu, e attraverso la loro fede, lui avrebbe ricevuto l’impressione di dover stringere la mano ad ognuno di loro.”
Non potei trattenere le lacrime, mentre ognuno di quei bambini e bambine camminarono verso di noi timidamente sussurrando dolcemente un dolce saluto samoano “talofa lava”. Il dono della fede è stato testimoniato.
Ricordate che la fede e il dubbio non possono esistere nella medesima mente allo stesso tempo, poiché uno sfiderà l’altro.
Una testimonianza per un insegnante
Nostra figlia Ann, oggi presente nel pubblico, compì cinque anni poco dopo il nostro arrivo in Canada. Lei vedeva i missionari lavorare e voleva anche lei essere una missionaria.
Mia moglie la assecondava permettendole di portare a scuola un paio di copie dell’Amico.
Ma questo non era abbastanza per Ann. Lei voleva anche portare una copia del Libro di Mormon e parlare con la sua maestra, la signorina Pepper, della Chiesa.
Penso che sia davvero emozionante, che qualche anno fa, molti anni dopo il nostro ritorno da Toronto, alla fine di una vacanza, trovammo nella buca delle lettere un biglietto della Signorina Pepper che diceva:
Cara Ann:
Ripensavo a molti anni fa. Ero la tua insegnante a Toronto, Canada. Rimasi colpita dalla copia dell’Amico che avevi portato a scuola. Rimasi colpita dalla tua dedizione al libro chiamato il Libro di Mormon.
Mi feci una promessa, che un giorno sarei venuta a Salt Lake City a vedere perché parlavi in quella maniera e perché credevi nella maniera in cui credevi. Oggi ho avuto il privilegio di andare nel vostro centro per i visitatori a Piazza del Tempio.
Grazie ad una bambina di cinque anni, che aveva una comprensione di quello in cui credeva, ora ho una migliore comprensione di quello che è la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
La signorina Pepper morì non molto tempo dopo la sua visita. Nostra figlia Ann fu felicissima il giorno in cui potè fare il lavoro al tempio di Jordan River per la sua amatissima insegnante, con la quale aveva creato un legame molto tempo prima.
Essere un esempio in tutti i luoghi
Parlando di coloro che non hanno la paura di vivere una vita di rettitudine e di esempio, mi viene in mente uno dei missionari che servì nel Canada Orientale quando ero il presidente di missione lì. Era un giovane speciale chiamato anziano Roland Davidson.
Era dedicato e un gran lavoratore che ovviamente amava il vangelo di Gesù Cristo.
E poi si ammalò seriamente. Dopo essere stato in ospedale diverse settimane, il chirurgo decise di eseguire un’operazione estremamente seria e complicata, e ci chiese di far venire i genitori del missionario.
Ci avvisò che esisteva una grande probabilità che l’anziano Davidson avrebbe potuto non sopravvivere all’intervento. I genitori arrivarono.
La sera prima dell’intervento, io e suo padre, in quella stanza d’ospedale a Toronto, nel Canada, abbiamo messo le mani sul capo di quel giovane missionario e gli demmo una benedizione. Quello che accadde il giorno successivo mi ha fornito un esempio mai dimenticato dell’influenza di un vero “credente”.
L’anziano Davidson era in una stanza da sei posti letto in ospedale. Gli altri letti erano occupati da cinque uomini afflitti da diverse malattie. La mattina dell’intervento dell’anziano Davidson, il suo letto era vuoto. Ho appreso più tardi che l’infermiera entrò in camera con la colazione che questi uomini normalmente mangiavano.
Portò il vassoio all’uomo del letto numero uno e disse: “Uova fritte stamattina e ho anche una porzione extra per te.”
Il letto numero uno era occupato da un uomo con il dito avvolto in un bendaggio. Il paziente aveva avuto un incidente con il suo tagliaerba. Si era tagliato un dito ma per il resto le sue condizioni fisiche erano buone. Disse all’infermiera: “Non mangio questa mattina”.
«Va bene» disse l’infermiera. “Daremo la tua colazione al tuo compagno nel letto numero due!”
Mentre si avvicinava al letto numero due, il paziente disse: “No, grazie. Penso che non mangerò questa mattina. “
Disse: “Sono due in fila. Non vi capisco a voi uomini, e non c’è nessuno questa mattina nel letto tre.” Lei guardò il letto che era stato occupato da Roland Davidson e poi si diresse verso il letto quattro, cinque e sei. La risposta era la stessa di ognuno: “No, questa mattina non ho fame”.
La giovane donna mise le mani sui fianchi e disse: “Ogni mattina mangiate l’impossibile e oggi nessuno di voi vuole mangiare? Cosa sta succedendo qui?”
L’uomo che occupava il letto numero sei rispose: “Vedi, il letto numero tre è vuoto. Il nostro amico, Davidson, è in sala operatoria nelle mani del chirurgo. Ha bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Egli è un missionario per la sua chiesa e, da quando siamo ricoverati qui, lui ci ha parlato dei principi della sua chiesa: principi di preghiera, di fede, di digiuno, che portano le le benedizioni del Signore “.
Continuò: “Ammiriamo molto Davidson perchè è una persona di grande bontà, compassione e fede. È un esempio di ciò che dovrebbe essere un seguace di Cristo. Ha toccato le nostre vite – ognuno di noi – e stiamo digiunando per lui oggi”.
L’operazione eseguita su Roland Davidson è stata un successo. Infatti, quando ho tentato di pagare il chirurgo, ha rifiutato il denaro, dicendo, “sarebbe disonesto per me accettare una parcella.
Non ho mai compiuto prima d’ora un’operazione durante la quale le mie mani sembravano guidate da un potere che non era il mio. No, “disse,” non accetterò mai una parcella per un’operazione che Qualcuno lassù mi ha aiutato a compiere “.
Questo articolo è stato originariamente scritto da LDS Living Staff ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato 6 Inspiring Stories from President Monson (That He Never Told at Conference). Italiano ©2018 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2018 LDS Living, A Division of Deseret Book Company
Nadia Manzaro
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