Sentiamo questa frase così spesso che credo siamo ormai diventati immuni a ciò che può realmente significare nella nostra vita di tutti i giorni. Direi che il fondamento della nostra identità è radicato più fortemente nell’essere un figlio di Dio, più aumenta la nostra autostima. E più aumenta la nostra autostima, meno siamo insicuri, sulla difensiva e timorosi.
Possiamo essere più fiduciosi, felici e contenti come esseri umani, se siamo disposti a perdere le nostre identità meno importanti e posizionare le nostre origini divine in primissimo piano, sulla nostra auto-percezione.
Suona bene? Parliamo per un minuto di auto-schemi. Wikipedia spiega gli auto-schemi in questo modo:
“Una persona può avere un’auto – schema sulla base di qualsiasi aspetto di se stesso come persona, comprese le caratteristiche fisiche, i tratti e gli interessi personali, fintanto che ritiene tale aspetto del proprio sé importante per la propria auto-definizione.
“Per esempio, qualcuno avrà un’auto – schema estroverso, se pensa a sé stesso come estroverso e crede che la propria estroversione sia centrale per definirsi.
Tale auto – schema di estroversione può includere delle auto – categorizzazioni generali (‘io sono socievole’), delle credenze su come ci si comporta in determinate situazioni (‘vorrei parlare con molta gente ad una festa ‘)”.
Ognuno di noi ha le proprie identità ed i propri auto – schemi che ci dicono chi siamo e come vorremmo essere conosciuti.
La mia esperienza mi porta a dire che più il mio auto – schema primario è “sono una figlia di Dio”, più difficile diventa ritrovarsi nella mia pelle, in particolare quando ho posto la mia autostima in altri auto – schemi che sono impossibili da soddisfare.
Per esempio, alcuni degli auto – schemi a cui tengo sono: mi piace pensare a me stessa come un membro fedele della Chiesa, come ad una buona madre, come ad una persona comprensiva, una blogger di successo ed un forte essere umano a tutto tondo (oh e, ovviamente, estremamente umile, l’ho detto?).
Il problema con ciascuna di queste cose è che mi deludo ogni volta.
Costantemente.
Ogni singolo giorno, almeno una di queste identità viene minacciata, se non tutte, in modo tale che più mi aggrappo a questi schemi perché li vedo importanti per la mia felicità, meno felice divento.
E’ importante per me essere una buona madre, ma ogni giorno mi sento frustrata con i miei figli se Netflix fa loro da madre per un pò.
E’ importante per me essere un membro fedele della Chiesa e tuttavia non sono brava nel rispetto di qualche comandamento e questo avviene ogni singolo giorno. E’ importante per me essere una persona comprensiva, ma ogni giorno giudico in modo ingiusto.
Quando mi aggrappo a queste identità, costruisco la mia autostima sulla sabbia. Certo, a volte ci sono dei bei castelli di sabbia, ma non durano molto (e comunque non sembrano mai essere grandi o abbastanza grandi).
Si tratta di un fondamento insostenibile ed inaffidabile. E, francamente, è faticoso.
Ognuno dei miei auto – schemi viene minacciato ogni giorno.
Ognuno di loro, tranne “sono una figlia di Dio”. L’identità di figlia di Dio non può mai essere minacciata o portata via da me. In realtà, ho scoperto che è l’unica identità con la quale non si può proprio fare.
Più il mio fondamento poggia su questa eterna verità dell’essere una figlia di Dio, tanto meno instabile diventa la mia autostima.
E la notizia migliore di tutti è che questa identità non può mai essere minacciata dal peccato, né per dai nostri errori o dalle nostre colpe, né da quelle degli altri. Perché comunque accadono. Semplicemente. A tutti noi.
Per aumentare la nostra autostima, non c’è bisogno di guidare un ottovolante tra i nostri errori o le nostre mancanze in termini di produttività, bellezza, intelligenza, competenza, successo o fedeltà.
Quando questo avviene, siamo lungo un percorso accidentato.
Cosa significa essere un figlio di Dio per me?
Vuol dire che c’è qualcosa dei miei genitori celesti dentro di me, qualche scintilla di divinità e poiché non ho fatto nulla per meritarlo, non c’è nulla che io (o qualcun altro) possa fare per portarlo via.
Non posso diventare più “figlia di Dio” grazie ai miei meriti e non posso diventarlo meno a causa dei miei errori. Sono solo una figlia di Dio. Il divino è proprio lì.
Di pari importanza a questa identità, è il mio accesso ad essa. “Avvicinatevi a me ed io mi avvicinerò a voi” (DeA 88:63). Non ci sono stipulazioni. Il divino è sempre dentro di me a risuonare con la verità, a percepire la bellezza.
E nonostante la mia situazione, è lì perché io possa dare quell’amore e quella bellezza agli altri. La possibilità di condividere la mia divinità con gli altri è una delle cose più belle e sacre della mia identità come figlia di Dio.
Non importa quanto io sia depressa o spaventata o senza speranza: la capacità di amare oltre le mie forze è dentro di me.
E quando qualcosa mi sconvolge (i miei errori, una circostanza, la stanchezza) posso chiedermi: “Questo minaccia la mia identità di base?” e la risposta sarà sempre no! Questa è una buona notizia!
Io cado ancora. A volte mi sento ancora insicura, sulla difensiva e spaventata.
Cerco ancora di aggrapparmi ostinatamente alle mie identità minori, ma più cerco di identificarmi come una figlia di Dio, come una figlia di amore, perdono, longanimità e gentilezza, più la mia autostima diventa solida e stabile, costruita su qualcosa di eterno ed immutabile.
Qualcosa di buono, puro e vero. Qualcosa che definisce la mia vera essenza. Quindi lasciate che questo pensiero lavori bene e profondamente: voi siete figli di Dio.
Questo articolo è stato scritto da Celeste Davis, pubblicato sul sito lds.org. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.
Cinzia
Ultimi post di Cinzia (vedi tutti)
- Comandamenti: limitazioni o benedizioni? - 7 Febbraio 2019
- Il Vangelo restaurato ha aiutato un’atea a trovare la fede - 1 Febbraio 2019
- C’è bisogno delle religioni o basta la libertà spirituale? - 29 Gennaio 2019