Cosa è successo alle persone che sono risorte insieme a Cristo? le scritture dicono che sono rimaste tra gli uomini.

L’archivio scritturale è limitato quando si parla della realtà dei santi che risorgono dalle loro tombe, per non parlare del loro ministero. La prima volta in cui viene menzionato che una tale cosa possa accadere viene da Enoc:

“E il Signore disse ad Enoc: Guarda; ed egli guardò e vide il figlio dell’Uomo innalzato sulla croce, alla maniera degli uomini; e udì una forte voce; e i cieli si velarono, e tutte le creazioni di Dio piansero, e la terra gemette, e le rocce si spaccarono; e i santi risorsero e furono incoronati alla destra del Figlio dell’Uomo con corone di glori;” (Mosè 7: 55 – 56).

Per Enoc, la resurrezione da parte dei santi insieme a Cristo è una testimonianza delle sofferenze e del trionfo di Cristo. Alla morte del creatore, la creazione stessa porterà testimonianza contro la depravazione morale che ferisce il calcagno dell’innocenza.

I santi forniscono una testimonianza implicita contrastante in cui Cristo ne esce vincitore mettendo anche la morte ai suoi piedi frantumandone la testa.

Anche Isaia fa un riferimento indiretto ai santi risorti con Cristo, contrapponendo le opere degli idoli con quelle del Signore.

Gli idoli sono “morti e non possono vivere, sono defunti”;anche le opere dell’uomo sono inefficienti e vengono comparate a una donna in travaglio che fallisce nel partorire un bambino; il Signore viene infine illustrato come portatore di vita (a differenza degli idoli) che porta a coloro che ne son stati a lungo prosciugati.

“Rivivano i tuoi morti! Risorgano i miei cadaveri! Svegliatevi e giubilate o voi che abitate nella polvere! Poiché la tua rugiada è come la rugiada dell’aurora, e la terra ridarà alla vita le ombre” (Isaia 26:19 , vedere anche 13 – 18).

Questo versetto testimonia della resurrezione in generale, almeno fino a che viene applicata al messia (dove uno dei personaggi citati è riconosciuto come modello e prefigurazione del Signore) ed allora serve come referenza precristiana ai santi risorti con cristo.

Nel Nuovo Mondo, Samuele il Lamanita ha condiviso una testimonianza simile a quella di Enoc:

“Sì, al momento in cui renderà lo spirito vi saranno tuoni e lampi per lo spazio di molte ore e la terra sussulterà e tremerà; e le rocce che sono sulla faccia di questa terra verranno… spezzate…

Ed ecco, vi saranno grandi tempeste; e molte montagne saranno spianate… e vi saranno molti luoghi, che son ora chiamati valli, che diverranno montagne… e molte strade maestre verranno distrutte, e molte città diverranno desolate.

E molte tombe si apriranno e renderanno molti dei loro morti; e molti santi appariranno a molti” (Helaman 14: 21 – 25).

Così come per la profezia di Enoc, dopo aver udito il gemito della terra a causa della malvagità dell’uomo, abbiamo i santi che portano testimonianza del trionfo.

Matteo prende nota dell’adempimento di questa profezia facendo eco ad Enoc in un modo quasi completamente parallelo:

“E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendè lo spirito.

Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, e la terra tremò, e le rocce si schiantarono, e le tombe s’aprirono, e molti corpi de’ santi che dormivano, resuscitarono; ed usciti dai sepolcri dopo la resurrezione di lui, entrarono nella santa città, ed apparvero a molti” (Matteo 27: 50 – 53).

Come detto prima, non viene specificato quello che questi santi abbiano fatto a Gerusalemme, viene solo detto che sono apparsi a molti.

Speriamo di trovare nelle Americhe altre testimonianze a riguardo, e in 3 Nefi 8 troviamo descritto il lutto della terra; di certo ci sono tuoni e lampi, terremoti, le città sono distrutte, le strade divelte, le rocce squarciate e l’oscurità prevale.

Abbiamo addirittura delle trombe d’aria, ma la storia dei santi risorti è mancante.

Andiamo avanti di tre giorni dove ci aspettiamo di trovare qualcosa sulle tombe che vengono aperte, ma non troviamo altro che silenzio a riguardo, anzi, molte delle calamità vengono invece invertite e “i pianti e i gemiti delle persone che erano state lasciate in vita cessarono; i loro lamenti si trasformarono in gioia e le loro lamentele in lodi e ringraziamenti al Signore Gesù Cristo, loro redentore.

E fin qui furono adempiute le scritture che erano state dette dai profeti” (3 Nefi 10: 10 – 11).

Fino ad ora tutte queste profezie si sono realizzare, ma ci mancano ancora le tombe traboccanti di santi di cui parlava Samuele. Fortunatamente Gesù stesso ha esaminato la testimonianza e scoperto che era incompleta.

