Gesù ci amaLa compassione del Salvatore. È naturale per ogni essere umano quando attraversa dei momenti particolarmente difficili, sentire il bisogno di condividere i fardelli, la sofferenza e il dolore che si provano con qualcuno che accolga liberamente la propria necessità di empatia e comprensione.

L’ascolto sincero e compassionevole di un’altra persona può veramente alleviare fardelli e rendere il carico di chi lo porta più leggero.

La compassione del Salvatore

È un atteggiamento abbastanza comune, inoltre, quando si sta combattendo per esempio con una specifica malattia oppure si sta vivendo una situazione affettiva dolorosa, rivolgersi a qualcuno che ha già nel suo passato un bagaglio di vissuto simile.

Ci si potrebbe domandare come mai ci si senta molto più inclini a condividere il proprio malessere con chi ha sperimentato esperienze affini alla propria.

Penso che la risposta si trovi nel fatto che tra due persone che hanno in comune quel particolare vissuto di sofferenza si crei una sintonia, una connessione speciale e unica.

La compassione del Salvatore. Chi ha percorso già quello stesso cammino, infatti, potrebbe capire più a fondo la persona che lo sta faticosamente percorrendo nel presente.

RESPONSABILITÀ DEI SEGUACI DI CRISTO

Sforzarsi di avere un atteggiamento compassionevole verso il prossimo è un principio fondamentale per i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, e invero per tutti coloro che si professano seguaci del Salvatore.

Nel Libro di Mormon troviamo la storia di un profeta di nome Alma che nell’atto di invitare il popolo a battezzarsi, espose un elenco delle responsabilità da adempiere da parte di chi sarebbe entrato in alleanza con Dio mediante l’ordinanza del battesimo:” E avvenne che egli disse loro:

Ecco qui le acque di Mormon (poiché così erano chiamate), ed ora, se siete desiderosi di entrare nel gregge di Dio e di essere chiamati il suo popolo, e siete disposti a portare i fardelli gli uni degli altri, affinché possano essere leggeri; 

Sì, e siete disposti a piangere con quelli che piangono, sì, e a confortare quelli che hanno bisogno di conforto, e a stare come  testimoni di Dio in ogni momento e in ogni cosa e in ogni luogo in cui possiate trovarvi, anche fino alla morte, affinché possiate essere redenti da Dio ed essere annoverati con quelli della prima risurrezione perché possiate avere la vita eterna — 

Ora io vi dico, se questo è il desiderio del vostro cuore, cosa avete in contrario a essere battezzati nel nome del Signore, a testimonianza dinanzi a lui che siete entrati in alleanza con lui, che lo servirete e obbedirete ai suoi comandamenti, affinché egli possa riversare su di voi il suo Spirito più abbondantemente?” (Mosia 18:8-10).

Come si può notare, tra le varie responsabilità menzionate, una grandissima enfasi è posta sull’invito a esercitare compassione.

La compassione del Salvatore. Particolarmente forte e densa di significato è l’espressione utilizzata dal profeta quando si rivolge alla moltitudine spronandoli a ”piangere con quelli che piangono”.

Quest’ultima ingiunzione dà veramente l’idea della profonda, sincera e genuina empatia che i seguaci di Cristo dovrebbero manifestare nelle interazioni con il prossimo.

LA REALTÀ DELLA FRAGILITÀ UMANA

mormone-gesu-cristo7Nonostante il Vangelo abbia come obiettivo principale proprio quello di insegnare ad amare e quello di aiutare l’uomo a sviluppare attributi come la carità e la compassione, la strada verso il pieno raggiungimento e ottenimento di tali qualità è  lunga ed irta di ostacoli.

Durante l’ultima conferenza generale il Presidente Henry B. Eyring, consigliere della Prima Presidenza ha detto: ”

Diventare insensibili al dolore altrui è una caratteristica umana” (Presidente Henry B. Eyring, Fasciare le loro ferite, Conferenza Generale ottobre 2013).

Purtroppo la tendenza a indurirsi di fronte alla sofferenza propria e degli altri influisce notevolmente sul grado di compassione che l’uomo riceve e offre nelle sue relazioni interpersonali.

Spesso, richieste d’aiuto e manifestazioni profonde di dolore, sono respinte brutalmente proprio perché l’accettazione di quei vissuti dolorosi presuppone da parte di colui al quale la richiesta di aiuto è rivolta, un profondo grado di accettazione delle proprie amarezze oltre che una matura comprensione teorica e pratica della sofferenza intesa in senso generale.

