adamo ed eva frutoSubito dopo la creazione di Adamo ed Eva, ad egli venne conferita l’amministrazione del giardino dell’Eden. Egli aveva libero accesso alla miriade di alberi lì presenti e poteva mangiarne ogni frutto, tranne uno.

“E il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. E il Signore Dio comandò all’uomo, dicendo: di ogni albero del giardino Tu potrai mangiarne: ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché nel giorno che tu ne mangerai, sicuramente morirai” (Genesi 2:15-17).

Eppure, Dio aveva comandato ad Adamo di “moltiplicarsi e riempire la terra” (Genesi 1:28). Se il testo ebraico viene esaminato grammaticalmente, è chiaro che il comandamento di non mangiare il frutto è diretto ad un maschio.

Si, l’uomo. Dal resto del capitolo, è evidente che Eva non fosse a conoscenza del comandamento. Questo, senza dubbio, le viene riferito da Adamo, che sta solo cercando di proteggerla.

Tuttavia, è evidente dai pronomi maschili singolari utilizzati nel testo, che ella non è presente quando viene dato il comandamento.

Quali sono le conseguenze di questa analisi? Perché Dio non ha aspettato fino a quando non fosse stata creata Eva, per dare il comandamento di non mangiare il frutto dell’albero, ad entrambi?

Per millenni, il mondo ha accusato il genere femminile delle conseguenze derivanti dall’atto di Eva, nel Giardino dell’Eden. Tutti hanno pensato che se Eva non avesse mangiato il frutto, avremmo potuto essere in paradiso. Ma quanto si sbagliano e su così tanti fronti.

Quando ero una studentessa, laureata alla BYU, ho preso lezioni da una professoressa di nome Valerie M. Hudson, che si era unita alla Chiesa quando era una giovane adulta. Nel libro “I due alberi”, ella riferisce che le erano state insegnate molte idee sbagliate, riguardanti Eva, durante la sua giovinezza.

Ella era stata cresciuta in una tradizione nella quale “il fatto che Eva fosse stata creata per seconda, era da intendere nel senso che fosse un’appendice di Adamo, che era in qualche modo inferiore ad Adamo, che essendo “derivata” da Adamo e non da Dio, era a due passi dalla divinità e non ad un passo come lo era Adamo” (Valerie M. Hudson, trascrizione del discorso tenuto alla Conferenza FAIR del 2010).

La dottoressa Hudson suggerisce che Eva è stata creata per seconda al fine di dimostrare l’impotenza di Adamo nei riguardi del primo albero

La dottoressa Hudson suggerisce che Eva è stata creata per seconda, al fine di dimostrare l’impotenza di Adamo nei riguardi del primo albero.

Ella chiede: “Potrebbe essere che – date due persone e due alberi – Eva fosse stata preordinata a mangiare il frutto del primo albero?”.

Ella propone che mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male significa “entrare nella mortalità, con un corpo mortale, entrare nel pieno libero arbitrio e risvegliare in noi la luce di Cristo“.

Ella attribuisce degli scopi ai due alberi nel giardino dell’Eden, perché diverse sono le comprensioni e gli scopi di uomini e donne.

“E’ attraverso le donne che le anime arrivano nella mortalità e ottengono il loro arbitrio e, in generale, è attraverso il nutrimento delle donne… che la luce di Cristo si risveglia all’interno di ogni anima”.

Ogni anima nata nella mortalità, passa attraverso una donna. La dottoressa Hudson prosegue: “Il frutto del primo albero simboleggia il dono che le donne danno ad ogni anima che sceglie il piano di Cristo. Esso simboleggia il ruolo e il potere delle donne, nel grande piano di felicità.

Non era, in questa prospettiva, giusto o appropriato che Adamo mangiasse il frutto del primo albero. Non era il suo ruolo, dare il dono del frutto del primo albero agli altri.

E’ interessante pensare che anche Adamo, il quale venne creato prima di Eva, entrasse nella mortalità e nel pieno e completo arbitrio, accettando il dono del primo albero, dalla mano di una donna. In un certo senso, Adamo è nato da Eva”.

Mentre il resto della cristianità si lamenta del momento in cui Eva mangiò il frutto, la dottoressa Hudson ci chiede di prendere in considerazione quello che stavamo facendo quando noi, come spiriti pre-mortali, abbiamo guardato verso i vivai dell’Eden. Ella chiede:

“Stavamo dicendo: ‘No, no, madre Eva, non mangiarne! No, non posso guardare, non mangiarne!’ E’ questo quello che stavamo facendo? Cosa ci dicono, di questo, i Santi degli Ultimi Giorni?

Noi dicevamo: ‘Madre Eva, si, mangia il frutto, per favore, per favore, mangia il frutto!’ E quando ella lo fece, stavamo piangendo e ci disperavamo? No, voi esultavamo e festeggiavamo!” La dottoressa Hudson spiega il perché sente che fosse adeguato che le donne aprissero la porta alla mortalità.

Ella crede che alle figlie di Dio fosse stato dato almeno un barlume di ciò che sarebbe accaduto loro: lo stupro, il matrimonio forzato, il traffico sessuale e l’essere trattate come beni mobili, per gran parte della storia umana.

Ella sostiene quanto segue: “Se nessuna donna fosse stata disposta ad aprire la porta alla vita mortale e a tutto ciò che avrebbe significato per le donne, non credo che sarebbe stata aperta e che sarebbe stato giusto così”.

Comprendere Eva:l’amministrazione di Adamo 

Comprendere Eva: il frutto proibito

Questo articolo è stato scritto da Diana Webb e pubblicato su ldsmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.

 

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Cinzia

Cinzia è un'impiegata ed una traduttrice. Ha una laurea in Scienze dell'Educazione e ha anche insegnato, per un paio di anni, a bambini della scuola materna, un lavoro che ha amato molto. E' stata un'insegnante nelle classi della Società di Soccorso, delle Giovani Donne e dell'Istituto. Ha molti interessi: patchwork, quilling, oli essenziali. Le piace prendersi cura di sè con soluzioni naturali. E' vegana e ama gli animali e la natura ed è fermamente convinta che le creazioni di Dio siano sacre. E' una volontaria dell'ENPA, un'associazione italiana, per la protezione degli animali ed è anche un membro di Greenpeace e del WWF. Ama passare il tempo con la sua famiglia e i suoi amici. Ama il vangelo di Gesù Cristo e sa che le famiglie sono eterne.

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