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Il potere delle storie familiari

Il potere delle storie familiari

mormon-famiglie1La richiesta di raccogliere narrazioni di storie familiari è un appello universale. In alcune culture, la storia veniva conservata e tramandata grazie alle storie da raccontare. Attraverso le storie familiari, possiamo viaggiare in luoghi e periodi, che non potrebbero essere scoperti senza di esse.

Le storie ci insegnano importanti verità e ci aiutano a comprendere e conservare meglio, ciò che viene insegnato sui nostri antenati. Esse ci fanno sorridere e commuovere, creando un legame profondo con la nostra famiglia.

Ascoltando la storia di altre persone, possiamo riflettere facendo tesoro delle loro esperienze, che ci aiuteranno ad evitare determinati errori. Tutte le storie sono importanti, ma il loro valore aumenta in base alla connessione che abbiamo con il narratore o il soggetto della storia.

Le storie che per me hanno più valore, sono quelle dei miei antenati. La storia che ho imparato a scuola, assume un significato diverso quando riesco ad immaginarla in un determinato periodo e luogo, vissuto da uno dei miei antenati.

Storie Familiare

La guerra civile degli Stati Uniti è stato un periodo tragico della storia del nostro paese, con così tante guerre e spargimenti di sangue, da perdere traccia di tutti gli avvenimenti storici nel momento in cui essa viene raccontata.

Tuttavia, posso narrare i dettagli della battaglia del Wilderness, raccontata da uno dei miei trisavoli, Harmon Henry Miller, che ha combattuto in quella battaglia. Da un recente studio sulla psicologia, è emerso che gli adolescenti che conoscono la propria storia familiare, hanno un livello più alto di benessere emotivo.

I dettagli di questo studio, sono riportati più avanti in questo articolo.

Uno dei miei narratori di storie preferiti, Thomas S. Monson, ha condiviso questa storia personale, per illustrare il pericolo della disobbedienza:

Quando ero giovane, ogni estate, da inizio luglio fino ai primi di settembre, la mia famiglia stava nella nostra casa di Vivian Park, nel Canyon di Provo, nello Utah.

Uno dei miei migliori amici in quelle giornate spensierate nel canyon era Danny Larsen, la cui famiglia aveva anch’essa una casa a Vivian Park.

Ogni giorno io e lui girovagavamo in questo paradiso per ragazzi, pescando nel torrente e nel fiume, raccogliendo sassi e altri tesori, facendo escursioni, arrampicandoci e semplicemente godendoci ogni minuto di ogni ora di ogni giorno.

Una mattina, io e Danny decidemmo che quella sera avremmo fatto un falò con tutti i nostri amici del canyon. Dovevamo solo sgomberare una radura in un campo circostante dove avremmo potuto riunirci tutti.

L’erba di giugno che copriva il campo era diventata secca e pungente, rendendo il campo inadatto ai nostri scopi. Cominciammo a sradicare l’erba alta, con l’obiettivo di creare un grande spazio circolare.

Strappammo e tirammo con tutte le nostre forze, ma tutto quello che riuscimmo a ottenere furono piccole manciate di quell’erbaccia ostinata. Sapevamo che questo compito ci avrebbe impegnati per tutto il giorno, e già la nostra energia e il nostro entusiasmo stavano scemando.

Poi nella mia mente di bambino di otto anni venne quella che pensavo essere la soluzione perfetta. Dissi a Danny: “Tutto quello che dobbiamo fare è dar fuoco a quest’erba. Faremo un cerchio nell’erba con il fuoco!” Lui concordò prontamente e io corsi a casa a prendere alcuni fiammiferi.

Per tema che pensiate che alla tenera età di otto anni ci fosse consentito di usare i fiammiferi, voglio che sia chiaro che sia a me che a Danny era vietato usarli senza la supervisione di un adulto. Entrambi eravamo stati ripetutamente avvertiti dei pericoli del fuoco.

Tuttavia, sapevo dove la mia famiglia teneva i fiammiferi ed era necessario far spazio nel campo. Senza pensarci su troppo, corsi a casa e presi dei fiammiferi, assicurandomi che nessuno se ne accorgesse. Li nascosi velocemente in tasca

e corsi di nuovo da Danny, felice perché in tasca avevo la soluzione al nostro problema. Ricordo di aver pensato che il fuoco sarebbe bruciato solo fino a dove avremmo voluto e che poi, in qualche modo, si sarebbe magicamente spento.

