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Tra tutte le sofferenze a cui l’uomo è soggetto lungo il cammino della vita terrena, quella più dolorosa e difficile da superare, è sicuramente l’esperienza della perdita di una persona cara, specialmente quando si tratta di un membro della famiglia.

Tempio di RomaA prescindere dal modo in cui la morte si manifesta, tutti noi veniamo toccati profondamente da quest’evento traumatico, che molto spesso, lascia ferite e segni indelebili nella nostra vita.

Questi eventi dolorosi, possono letteralmente sconvolgere la vita di coloro che ne vengono coinvolti, cambiando radicalmente la loro prospettiva.

Succede spesso in circostanze simili, che cominciamo disperatamente a porci delle domande sullo scopo della vita, sul perché della morte e su cosa accadrà, dopo che il nostro spirito e il nostro corpo avranno abbandonato questo mondo. Queste e altre domande ancora, troveranno risposta nel Vangelo di Gesù Cristo.

La prospettiva del Vangelo riguardo alla morte

Nella Bibbia, in Ecclesiaste leggiamo: “Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire” (Ecclesiaste 3:1-2).

La morte, vista attraverso la lente del Vangelo, non è che un passaggio necessario nell’adempimento del piano stabilito da Dio, per il progresso eterno dei Suoi figli.

Quando moriremo, il nostro corpo rimarrà nella tomba, mentre lo spirito andrà in luogo chiamato il “mondo degli spiriti”, dove continuerà a vivere, ad apprendere ed a progredire fino al giorno della risurrezione, quando il nostro corpo e il nostro spirito saranno riuniti di nuovo in modo perfetto, per l’eternità.

Tale visione rovescia radicalmente la comune prospettiva della morte, spesso vista come il più terribile nemico dell’umanità. L’ Anziano Nelson, un Apostolo dei nostri giorni, ha dichiarato:

Le Scritture spiegano che la morte è indispensabile per la felicità: «Ora non era opportuno che l’uomo fosse riscattato da questa morte temporale, poiché ciò avrebbe annullato il grande piano di felicità» (Alma 42:8).

La vita non ha inizio con la nascita, né finisce con la morte. Prima della nascita dimorammo come figli di spirito con il nostro Padre nei cieli. Là attendevamo con ansia la possibilità di venire sulla terra e di ricevere un corpo fisico.

Desideravamo consapevolmente correre i rischi della vita terrena, che ci avrebbe consentito l’esercizio del libero arbitrio e la necessità di rendere conto delle nostre azioni. «Questa vita [sarebbe stata] uno stato probatorio; un periodo di tempo in cui prepararsi per incontrare Iddio» (Alma 12:24).

Ma noi consideravamo il ritorno a casa come la parte più bella di quel viaggio tanto atteso, proprio come facciamo ora. Prima di intraprendere un viaggio, vogliamo la sicurezza di poter avere il biglietto di ritorno.

Il ritorno dalla terra alla vita nella nostra dimora celeste richiede che passiamo attraverso le porte della morte, non che le evitiamo. Siamo nati per morire e moriamo per vivere (vedi 2 Corinzi 6:9).

Come progenie di Dio, qui sulla terra possiamo soltanto emettere le prime gemme; i veri fiori sbocceranno in cielo. (Anziano Russell M. Nelson, “Le porte della morte”, conferenza generale, Aprile 1992).

Finché morte non vi riunisca          

Gesù disse a Pietro: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli…”(Matteo 16:19). Il potere di suggellamento fu conferito a Pietro, dal Salvatore.

Tale potere consiste appunto nel legare le famiglie per l’eternità, affinché la loro unione possa protrarsi oltre questa vita mortale.

Questo potere di suggellamento è disponibile ai nostri giorni e viene esercitato nei sacri Templi, da detentori del Sacerdozio debitamente autorizzati a tale autorità e potere.

Nei sacri Templi mormoni, marito e moglie, genitori e figli, sono uniti per l’eternità mediante il potere di suggellamento, che il Signore Gesù Cristo conferì a Pietro, Suo discepolo. Ai nostri giorni, questo potere è stato restaurato con tutte le sue chiavi, tramite il profeta Joseph Smith e per opera di Dio come nei tempi antichi.

Per coloro che vivono sulla base di queste conoscenze e che ricevono l’ordinanza del suggellamento per l’eternità, la morte, sebbene rimanga una separazione molto dolorosa, è un passaggio necessario e indispensabile per ricondurci ai nostri cari e alla presenza del nostro Padre nei cieli.

La pace e la sicurezza offerte dalle ordinanze celebrate nei Templi.

mormon-church-meeting3Immaginate quale balsamo guaritore, sia per coloro che hanno perso una persona cara, la certezza che i legami con i propri defunti, continueranno dopo questa vita.

Le lacrime e il dolore saranno attenuati dalla consapevolezza, che tale distacco sarà solo momentaneo e che tutto ciò che è stato legato sulla terra, sarà legato in cielo.

La credenza che le famiglie possano superare il vincolo della morte ed essere riunite in un legame eterno, tramite ordinanze sacre celebrate nei Templi, è una dottrina fondamentale per i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

A conferma della loro fervente convinzione, basterebbe essere testimoni dei numerosi viaggi e sacrifici che i mormoni sono disposti a fare, per recarsi al tempio più vicino, che spesso si trova a centinaia e migliaia di chilometri di distanza da dove vivono.

Il Tempio è veramente un luogo di pace e serenità, quella pace, che solamente il Vangelo di Gesù Cristo ed i Suoi insegnamenti possono dare.

“Ma imparate che chi compie opere di rettitudine riceverà la sua ricompensa, sì, pace in questo mondo e vita eterna nel mondo a venire” (Dottrina e Alleanze 59:23).

Questo articolo è stato scritto da Roberto Scordari