Natale, che ogni giorno sia speciale, un periodo meraviglioso. Le luci si accendono, i colori si diffondono e le strade si ricoprono di quella magia che è sempre da notte incantata, quando sembra che tutto possa accadere ed il lieto fine sia dietro l’angolo.
Le stelle sono più luminose, i piccoli spalancano i loro grandi occhi, pronti per l’emozione di un nuovo dono, canti e gioia riempiono gli eco delle strade solitamente invase dai rumori cittadini.
Poi, la notte della vigilia, dopo i fuochi d’artificio, tutto tace, pacificamente, dopo un’emozione ormai passata, pronta ad accogliere un nuovo giorno.
Pochi si accorgono dei cigli delle strade o degli angoli bui, dove ancora soggiornano coloro meno fortunati di noi. Per costoro Natale è un giorno come tutti gli altri e probabilmente il nostro Salvatore avrebbe passato questo ricorrenza festosa con loro.
E’ così che immagino debba essere avvenuta la nascita di Gesù Cristo, nostro Salvatore.
In un giorno dove i colori delle stoffe dei mercanti, i profumi delle fragranze, gli alberghi pieni di gente, la frenesia invadessero i giorni precedenti alla Sua nascita e nessuno deve essersi accorto in quel momento, di due giovani in una mangiatoia, mentre davano alla luce l’Essere più importante dell’intero universo.
Gesù Cristo fu atteso quale principe, ma nacque umilmente, semplicemente, in un giorno qualsiasi, lontano dalle luci della ribalta.
Ed è a Lui che vogliamo dedicare anche questi giorni, dopo le festività. Nella frenesia del ritorno al lavoro ed agli studi, ricordiamo sempre di celebrare e rinnovare la nostra fede in Lui.
La vera gioia non si trova nelle corse e nell’affannarsi per fare sempre di più. La vera gioia scaturisce dal mettere il Salvatore al centro delle nostre vite.
Il Profeta Monson, una volta disse:
“Nato in una stalla, posto a giacere in una mangiatoia, scese dal cielo per vivere sulla terra come uomo mortale e per istituire il regno di Dio.
Il Suo glorioso vangelo rifoggiò il pensiero del mondo. Egli visse per noi e morì per noi. Che possiamo darGli noi in cambio?”… Amo le parole scritte dalla poetessa inglese Christina Rossetti:
Che cosa posso darGli
povero come sono?
Se fossi un pastore
Gli porterei un agnello;
se fossi uno dei magi
Gli porterei il mio dono;
cosa posso dunque darGli?
Posso darGli il mio cuore.
La nostra vita “dovrebbe riflettere l’amore e l’altruismo insegnati dal Salvatore. Dare, non ricevere, è ciò che fa fiorire rigoglioso lo spirito del Natale. Ci sentiamo più gentili gli uni con gli altri. Ci prodighiamo per aiutare le persone meno fortunate.
I cuori s’inteneriscono. I nemici vengono perdonati, gli amici ricordati e Dio viene obbedito. Lo spirito del Natale illumina la finestra dell’anima, e noi guardiamo il va e vieni del mondo e ci interessiamo di più alle persone che alle cose.
Per cogliere il vero significato dello Spirito del Natale dobbiamo semplicemente accogliere lo Spirito di Cristo nella nostra vita.”
Che parole meravigliose! E’ proprio vero, a Natale diveniamo tutti più buoni. Il dolce, fulgido spirito di misericordia del Signore invade i nostri cuori e desideriamo forse che ogni giorno sia Natale. Possiamo fare in modo che sia davvero Natale ogni giorno.
Che ogni giorno sia speciale
Quando fermiamo le nostre vite dal frenetico vortice del quotidiano affannarsi, la nostra mente riposa ed è più semplice ascoltare il sottile richiamo dello Spirito Santo che suggerisce alle nostre anime che nulla può sussistere senza l’amore condiviso, l’amore per gli altri, coloro che ci circondano, poiché la vita eterna non si può conquistare da soli, ma tramite quel legame eterno che renderà le nostre eternità felici per sempre.