Accesi un fiammifero su una roccia e diedi fuoco all’erba inaridita di giugno. Prese fuoco come se fosse stata imbevuta di benzina. All’inizio io e Danny eravamo affascinati mentre guardavamo l’erba scomparire, ma presto divenne ovvio che il fuoco non si sarebbe spento da solo.

Entrammo nel panico, rendendoci conto che non c’era nulla che potevamo fare per fermarlo. Le fiamme minacciose cominciarono a seguire l’erba incolta lungo l’alto versante della montagna, mettendo in pericolo i pini e ogni altra cosa che si trovava sul suo percorso.

Alla fine non avemmo altra scelta che quella di correre in cerca di aiuto. Presto tutti gli uomini e le donne disponibili a Vivian Park si affrettarono avanti e indietro con sacchi di tela ruvida bagnati per cercare di soffocare le fiamme.

Dopo diverse ore furono estinte le ultime fiamme rimanenti. I pini secolari erano salvi, come pure le case che l’incendio avrebbe alla fine raggiunto.

Io e Danny, quel giorno, imparammo diverse lezioni difficili, ma importanti, non ultima l’importanza dell’obbedienza. (L’obbedienza Porta le Benedizioni, Presidente Thomas S. Monson, Aprile 2013)

Le storie dei miei antenati, sono particolarmente significative per me. Purtroppo, non mi è rimasto molto di ciò che i miei antenati hanno scritto su se stessi o i membri della mia famiglia. Possiedo solo una breve storia di vita, scritta dal mio prozio, Hugh Nefi Snively.

Egli era il figlio di Eleanor Stevenson Snively, la mia trisnonna. Il brano che segue è ciò che egli ha scritto riguardo alla morte di Eleanor:

Niente di particolare è accaduto, fino all’autunno scorso, quando mia madre è stata colpita da una grave malattia, lasciando questa vita terrena il 7 ottobre 1868. Ella mia ha detto una cosa mentre ero al suo capezzale, poco prima di morire, che spero di ricordare sempre.

Ha alzato lo sguardo sul mio viso e mi ha detto: “Nefi, sii fedele. Sia benedetto Gesù.” Poi ha chiuso gli occhi ed è morta. Ho cercato di seguire questo monito e spero di farlo sempre. Ho pensato che se sarò preparato come lo era lei, allora sarò soddisfatto quando verrà quel momento.

Eleanor Snively ebbe 14 figli, alcuni di essi morirono durante l’infanzia. Una figlia di nome Sarah, nacque nel giugno del 1838 e morì nel maggio del 1839.

Un documento che ho scoperto di recente, fa luce sulla situazione familiare di Eleanor al momento della nascita di Sarah. Il documento è una petizione fatta da un gruppo di firmatari, fra i quali anche il marito di Eleanor, Hugh Snively, durante la guerra del Missouri contro i mormoni, per il risarcimento per la perdita di un bene.

Per chi non conosce gli avvenimenti della guerra del Missouri contro i mormoni, ecco una breve storia. I membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, o mormoni, iniziarono a raccogliersi alla fine degli anni del 1830, nella Contea di Jackson, nel Missouri, in cerca di un luogo dove poter vivere il vangelo restaurato di Gesù Cristo.

Il gruppo coeso, crebbe rapidamente, in confronto ai vecchi coloni che erano lì. I mormoni erano anche abolizionisti, e il Missouri era nel bel mezzo della decisione sull’essere uno stato libero o uno stato schiavista. La contesa tra i mormoni e i vecchi coloni raggiunse un punto tale che il governatore decise che, per il bene dello Stato, i Mormoni dovessero essere cacciati.

L’azione del governatore è conosciuta come “l’ordine di sterminio”, perché se i mormoni non se ne fossero andati, gli altri avrebbero potuto sparar loro a vista! I mormoni fuggirono dal Missouri e cercarono rifugio in Illinois, dove furono accolti dalle buone persone che vivevano intorno a Quincy.

Così Sarah Snively, nacque probabilmente nella zona della Contea di Jackson, nel Missouri, e morì nei pressi di Quincy, Illinois.

Un evento tragico come questo, potrebbe indebolire la testimonianza che una persona ha di Gesù Cristo, ma Eleanor morì ammonendo il figlio di rimanere fedele. Spero di poter sviluppare quel tipo di fede duratura!

Ecco di seguito, un recente studio condotto da ricercatori della Emory University, che si intitola “Lo sai?”.