INSEGNAMENTI DALLA STORIA DI GIOBBE

La compassione del Salvatore. Atteggiamenti che denotano disapprovazione, giudizio, incomprensione e insensibilità rappresentano l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere il comportamento di un autentico discepolo di Gesù Cristo.

Credo che uno degli episodi biblici più esemplari, da questo punto di vista, sia la storia di Giobbe nelle interazioni che ebbe con i suoi presunti “amici” durante il difficilissimo periodo di prova cui fu sottoposto.

Giobbe, un uomo integro e retto che a causa della sua obbedienza al Signore ricevette grandi benedizioni, improvvisamente perse tutto ciò che possedeva, persino il bene più prezioso, i suoi famigliari.

In quel periodo di intensa sofferenza, questo fedelissimo servo di Dio ebbe modo di confrontarsi più volte con quelli che in passato considerava suoi amici.

Durante tali confronti Giobbe, nel tentativo di alleviare la sua atroce agonia, cercava comprensione e supporto.

Al contrario, di fronte alle sue espressioni di dolore, gli amici di Giobbe cominciarono immediatamente a giudicarlo e giunsero persino a insinuare che le disgrazie che lo avevano colpito fossero il risultato di suoi comportamenti ingiusti.

Ovviamente l’effetto di tali commenti fu devastante per l’antico profeta biblico. Anche i suoi amici gli voltarono le spalle proprio in un momento di grandissimo bisogno.

Ho spesso riflettuto sulla reazione degli amici di Giobbe di fronte al suo comprensibilissimo sfogo.

Una possibile e personalissima interpretazione che do dell’evento è che gli amici di Giobbe abbiano respinto il suo bisogno di compassione, proprio perché non erano in grado di accettare la dura realtà che anche un uomo retto ed obbediente, potesse andare incontro a disgrazie di tale portata.

Accettare questo, avrebbe significato acconsentire al fatto che chiunque, quindi compresi loro stessi, avrebbe potuto confrontarsi con situazioni simili.

Di conseguenza la cosa più facile da fare e cui dare credito in quel momento era dire a sé stessi che Giobbe era il responsabile delle sue proprie disgrazie e che la sofferenza che lo aveva colpito se l’era pienamente meritata.

L’AIUTO OFFERTO DA GESÙ CRISTO

CrocifissioneLa compassione del Salvatore. Fortunatamente non tutti reagiscono di fronte al dolore altrui nella stessa maniera degli amici di Giobbe.

Ci sono tantissimi discepoli del Signore che lottano quotidianamente contro la tendenza naturale a “indurirsi” ed esprimono gesti di genuino interesse e compassione verso chi è nel bisogno.

Esistono persone che hanno interiorizzato gli insegnamenti di Gesù Cristo e che si impegnano veramente a seguire le Sue orme.

Per quanto tali sforzi abbiano la loro efficacia e siano notevolmente apprezzati da chi li riceve, tuttavia, l’empatia di un essere umano pur con tutte le buone intenzioni ha pur sempre dei limiti.

Senza barriere e senza condizioni è invece l’infinita compassione del Salvatore:

“Ed ecco, egli nascerà da Maria, a Gerusalemme, che è la terra dei nostri padri, essendo ella una vergine, un vaso prezioso e scelto, che sarà coperta dall’ombra e concepirà per il potere dello Spirito Santo, e partorirà un figlio, sì, proprio il Figlio di Dio.

Ed egli andrà, soffrendo pene e afflizioni e tentazioni di ogni specie; e ciò affinché si possa adempiere la parola che dice: egli prenderà su di sé le pene e le malattie del suo popolo.

E prenderà su di sé la morte, per poter sciogliere i legami della morte che legano il suo popolo; e prenderà su di sé le loro infermità, affinché le sue viscere possano essere piene di misericordia, secondo la carne, affinché egli possa conoscere, secondo la carne, come soccorrere il suo popolo nelle loro infermità”.

Sebbene sia per noi una realtà inconcepibile, Gesù Cristo ha percorso qualsiasi cammino, ha vissuto ogni sofferenza possibile e per questa ragione può soccorrerci qualunque sia la natura della “croce” che dobbiamo portare.

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