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Vincenzo Di Francesca nacque in Italia, nel 1888. Ha sempre avuto un grande amore per il Vangelo di Gesù Cristo e, nel 1909, si recò a New York, dove divenne un membro della Chiesa Metodista e frequentò il Knox College di New York, dal novembre del 1909.

Dopo la laurea, divenne un pastore. Il febbraio seguente, mentre andava a trovare un amico malato, si imbattè in un libro posato su un barile. Era molto danneggiato e non aveva copertina o titolo.

Tuttavia, appena lo sfogliò, riconobbe il nome di Isaia e sentì che era un libro religioso. Prese il libro, lo portò a casa, lo pulì e passò tutto il giorno a leggerlo. Di questa esperienza, egli disse:

Per diverse ore ho letto il resto delle pagine, esse mi hanno dato luce e conoscenza e mi hanno lasciato affascinato, a pensare alla fonte da cui questa fresca rivelazione era arrivata. Ho letto e riletto, due volte e due volte ancora, e ho trovato adatto dire che il libro era un quinto Vangelo del Redentore.

Alla fine della giornata, ho chiuso la porta della mia stanza, mi sono inginocchiato con il libro tra le mani e ho letto il capitolo 10, del libro di Moroni.

Ho pregato Dio, il Padre Eterno, nel nome di suo figlio, Gesù Cristo, di dirmi se il libro fosse Suo, se fosse buono e vero e se avessi dovuto mescolare le sue parole con quelle dei quattro Vangeli, nelle mie predicazioni.

Ho sentito il mio corpo diventare freddo come il vento dal mare. Poi, il mio cuore ha cominciato a palpitare e ho provato una sensazione di gioia, come quella di aver trovato qualcosa di prezioso e straordinario, ho sentito una grande consolazione, nella mia anima, e ho provato una gioia che il linguaggio umano non riesce facilmente a descrivere.

Ho ricevuto l’assicurazione che Dio aveva risposto alla mia preghiera e che il libro era di grande beneficio, per me, e per tutti coloro che avessero ascoltato le sue parole.

Tuttavia, appena Vincenzo Di Francesca cominciò ad incorporare, nei suoi discorsi,  le nuove dottrine trovate nel libro, altri pastori si arrabbiarono perché i loro parrocchiani preferivano gli insegnamenti di Di Francesca e partecipavano ai suoi sermoni.

Nel Dicembre 1910, si tenne un consiglio disciplinare contro Di Francesca e i membri del consiglio gli dissero che, se avesse bruciato il libro e non avesse più predicato i suoi insegnamenti, avrebbe potuto continuare a lavorare nella chiesa.

Egli rifiutò, perché sapeva che i suoi insegnamenti erano veri. Dopo altri quattro anni, lo richiamarono ed egli rifiutò ancora di bruciare il libro, quindi il consiglio scomunicò Di Francesca.

Egli iniziò una ricerca, per scoprire quale chiesa predicasse la dottrina di questo libro, ma ci vollero molti anni per trovarla.

Non fu fino al maggio del 1930, mentre prestava servizio nell’esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, che Di Francesca scoprì che i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, erano anche chiamati “mormoni”.

Riconoscendo questo nome come quello di uno dei profeti del suo libro, Di Francesca scrisse all’università della chiesa (la Brigham Young University), per avere maggiori informazioni sul libro. Alla sua lettera rispose l’allora profeta e presidente della Chiesa Mormone, Heber J. Grant.

Il presidente Grant inviò a Di Francesca una copia del Libro di Mormon, in italiano, e gli disse che il presidente di missione (John Widtsoe) gli avrebbe mandato ulteriori informazioni. Quando Di Francesca ricevette la notizia, volle essere battezzato, ma a causa di una rivoluzione in Sicilia, egli non potè lasciare quella terra e il presidente Widtsoe non potè entrare.

Questo, però, non spense, in alcun modo, l’entusiasmo di Vincenzo Di Francesca, ed egli accettò di tradurre, in italiano, parte della autobiografia di Joseph Smith, ma l’autorità cattolica, nella zona, era troppo forte, e distrussero la copia del lavoro da lui fatto.

Inoltre, la guerra e la lenta comunicazione, causarono un ulteriore ritardo ed egli non ebbe l’opportunità di essere battezzato. Dal 1940 al 1949, perse ogni contatto con la Chiesa. Infine, il 18 gennaio 1951, Di Francesca fu battezzato, in Sicilia.

Quello fu il primo battesimo di un Santo degli Ultimi Giorni, in quella terra. Cinque anni dopo, Di Francesca fu in grado di andare al tempio svizzero, per ricevere la sua dotazione.

Sebbene Vincenzo Di Francesca era stato isolato, nel suo amore per il Vangelo, per la maggior parte della sua vita, rimase fedele alla conferma spirituale ricevuta, sulla veridicità del suo libro senza nome.

La sua fede continua ad essere fonte di ispirazione per i Santi ovunque, non solo in Italia. Della sua storia, è stato fatto un breve film, dalla Chiesa, dal titolo “How rare to possession”.