Per capire il potere della storia familiare, nell’identità adolescenziale, viene utilizzato un elenco di domande, la “Scala del ‘lo sai’?”. Dallo studio è emerso che gli adolescenti che riferiscono di conoscere le storie della propria genealogia, mostrano un più alto livello di benessere emotivo.

La scala del “lo sai?”

Per favore, rispondete alle seguenti domande, cerchiando la “S” per il “sì” o la “N” per il “no”. Anche se sapete quali sono le informazioni che vi chiediamo, non avete bisogno di scriverle. Vogliamo solo sapere se le conoscete.

  1. Sapete come si sono incontrati i vostri genitori? S N
  2. Sapete dove è cresciuta vostra madre? S N
  3. Sapete dove è cresciuto vostro padre? S N
  4. Sapete sono cresciuti alcuni dei vostri nonni? S N
  5. Sapete dove alcuni dei vostri nonni si sono incontrati? S N
  6. Sapete dove si sono sposati i vostri genitori? S N
  7. Sapete quello che è successo quando sono nati? S N
  8. Sapete l’origine del vostro nome? S N
  9. Sapete alcune cose riguardo a cosa è successo quando sono nati i vostri fratelli e sorelle? S N
  10. Sapete a quale persona nella vostra famiglia somigliate di più? S N
  11. Sapete a quale persona della famiglia somigliate di più, con il comportamento? S N
  12. Sapete quali malattie hanno sperimentato i vostri genitori quando erano più giovani? S N
  13. Sapete alcune delle lezioni che i vostri genitori hanno imparato dalle esperienze buone o cattive? S N
  14. Sapete alcune cose che sono successe a vostra mamma o a vostro papà quando andavano a scuola? S N
  15. Sapete la storia della nazione della vostra famiglia? S N
  16. Sapete alcuni dei lavori che i vostri genitori hanno fatto, quando erano giovani? S N
  17. Sapete alcuni premi che i vostri genitori hanno ricevuto, quando erano giovani? S N
  18. Sapete i nomi delle scuole in cui è andata vostra madre? S N
  19. Sapete i nomi delle scuole in cui è andato vostro padre? S N
  20. Sapete se c’era un parente dall’apparenza sempre scontrosa, perché non sorrideva abbastanza? S N

Punteggio: numero di risposte con la S.

Nota importante: riguardo l’ultima domanda! Il 15% del nostro campione ha effettivamente risposto “Sì!” Questo avviene perché le storie che le famiglie raccontano, non sono sempre “vere”. Il più delle volte, esse vengono raccontate al fine di dare una lezione o di alleviare una sofferenza fisica o emotiva.

Come tali, esse possono essere modificate, se necessario. La precisione delle storie non è così importante. In realtà, ci sono spesso divergenze tra i membri della famiglia, su quello che è realmente accaduto! Questi contrasti diventano parte della narrazione della famiglia. Non c’è nulla di cui preoccuparsi!

I ricercatori coinvolti in questo studio, hanno spiegato che si tratta solo di esempi di domande riguardanti ciò che i figli possono conoscere dei loro familiari. Le domande fatte, non possono richiedere una conoscenza acquisita in prima persona sui fatti, quindi le risposte dipenderanno dalla qualità della comunicazione familiare.

I figli sanno che queste cose dimostrano l’importanza della comunicazione familiare. Marshal P. Duke, uno dei ricercatori, nel commentare i risultati dello studio, ha condiviso i suoi sentimenti riguardo all’importanza della comunicazione in famiglia. Egli sostiene che essa ha lo scopo di rafforzare i bambini, e non quello di mostrare quanto essi effettivamente conoscono riguardo alla loro storia familiare.

Provo rispetto per Marshall P. Duke, in quanto come ricercatore studia per trarre le migliori conclusioni a cui i risultati potrebbero condurre. Tuttavia, ritengo che coloro che conoscono la propria storia di famiglia, siano più consapevoli di appartenere a qualcosa di più grande. Un sentimento di appartenenza, crea un senso di sicurezza, d’identità e di benessere.

Come possiamo quindi, comunicare e trasmettere più efficacemente la nostra storia e i valori della famiglia ai nostri figli? In primo luogo, non credo ci sia bisogno di sapere proprio tutto riguardo alla storia della nostra famiglia.

Le domande del “Lo sai?”, riguardano genitori e nonni, quindi potete stare tranquilli. Condividete la fede e promuovete le storie, soprattutto quelle divertenti.