Il presidente David O. McKay disse: “La vera felicità si conosce soltanto quando facciamo felici gli altri, quando mettiamo in pratica la dottrina del Salvatore di perdere la propria vita per trovarla. In breve, lo spirito di Natale è lo spirito di Cristo, che fa splendere il nostro cuore pieno di amore fraterno e di amicizia e ci spinge a compiere buone azioni verso il prossimo.”
Quando perdiamo noi stessi nell’amore verso il prossimo, perdiamo ogni sorta di egoismo, ogni sfiducia e pregiudizio, ogni freno all’amare senza nulla in cambio attendere.
Questo è l’amore di Cristo che fa che ogni giorno sia speciale. Questo ci insegna la parabola dei dieci lebbrosi… solo uno fra loro tornò indietro a ringraziare, ma che il nostro agire sia buono a prescindere da ciò che riceviamo indietro.
“È lo spirito del vangelo di Gesù Cristo, l’obbedienza a ciò che porterà ‘pace in terra’, perché significa buona volontà verso tutti gli uomini”.
Presidente Uchtdorf ci insegna:
“Quando ci prepariamo per il Natale meditando sul suo significato reale, ci prepariamo a sentire il Cristo e il Suo messaggio. Lasciatemi suggerire tre cose che potremmo studiare, meditare e mettere in pratica in questo periodo di preparazione.
Prima di tutto, gioite della nascita del nostro Salvatore. Celebriamo la nascita del Figlio di Dio, il Creatore, il nostro Messia.
Gioiamo del fatto che il Re dei re è venuto sulla terra, è nato in una mangiatoia e ha vissuto una vita perfetta.
Quando Gesù nacque, la gioia nei cieli fu talmente grande che non poté essere contenuta e un esercito angelico stracciò il velo, proclamando ai pastori “il buon annunzio di una grande allegrezza”.
I magi “si rallegrarono di grandissima allegrezza. E quando entrarono… videro il fanciullino con Maria sua madre… [si] prostra[rono]… [e] lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra”.
È giusto che anche noi, come i magi, i pastori e gli angeli, ci fermiamo a gioire e a celebrare quel primo glorioso Natale.
Secondo: meditate sulla Sua influenza nella nostra vita. Più il Natale diventa un’operazione commerciale e si affolla di altro, più facile è che il messaggio sublime della vita del Salvatore si perda.
Se ci accorgiamo che la programmazione delle feste e la corsa ai regali inizia a distoglierci dal messaggio pacifico di Gesù Cristo e ci allontana dal Vangelo che predicò, facciamo un passo indietro, rallentiamo un po’ e riconsideriamo ciò che conta di più.
Il Natale è il momento in cui ricordare il Figlio di Dio e rinnovare la nostra determinazione a prendere su di noi il Suo nome. Questo è il momento in cui rivalutare la nostra vita ed esaminare i nostri pensieri, sentimenti e azioni.
Possa questo essere un periodo di reminiscenza, gratitudine e di perdono.
Possa questo essere un momento per meditare sull’Espiazione di Gesù Cristo e sul suo significato per ciascuno di noi individualmente.
Possa questo essere soprattutto un momento di rinnovo e ridedicazione a vivere secondo la parola di Dio e a obbedire ai Suoi comandamenti. Facendolo, Lo onoreremo più di quanto potremmo mai fare con luci, doni o feste
Terzo: tenete gli occhi puntati sulla Sua seconda venuta. I primi discepoli di Gesù Cristo anelavano al giorno in cui sarebbe tornato.
Per loro, la mortalità era un momento di preparazione e crescita, di vaglio e affinamento, un momento per tarare le nostre lampade e prepararci per il ritorno del nostro amato Salvatore.
E fu questa umiltà, questa perfezione dell’amore, che lo portò a dare la propria vita per tutti noi e salvarci eternamente.
Prego e spero che ognuno di noi possa trarre beneficio dalle parole ispirate dei nostri dirigenti, anche ora che il periodo delle festività è finito, facendo in modo che ogni giorno sia realmente un nuovo Natale e che ogni giorno sia speciale.
Questo articolo è stato scritto da Ether Modugno.
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