Ha citato e discusso la profezia di Samuele “vi sarebbero stati molti santi che sarebbero risuscitati dai morti e sarebbero apparsi a molti e li avrebbero istruiti (3 Nefi 23: 9).

Questo ministero, in combinazione con il sollievo dopo i disastri che erano accaduti loro, spiega come i superstiti passarono da lutto e lamenti a gioia e ringraziamenti.

Il Signore ha insistito affinché questi eventi venissero debitamente registrati e che vi fossero testimonianze a loro riguardo e così fu (3 Nefi 23: 7 – 13), eppure questi fatti non sono presenti nel resoconto giunto fino a noi.

Se non fosse stato per Enoc e Samuele, quello che avremmo saputo da Isaia sul fatto che altri si sarebbero uniti a Cristo in questa prima resurrezione sarebbe stato davvero poco.

Se non fosse stato per l’effimero riscontro datoci da Matteo, o per l’insistenza del Signore, non sapremmo affatto di questo avvenimento.

Ma anche solo l’esistenza di queste fonti fa sorgere delle domande e spesso le domande portano a delle risposte, anche quando c’è poco o niente a supportarle.

Circa quattrocento anni dopo la morte di Cristo un racconto falso, intitolato “Vangelo di Nicodemo”, è stato introdotto all’interno di un’altro racconto apocrife più vecchio chiamato “Atti di Pilato”.

Esso contiene molti elementi drammatici che sollecitano la credulità, ma ne parlo perché sostiene di contenere un resoconto del ministero di due santi risorti (e un certo numero di tradizioni in esso contenute precede il racconto).

I figli di Simeone, lo stesso del secondo capitolo del vangelo secondo Luca, che erano stati seppelliti pubblicamente, hanno abbandonato le loro tombe aperte attardandosi in città, hanno aspettato in silenzio fino a che sono stati invitati a testimoniare presso il comando ebraico; e lo hanno fatto eccome!

Erano morti, nelle oscure profondità dell’inferno [o Ade, il regno dei morti in generale; notare come anche i giusti hanno visto il tempo speso da morti come una sorta di prigionia o schiavitù (vedere D&A 138: 49 – 50)].

Quando è arrivato Giovanni il Battista come predecessore di Cristo da annunciare, ancora una volta, la sua imminente venuta.

Da qui in poi veniamo introdotti ad una galleria di profeti che testimoniano, ad uno ad uno, di Cristo e della sua espiazione.

Ci sono Adamo Seth, Davide, Isaia, Michea e Abacuc che a turno citano le loro stesse scritture (Ancora una volta comparare ciò con Isaia ed Ezechiele  nella visione di Joseph F. Smith dove sono stati chiamati quali testimoni di Cristo e del suo grande lavoro).

Cristo appare sulla scena e sottomette la morte e i suoi funzionari. Insegna ai suoi santi e dice loro di aver invertito gli effetti della caduta, prende Adamo per la mano destra e lo conduce fuori dalla morte verso il paradiso e qui incontrano Enoc ed Elia che non hanno mai sperimentato la morte.

I figli di Simeone si riferiscono a questa conoscenza sacra (gli eventi accaduti nei tre giorni in cui Gesù è stato nella tomba, così come il segno che ha dato ad Adamo per passare dalla morte all’immortalità) chiamandola “i misteri sacri e divini”, che non sono che una porzione dei “misteri di Dio” che hanno sperimentato.

Sono solo due dei molti che vennero ed insegnarono alle famiglie.

Questi ospiti furono istruiti di:

“Andare al di là del Giordano, in un luogo ricco e fertile, dove sono molti che risorsero con noi a testimonianza della risurrezione di Cristo Signore.

Poiché, noi che siamo risuscitati dai morti, abbiamo soltanto un permesso di tre giorni per celebrare in Gerusalemme la pasqua del Signore con i nostri parenti vivi in testimonianza della risurrezione di Cristo Signore.

Siamo anche stati battezzati nel santo fiume Giordano e ognuno di noi ha ricevuto una stola candida.

Tre giorni dopo, celebrata la pasqua del Signore, tutti coloro che erano risorti con noi, sono stati rapiti nelle nubi e portati al di là del Giordano e non sono più stati visti da alcuno”.

La realtà dei fatti è che non sappiamo di preciso che cosa abbiano insegnato i santi risorti ai mortali.

Il vangelo di Nicodemo è corretto quando dice che certe cose sono davvero dei misteri, quelle verità che possono essere trovate esclusivamente attraverso la rivelazione.

Alla luce di ciò sentiti libera di applicare, a queste scritture, tutti i granelli di sale che ritieni necessari.

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