Assicuratevi di ascoltare, in modo che anche i vostri figli possano condividere con voi le loro curiosità e i loro pensieri. In secondo luogo, le storie possono essere condivise durante i pasti insieme o in occasioni in cui la famiglia si riunisce.

I pasti consumati insieme, nutrono il corpo e lo spirito, soprattutto quando ci riuniamo per condividere, oltre al cibo, anche i pensieri, i sentimenti e le idee.

La famiglia potrebbe scegliere di riunirsi in momenti che sono più convenienti per tutti, scegliendo un pasto fra la colazione, il pranzo e la cena. L’obiettivo potrebbe essere quello di mangiare insieme almeno 5 o 6 volte la settimana.

Il padre di una giovane famiglia che conosco, viaggia molto su base stagionale. Durante le stagioni in cui viaggia, sia lui che la sua famiglia cercano di trascorrere insieme la maggior parte dei fine settimana che hanno a disposizione, aspettando con ansia i mesi in cui potranno stare insieme ogni giorno.

So per esperienza personale, che tutti noi cerchiamo di fare sempre le cose migliori e necessarie per la nostra famiglia e per noi stessi, ma spesso quelle più importanti, che hanno un impatto duraturo nella vita dei nostri figli, vengono trascurate. Di seguito, le parole di un Apostolo della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, il Presidente Dieter F Uchtdorf:

La nostra seconda relazione fondamentale è con le nostre famiglie. Dal momento che “nessun successo può compensare il fallimento” qui, dobbiamo porre la massima priorità sulle nostre famiglie.

Costruiamo relazioni familiari profonde e amorevoli, facendo le cose semplici insieme, come la cena familiare e la serata familiare e semplicemente divertitevi insieme. Nelle relazioni familiari, amore si scrive davvero t-e-m-p-o: tempo.

Prendersi del tempo per l’altro è la chiave per l’armonia in casa. Si parla con, piuttosto che di, un altro. Impariamo gli uni dagli altri, e apprezziamo le nostre differenze e ciò che abbiamo in comune.

Noi stabiliamo un legame divino con l’altro, mentre ci avviciniamo a Dio insieme, con la preghiera familiare, lo studio del Vangelo e il culto della Domenica. (“Le cose che contano di più“, Dieter F Uchtdorf, Ottobre 2010)

Se riunire insieme la vostra famiglia è un obiettivo che desiderate e per il quale lottate, potete guardare un reality show interessante. Se non siete fan dei reality, vi assicuro che questo è sano ed edificante, si chiama: “Il cibo della tata”, con Liz Edmunds.

Gli episodi si possono vedere gratuitamente su questo sito: http://www.byutv.org/show/4f383f98-6b31-4661-a832-e73a27a4d6ab/the-food-nanny (in Inglesi).

Liz Edmunds lavora con una delle famiglie che ha chiesto il suo aiuto, per avere dei pasti in famiglia di maggior successo. Ha lavorato con varie tipologie di famiglie, fra le quali una casa piena di studenti universitari, che hanno ritenuto essere vantaggioso condividere dei pasti insieme.

Liz incoraggia i membri della famiglia a preparare ed a consumare il cibo insieme, in modo da aumentare l’esperienza del legame.

Se in questo momento state pensando, che mi sono allontanato dal soggetto dell’importanza dei racconti genealogici, permettetemi di condividere con voi la mia definizione di storia familiare.

La storia familiare è la vita di ogni giorno, non è soltanto quello che è avvenuto decenni o secoli fa, ma anche le esperienze che stiamo facendo e condividendo con le nostre famiglie in questo momento. Vorrei concludere questo articolo con una domanda: “Cosa stiamo facendo oggi, per creare una storia familiare?”.

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Le qualità di un compagno eterno

Le qualità di un compagno eterno

I membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, sono persone che basano la loro vita sulla famiglia. Essi credono che i legami familiari continuino dopo questa vita mortale e che le famiglie possano essere unite per l’eternità.

Pertanto, quando un uomo e una donna decidono di sposarsi, il loro obiettivo è di sposarsi nel sacro tempio per il tempo e per l’eternità insieme alla loro progenie.

Le qualità di una compagna da sposare per l’eternità

Giovane uomoIo non sono mai stato sposato, quindi non ho alcun tipo di progenie. Potrei essere considerato vecchio per il mio modo di pensare, ma credo fermamente che i bambini dovrebbero nascere in una casa in cui il padre e la madre sono sposati.

Credo umilmente, che questo mio pensiero sia sostenuto anche dal Signore, poiché Egli stesso nelle scritture, esorta l’unione fra l’uomo e la donna.

Quindi, perché non mi sono mai sposato? Questa è una domanda a cui penso spesso. Dopotutto, sarebbe bello avere qualcuno con cui condividere la mia vita.

Credo che tutti coloro che sono sinceramente alla ricerca di un compagno eterno, abbiano una sorta di lista riguardo alle qualità che vorrebbero trovare nella persona da sposare. Pensando a questo argomento importante, ho ideato una lista di alcune qualità che sto cercando in una compagna eterna.

Credo fortemente che per avere un rapporto matrimoniale duraturo, si debba includere nelle nostre vite il Signore Gesù Cristo. Se Gesù Cristo non è incluso nel rapporto familiare, il matrimonio si baserà su valori che non hanno fondamenta sicure. Pertanto è di vitale importanza, che marito e moglie abbiano un rapporto personale con Gesù Cristo.Gesù Cristo

Come Santo degli Ultimi Giorni, il mio desiderio è quello di sposarmi con una compagna della mia stessa fede.

Ritengo che ogni figlia di Dio sia speciale, ma una qualità che a mio avviso la distinguerebbe, sarebbe quella di credere in Gesù Cristo e di seguire il Suo esempio.

Qualità di un compagno eterno

E’ opportuno che anch’io mi impegni ad essere un buon esempio, facendo onore al Sacerdozio che detengo e preparandomi a servire per primo la mia futura compagna e la mia famiglia.

Restando ancora sul tema della spiritualità, il mio desiderio sarebbe che la mia futura compagna amasse Gesù Cristo, più di quanto ella potrebbe amare la sua stessa famiglia. Alcuni potrebbero non condividere questo pensiero, ma vorrei citare un versetto che si trova in Matteo 10:37, che dice: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; e chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me”.

Coppia mistaInoltre, non è importante per me il colore della pelle o l’estrazione socio-culturale. Il vero amore, secondo me, conosce solo il colore del cuore.

Vorrei trovare una persona indipendente nel modo di pensare, in grado di prendere decisioni sagge, che non dica sempre: “Sì”.

A me piace essere onesto nei rapporti e condividere tutto ciò che provo, allo stesso modo sarei felice se la mia compagna eterna facesse lo stesso e se il nostro rapporto fosse basato sul rispetto reciproco.

Famiglia tradizionaleNoi crediamo inoltre, che il matrimonio sia un rapporto di equità e omogeneità. Pertanto, mi auguro che la mia futura compagna eterna, possa comprendere che il successo della vita matrimoniale e familiare, dipende dal donare, tutti e due, il meglio di sé. Sia il marito che la moglie hanno uguali responsabilità nei confronti del proprio coniuge e della propria famiglia.

Entrambi dovrebbero essere pienamente focalizzati e dedicati alla famiglia, in quanto il successo nel mondo, non potrà mai compensare il fallimento nella casa. La famiglia per diventare eterna, deve avere come priorità la famiglia.

Infine, vorrei una compagna che ami la vita e non abbia paura di provare cose nuove, che pensi al fallimento come ad un’opportunità per avere successo.

Un’eletta figlia di Dio

Quando questa eletta figlia di Dio arriverà per rimanere al mio fianco, mi sono posto l’obiettivo di amarla, servirla e prendermi cura di lei. Per questo devo essere gentile, caritatevole e lottare per avere sempre con me lo Spirito del Signore. Solo in questo modo la mia compagna eterna, potrà ricambiare l’amore che le offro diventando una regina, nel cielo con me, per tutta l’eternità.

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Storia familiare: i perché, il come e le benedizioni

Storia familiare: i perché, il come e le benedizioni

Gesù CristoPer i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, la ricerca genealogica è una componente importante del Vangelo di Gesù Cristo. Il nucleo familiare è al centro del Vangelo e le informazioni genealogiche permettono ai Santi degli Ultimi Giorni di documentare le loro linee di famiglia.

Prima della restaurazione del Vangelo di Gesù Cristo avvenuta nel 1830, c’è stata una grande apostasia. Coloro che sono vissuti durante quel periodo, non hanno potuto ricevere la verità del Vangelo di Gesù Cristo nella sua pienezza.

Tramite il disegno misericordioso di Dio, il Vangelo restaurato di Gesù Cristo può essere predicato a tutti gli uomini, sia ai vivi che ai defunti nel mondo degli spiriti. Dio stabilì delle ordinanze sacre, fra le quali il battesimo per i morti, che ai nostri giorni vengono celebrate nei templi per procura.

Una volta che il lavoro per procura è stato eseguito, la persona defunta per la quale sono state svolte le ordinanze, ha la stessa libertà dei viventi, di scegliere se accettare o meno il Vangelo di Gesù Cristo.

La consulente di storia familiare, Sue Laing, spiega i motivi per cui i mormoni sono così interessati alla storia di famiglia, come viene compiuto il lavoro genealogico e quali sono le benedizioni che provengono da questo lavoro.

Storia familiare: i perché

Quasi 2.000 anni fa il Signore Gesù Cristo, entrò in un giardino chiamato Getsemani, dove scelse di espiare per i nostri peccati, soffrendo ogni nostra pena e afflizione. Dopo essere stato ingiustamente accusato e flagellato, fu poi crocifisso concludendo così la Sua esemplare missione sulla terra, con tre semplici parole:   “Tutto è compiuto”.

Durante il breve periodo tra la Crocifissione e la Resurrezione, Gesù Cristo andò a visitare gli spiriti dei morti, come di seguito riportato nella Bibbia nel terzo e quarto capitolo di 1 Pietro:

“Poiché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio; essendo stato messo a morte, nella carne, ma vivificato nello spirito;

“E in esso andò anche a predicare agli spiriti ritenuti in carcere”;

“I quali un tempo furon ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, ai giorni di Noè, mentre si preparava l’arca; nella quale poche anime, cioè otto, furon salvate tra mezzo all’acqua”. (1Pietro 3:18-20).

“Poiché per questo è stato annunziato l’Evangelo anche ai morti, onde fossero bensì giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivessero secondo Dio nello spirito”. (1 Pietro 4:6).

Dopo le agonie nel Getsemani e sul Golgota, che vanno al di là di ogni comprensione, è sorprendete come il Salvatore Gesù Cristo, continuò a lavorare instancabilmente e diligentemente, per portare a termine la Sua missione e il piano di redenzione per tutti i Suoi figli.

Dio Padre gli aveva dato questo incarico, come scritto nella Bibbia in Isaia, che dice: “Egli mi ha mandato a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, e l’apertura del carcere a coloro che sono vincolati”. (Isaia 61:1).

Il lavoro per i morti ebbe inizio con la visita di Gesù Cristo nel mondo degli spiriti. Ai nostri giorni, la grande opera di salvezza sta avanzando tramite ordinanze sacre, svolte per procura dai membri della Chiesa nei templi. In questa, che noi chiamiamo, dispensazione della pienezza dei tempi, siamo in grado di fornire la salvezza a coloro che sono vissuti e che vivranno fin dalla fondazione del mondo. Lo scopo di questo lavoro è straordinario e di grande importanza, per far avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo.

E’ sorprendente il fatto che i governi abbiano iniziato a porre una maggiore enfasi sul mantenere un registro dei cittadini.

Non è una coincidenza che nel gennaio 1837 nel Galles in Inghilterra, appena otto mesi dopo l’apparizione di Elia a Joseph Smith e Oliver Cowdery, fu approvata una legge per registrare civilmente le nascite, i decessi e i matrimoni; mentre negli Stati Uniti furono emanate leggi che richiedevano la registrazione di atti di stato civile e i informazioni più dettagliate nei censimenti. Una notizia curiosa è che la genealogia, è seconda solo al giardinaggio, come passatempo preferito dagli americani.

Michael Wilcox racconta di quando ha portato la famiglia al tempio, per fare il lavoro per i propri antenati:

Il lavorante che ha eseguito le ordinanze di certo non conosceva niente riguardo alla mia famiglia, egli ha detto ai miei figli: “Molte delle persone per le quali oggi lavorerete, hanno vissuto una vita dura e difficile. Alcune di loro sono morte credendo che Dio li avesse dimenticati. Ma oggi voi mostrerete loro che Dio non li ha dimenticati. Egli non dimentica nessuno dei suoi figli. I loro nomi saranno pronunciati nella Sua casa e sapranno che Dio non li ha dimenticati”.

Abbiamo l’obbligo di trovare i nomi dei nostri antenati. Come viventi possediamo le chiavi necessarie a far scattare la serratura per la loro salvezza e far sentire loro che non sono stati dimenticati.

Il presidente Eyring aggiunge: “Ricordate che i nomi che saranno così difficili da trovare sono di persone reali a cui dovete la vostra esistenza in questo mondo e che incontrerete di nuovo nel mondo degli spiriti”.

Storia familiare: il come

Persona di stradaViviamo in un’era in cui la tecnologia e l’informazione arrivano in quantità e velocità esponenziali.

Attraverso l’indicizzazione online, iniziata nel 2006, oltre 2,2 miliardi di documenti sono stati resi disponibili.

Quest’anno la Chiesa prevede di pubblicare almeno un altro miliardo di documenti, circa 3 milioni al giorno!

Per aiutarci a svolgere al meglio questo grande lavoro, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ha inoltre firmato una serie di accordi per rendere i documenti disponibili a tutti gratuitamente, attraverso ancestry.com e findmypast.

Gli strumenti e le risorse messe a nostra disposizione sono davvero sorprendenti, in quanto possiamo adempiere in modo efficace, quello che il profeta Joseph Smith affermò dicendo: “La più grande responsabilità in questo mondo che Dio ha posto su di noi è quella di cercare i nostri morti.”

Circa 88 anni fa, nel 1926, Joseph Fielding Smith ha spiegato che le scoperte di cui godiamo ai nostri giorni non sono avvenute per caso, egli dichiara: “Sono arrivate e sono venute perché i tempi erano maturi, perché il Signore lo ha voluto e perché egli ha riversato il Suo Spirito su ogni carne”.

Qualunque sia la nostra situazione, abbiamo tutte le risorse necessarie e gli aiuti disponibili, per abbattere quei muri che ci impediscono di andare avanti con la nostra ricerca genealogica. Facciamo il possibile per aiutare i nostri antenati a riunirsi alle proprie famiglie per l’eternità.

Sono molte le opportunità e le attività meritevoli in cui essere coinvolti, che riguardano la storia familiare. Se lo desideriamo, possiamo trovare alcuni spazi durante la giornata per fare questo lavoro di ricerca.

Possiamo lavorare sul nostro albero genealogico, presentare i nomi dei nostri antenati per il lavoro di tempio, scrivere la nostra storia personale e familiare, pianificare e tenere riunioni di famiglia, trascorrere del tempo con i nostri figli e nipoti per creare delle memorie per la storia di famiglia. Queste sono tutte cose che fanno parte del lavoro genealogico!

Se pensiamo in qualche modo, di aver fatto tutto quello che potevamo fare, ascoltiamo le parole di Joseph Fielding Smith, che espone questo principio importante:

“Non importa se il computer è in grado di compilare tutti i fogli del gruppo di famiglia per tutti coloro che siano mai vissuti sulla terra, rimane la responsabilità di ogni individuo di conoscere i propri parenti defunti… Anche se il lavoro è fatto, ogni persona ha la responsabilità di studiare e conoscere i propri antenati”.

La vita dei nostri parenti defunti, le storie, le lettere e i cimeli, ci aiutano a conoscerli meglio. Non basta conoscere solo le date di avvenimenti o i nomi dei luoghi in cui hanno vissuto.

Storia familiare: le benedizioni

storia familiare

Lo scrittore Bruce Feiler, ha dichiarato: “Viviamo in tempi preoccupanti, dove molti ritengono che le loro famiglie stiano cadendo a pezzi. Se si desidera una famiglia felice, bisogna creare, perfezionare e raccontare la storia dei momenti positivi della famiglia e avere la capacità di riprendersi da quelli difficili”.

Già tale atto, potrà aumentare le probabilità che la vostra famiglia prosperi per molte generazioni a venire”. [Dal libro “I segreti delle famiglie felici”, di Bruce Feiler].

Le benedizioni della genealogia sono legate all’eternità, ma cominciano con il nostro lavoro sulla terra. La ricerca familiare amplia l’amore che abbiamo, non solo per i nostri antenati, ma anche per tutti coloro per cui facciamo il lavoro di tempio. La prospettiva e la conoscenza dell’eternità si faranno spazio nella nostra anima e nel nostro cuore, mentre ci dedichiamo a questo immenso lavoro di salvezza.

Un giorno, quando la nostra esperienza terrena sarà finita, avremo l’opportunità di incontrare i nostri antenati e tutti coloro per cui abbiamo fatto il lavoro di tempio. Sicuramente, essi ci sorrideranno grati e ci verranno incontro per unirsi a noi nel lavoro dell’eternità.

Il Signore aprirà la via e opererà miracoli, mentre ci impegniamo con tutto il nostro cuore ad affrettare questa grande opera di salvezza.

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La mia famiglia: storie che ci uniscono

La mia famiglia: storie che ci uniscono

“La nostra storia inizia prima della nascita. Noi rappresentiamo le influenze ereditarie della nostra razza e i nostri antenati praticamente vivono in noi”. (James Nasmyth)

mormon-families1Ogni qualvolta abbiamo attraversato in macchina Joseph City in Arizona, la piccolissima città natale di mio padre, sulla vecchia Route 66, ci siamo ritrovati nel punto in cui mio padre dice sempre:

“Ecco dove il nonno e la nonna Tanner hanno vissuto”, “Questo è il lavaggio in cui ho portato la mucca”, “Questo è il Jack Rabbit, dove potevamo comprare gli adesivi da mettere sulle auto, a mezzo centesimo ognuno”, “Ecco il fienile che Jeff ha bruciato”, e così via.

Da adolescente avrò alzato gli occhi al cielo un paio di volte, durante le visite guidate con la famiglia. Nel mese di Febbraio però, quando mi sono recato di nuovo nel paese natale di mio padre, insieme a lui e a mia madre, in occasione di un funerale, ho davvero sperato che egli potesse di nuovo raccontarmi quelle storie.

Quando ho chiesto a mio padre di fare una passeggiata insieme a me, abbiamo camminato per la città ed egli mi ha raccontato una breve storia su ogni edificio. Ho ancora impresse nella mente le immagini dei luoghi a lui più cari, che sono diventati anche per me e la mia storia familiare, i più significativi.

La mia famiglia

Nel mantenere le loro storie di famiglia vive, i miei genitori hanno instillato in me, un profondo amore e apprezzamento per la famiglia, costruendo un ponte e una vera e propria connessione con i miei antenati. Conoscere le mie origini non solo mi arricchisce, ma accresce anche la mia conoscenza sulla storia della mia famiglia.

“Sono nato da me, ma porto lo spirito e il sangue di mio padre, di mia madre e dei miei antenati. Quindi non sono davvero mai solo. La mia identità nasce attraverso quella linea”, (Ziggy Marley).

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, incoraggia le famiglie a registrare le storie della propria famiglia. La Chiesa ha creato un opuscolo intitolato: “La mia famiglia: storie che ci uniscono”, per guidare l’utente nell’inserimento delle informazioni.

È possibile acquistare l’opuscolo e inserire le informazioni in digitale su familysearch.org/myfamily, o semplicemente riportare i vostri pensieri e le vostre storie.

Iniziate da voi stessi! Qual è la vostra data di nascita? Dove siete nati? Che cosa desiderate che le persone sappiano di voi? Quali sono i vostri hobby, interessi e tradizioni preferite? Aggiungete anche un’immagine.

Chi è vostro padre? Qual è la sua data di nascita? Dove è nato? Condividete alcune storie e ricordi su di lui, aggiungendo una sua foto. Quando e dove si è sposato? Inserite la data e il luogo di morte, se questo è avvenuto.

Chi è vostra madre? Qual è la sua data di nascita? Dove è nata? Condividete alcune storie e ricordi su di lei, aggiungendo una sua foto. Quando e dove si è sposata? Inserite la data e il luogo di morte, se questo è avvenuto.

Chi sono i vostri fratelli? Aggiungete i loro nomi, le date e i luoghi di nascita e quelli di morte, se applicabile.

Chi è il padre di vostro padre? Qual è la sua data di nascita? Dove è nato? Condividete alcune storie e ricordi su di lui, aggiungendo una sua foto. Quando e dove si è sposato? Aggiungete la data e il luogo di morte, se applicabile.

Chi è la madre di vostro padre? Qual è la sua data di nascita? Dove è nata? Condividete alcune storie e ricordi su di lei, aggiungendo una sua foto. Quando e dove si è sposata? Aggiungete la data e il luogo di morte, se applicabile.

Chi sono i fratelli di vostro padre? Aggiungete i loro nomi, le date e i luoghi di nascita e quelli di morte, se applicabile.

Continuate con i genitori di vostra madre e poi con i vostri bisnonni. Potete chiedere aiuto ad altri parenti, o recuperare informazioni attraverso documenti originali.

Potete controllare il sito http://familysearch.org per trovare i centri familiari, avere un accesso gratuito alle registrazioni e alle fotografie ed iniziate il vostro albero genealogico adesso, gratuitamente.

Risorse aggiuntive:

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